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Usiamo solo il 10% del cervello? No!

E' una storia che sentiamo ripeterci da decine di anni, da scienziati e divulgatori, Piero Angela incluso. Usiamo veramente solo una parte delle nostre capacità cerebrali o mentali?
La domanda per un neuroscienziato si pone in questi termini, almeno teoricamente: per quale astruso meccanismo evolutivo, il cervello umano sarebbe stato così tremendamente sviluppato da consentire il  soggiogamento di tutto il pianeta, usandone solo una piccola parte?

Ora, se guardiamo cosa accade alle proprietà che derivano dai cervelli degli animali, notiamo che ogni singola specie è appena in grado di far fronte a piccoli adattamenti ambientali, in altre parole, le facoltà mentali sono una diretta proporzione di quanto è utile per sopravvivere nel loro ambiente, e se ci sono ulteriori facoltà, queste sono ricordi ancestrali della loro filogenesi.
Si deve tener presente che per un neuroscienziato, il cervello non è che un organo per quanto complesso, al pari di braccia, fegato e occhi. 
Voglio dire, per quanto le facoltà mentali siano a volte sorprendenti ai nostri occhi, sono il frutto dell'evoluzione raccolta nel nostro cervello, che è a sua volte come dire che è il frutto della selezione dell'ambiente (pressione evolutiva) sui geni della specie umana.
Quando si considera un organismo umano come il frutto di un corredo cromosomico, si ha ben presente che la quantità di materiale genetico è estremamente sovrabbondante. In altre parole, per ottenere almeno teoricamente, quell'individuo, con quelle sue capacità e facoltà, è necessaria una quantità di geni estremamente più piccola, e questo per il noto fenomeno denominato ridondanza (del Dna).
Ora, per quali motivi,  qualcuno può continuare ad affermare che i geni che originano il nostro cervello, sono tutti espressi, non sono sovrabbondanti, oppure che comunque sono frutto di una selezione talmente vasta e rapida da permettere la creazione in ogni individuo di un organo, il cervello, che l'individuo può permettersi di utilizzare solo al 10% delle sue possibilità?
Semplicemente perché il ragionamento teorico su cui si basa è una delle tante narrazioni cui continuamente siamo bombardati da parte dei media e a volte con
l'ausilio di scienziati, il cui ruolo è quello di fungere da fiammifero per incendiare la miccia della detonazione finale.
In altri settori della scienza, questo meccanismo lo conosciamo molto meglio, grazie alla testimonianza di soggetti poi pentiti o condannati, ad esempio molti medici, professori universitari e ricercatori in ambito biologico, spesso fanno letteralmente carte false, attestando studi positivi per certe molecole, che portano a miliardi di volumi di affari e di guadagni, per l'ovvia ragione che sono profumatamente pagati per compiere studi proprio su molecole di tali industrie.
Insomma, l'industria A mi finanzia uno  studio sul farmaco X, e io faccio lo studio che conferma che il farmaco X è efficace e non ha certi effetti collaterali. Che è come dire, che A mi paga perché me ne stia buono e non crei dei guai.
In questo caso del cervello, quale  sarebbe il vantaggio economico di una simile asserzione, non confortata da alcuno studio scientifico e serio?
Non lo so, non mi è  chiaro, ma credo che siamo in una zona di confine tra la bufala, la mezza bufala  e l'articolo di giornale pagato profumatamente (tanto non conta niente e non costa la reputazione se lo si rende sotto forma di una specie di intervista o chiacchierata o pura riflessione speculativa di pensiero).
Semmai ci sarebbe da considerare tutto il filone antichissimo di pensiero e conoscenze esoteriche sulle facoltà e poteri del nostro essere, ma questo esula da un discorso tipicamente scientifico, basato sulla odierna teoria dell'evoluzione.
Nel mondo, sono sopravvissute scuole di pensiero, specie in oriente, in cui le facoltà umane sono dipendenti da parti del nostro cervello non attivate in modo ottimale, per cosidire dormienti, e che con le opportune conoscenze e tecniche, si possono risvegliare. Ad esempio l'attività della epifisi, e anche della ipofisi e amigdala, che ancora sono tessuti che sfuggono alla conoscenza delle funzionì che esercitavano originariamente e sopravvissute fino a noi, nel corso della nostra filogenesi.
Per fare un esempio, se si stimolano alcuni nuclei dell'amigdala, o se a causa di malformazioni, alcuni nuclei sono deficitari o assenti, si può osservare (Da Masio e altri), che questi individui sono privi delle comuni paure di specie. Ad esempio non hanno alcun timore delle altezze, possono sbilanciarsi da un dirupo, senza provare il minimo senso di paura o di terrore.
Queste conoscenze sono parte di conoscenze scientifiche, ma gli antichi maestri, dai persiani agli egiziani, già 3500 anni fa assumevano erbe e respiravano fumi in grado di stimolare alcune porzioni di cervello (il loto contiene tipicamente dei semi che  determinano alterazioni percettive).
Naturalmente, gli antichi sapienti non conoscevano le nostre cognizioni mediche e biologiche, ma non per questo erano da disconoscre, in quanto si trattava di persone dotate di spirito di conoscenza, sperimentavano spezie e erbe, nonché tecniche di respiro e di controllo delle pulsioni, prima su tutti quella di fermare il corso dei pensieri.

Qui nel video sotto, Krishnamurti, un filosofo scettico indiano, dotato di una quantità di lauree e studi in occidente, risponde a domande sui supposti poteri dello Yoga di risvegliare il serpente Kundalini, una corrente di energia, che secondo una scuola di pensiero indiano, permetterebbe il raggiungimento di livelli di funzionamento energetici non comuni.
Il filosofo se la ride di gusto, asserendo che tutto quello che serve per noi è il corretto modo di pensare e sentire, lo stare bene con se stessi, stare in pace centrati nel proprio essere.
Non servono superpoteri.
Si è più volte sentito di osservazioni in merito a una continua progressione dello sviluppo in senso narcisistico della personalità nel mondo occidentale, al punto che anche gli autori del DMS e dell'ICD, hanno osservato che occorre tener conto di questa progressione generalizzata nel diagnosticare personalità narcisistiche tipicamente morbose. E' ormai una constatazione datata, che le forme di organizzazione del vivere sociale influenzano profondamente l'espressione dei nostri geni, e ne modellano (in parte) lo sviluppo del cervello.
Non sorprende che in società in fase avanzata di modernità, (la società postmoderna è ancora da venire a nostro avviso), in cui continui messaggi pubblicitari e sollecitazioni di ogni tipo spingono gli individui a fare estremo ricorso alle proprie facoltà e mezzi, favoriscono nel contempo l'inclinazione dei medesimi verso uno sviluppo in senso narcisistico, che entro una ulteriore decina di anni, non sarà che una normale tendenza di sviluppo.
In altre parole, la deriva narcisistica non sarà più una condizione da ritenersi rilevante sotto il profilo psicopatologico e personologico, ma semplicemente una comune dotazione e inclinazione della personalità.





Certamente alcune delle figure che hanno e continuano a contribuire a questa narrazione, sicuramente fanno un uso del loro cervello in modo superiore alle loro possibilità, intascando compensi per articoli e interviste, e vendendo giornali e libri, oltre che documentari per  cervelli deboli.Anche la furbizia fa parte delle facoltà mentali e la sopravvivenza ci insegna a capire che ogni tattica e modalità è buona se porta vantaggi (almeno immediati).
Alla prossima, al

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