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Sito dell'Associazione Italiana per lo Studio e Ricerca sui Comportamenti Violenti -CRCV- Italy. ---------- Violent Behavior and Prevention Research Center - VBRC -Au-- Lorenzi Alfredo, Neurobiol, Neurosc.Human Behavior Biosincr - Basil--Davis CA -- Karin Hofmann, Phd Aggressive Behavior--Au

Chi era o erano il o i mostri di Firenze e che aspetto aveva o avevano?

Quando si parla del mostro, si pensa a qualcosa di minaccioso e di terrifico, una specie di orco, quello delle fiabe, il personaggio cattivo che mangia i bambini. Ma le cose vanno realmente in questo modo?
Vediamo un pochettino. I serial killer sono personaggi
dotati di una follia molto sottile, sono intelligenti, di solito non intelligentissimi, ma almeno una intelligenza sopra la media, a parte che poi, alcune loro doti esaltano la loro presunta intelligenza, la fanno sovrastimare, come ormai sappiamo da tempo.
Ora, dal momento che ciascun sk ha un suo modo di interpretare il lavoro, diciamo così, che può cambiare nel tempo, ma senza snaturalizzarsi, perché la pulsione interna, il motore che anima le sue azioni, è sempre intatta e identica, questo è un fatto di conoscenza tremendamente importante per prevederne le mosse e acchiapparlo.
Un metodo per farlo è quello di rischiare il tutto per tutto, cercando di provocare il sk, rivolgendogli messaggi delle autorità di tipo svirilizzante e demoralizzante, prendendolo in giro e sfidandolo a farsi vivo, sapendo che sarà acciuffato.
E' chiaro che quando si agisce in questo modo (e non con patetici messaggi da psicologi o psicologhe di campagna, basati su un paternalismo da commedianti), le probabilità che il sk entri in azione sono massime e si deve essere in grado di provvedere a servizi di controllo mirati ed efficaci, in base alle conoscenze del caso che ne abbiamo. Insomma, è il tipico tentativo di stanare il ragno, (smoke'm out, nel gergo) e poterlo schiacciare con una sventagliata di mitra.
Queste soluzioni sono state realizzate e sono state coronate da successo? Si, a sufficienza, almeno in una buona percentuale di casi, nel senso che è vero che a volte si sono provocate vittime ulteriori (che si sarebbero comunque verificate), ma le probabilità di poterlo prendere sono state assai più favorevoli.

Ora, perché nel caso del mostro o mostri di Firenze, non si è ricorsi alla provocazione e comunque alla realizzazione di una rete di prevenzine efficace?

Bella domanda, per poter rispondere dovremmo essere nelle teste di chi dirigeva le manovre per la cattura del mostro e noi non siamo affatto vicini nè ai servizi civili nè a quelli militari e speciali, quindi, proprio non disponiamo di primizie da valutare, né di conoscenze, se non quelle apparse sulla stampa, che sappiamo sono sempre e da sempre in tutto il mondo, ampiamente strumentalizzate e controllate. Però possediamo un notevole data-base di casi diciamo clinici, nonché conoscenze di ricerca scientifica che non tutti possiedono.

Prima risposta alla domanda numero uno, ossia era uno o più di una persona, il mostro? Per le conoscenze cliniche e il data base americano, al 99% il mostro era una sola persona (almeno come colui che sparava e uccideva e operava i tagli).
Quindi l'ipotesi di un secondo livello, diciamo una committenza è possibile? Si, direi che non la si può escludere, almeno in teoria, ma solo a patto che ci siano un corpo di segni e prove che la fanno ben pensare possibile.

Perché, nonostante i mezzi dispiegati per l'intercettazione preventiva del mostro sui luoghi dell'azione, con coppiette di polizziotti e personale specialistico, non si è arrivati  a nulla?
Perché si torna al punto dell'inizio, ovvero, come appariva il mostro? Era veramente l'orco che tutti immaginiamo? Pensateci bene, amiche ed amici, siete il mostro e dovete assalire una coppietta mentre fa all'amore in auto, sparando e poi tagliando pezzi di sessualità femminile, cosa fareste per semplificarvi il compito? Vi vestireste con il classico mantello nero e la calzamaglia, oppure?
Oppure vi mascherereste con una bella divisa da vigile, da poliziotto o da carabiniere? A voi la risposta (you decide).

Altro fatto strano che venne a verificarsi attorno al delitto Mainardi – Migliarini venne riferita agli inquirenti da un testimone oculare alcuni giorni dopo il delitto.L’uomo,che si trovava a Cerbaia per la festa in onore della Madonna in compagnia del genero,venne attratto da un fatto particolare.Intorno alle ore 22,00-22,15 della sera del 19 giugno 1982,dopo essere uscito di casa,vide venire dalla direzione di Baccaiano,localita’ in cui si consumera’ un’ora e mezza piu’ tardi il delitto,una macchina della polizia che avanzava lentamente.L’uomo raccontera’ in Questura che ebbe l’impressione che fosse in perlustrazione.Una delle cose che lo colpi’ fu il fatto che l’agente era solo nell’abitacolo,tanto che fece notare la cosa anche al genero.Il testimone poi rivelera’ che quando l’auto gli passo’ accanto,l’uomo al volante che indossava una camicia celeste tipica delle divise di polizia,si accorse di loro e l’espressione del suo volto mostro’ quanto fosse dispiaciuto di essere stato visto.La macchina illuminata dalle luminarie poste in loco in occasione della festa,mostrarono il volto contratto e contrariato del poliziotto.Il testimone riferi’ anche che dopo essere passato,vide l’uomo al volante abbassarsi per guardarli dallo specchietto dell’auto.

Vorrei dire che dopo il delitto, chi ha agito si deve essere imbrattato di sangue, e anche il fatto che un tizio si imbratti e poi entri in un auto, la imbratti a sua volta, e nessuno riesce a trovare nulla, è un fatto anche questo che sembra poco credibile, almeno per me.

Ma comunque, se questo semplifica il vostro lavoro di mostro, non ci spiega perché le tante coppiette finte e i tanti appostamenti segreti di personale delle forze dell'ordine, siano miseramente fallite e gabbate dal mostro.
E' chiaro che non ci sono dubbi, che a un certo punto, si deve considerare, e senz'altro è stato fatto (ma fino a che punto e a che livello di comando, non sappiamo), che all'interno dei servizi ci siano dei favoreggiatori se non proprio lo stesso mostro.
Se è vero quanto si dice da tempo, e non certo per pubblicazione dei soliti giornalisti, che una delle mattanze del mostro è avvenuta nelle vicinanze di un notissimo magistrato, ma proprio si potrebbe dire quasi sulla cancellata, che una delle vittime era sorella di un poliziotto, che le stesse vittime sono scoperte, per caso da un poliziotto (fuori servizio, crediamo), questo ci rende l'idea del numero di possibilità che il mostro si prendesse anche beffa degli inquirenti (dal momento che conoscendo benissimo i luoghi, sapeva anche chi vi abitava e forse conosceva anche le persone inquirenti, se native della zona, chiaro?).
C'è stato un caso a Tulsa, dove la Fbi decise di sottrarre il caso allo sceriffo e al suo staff, con dei pretesti continui, nel vero sopsetto che ci fossero inquinamenti, incapacità e incompatibilità troppo elevate. Risultato: caso risolto dopo otto mesi.
Forse quello che si doveva fare per il caso del mostro era di sostituire tutto il cervello pensante del caso, e dotare i nuovi plenipotenziari di un bel numero di personale che si scelgono liberamente, portandoselo dietro da dove provengono.

Almeno ben prima di giungere alla scoperta da parte del capo della squadra mobile in persona, dottor Perugini, lo psicologo super esperto, di scuola americana, del bozzolo di proiettile, che si andava propriocercando da due giorni, per incriminare definitivamente il Pacciani.
Ecco, crediamo che a questo rinvenimento proprio del super poliziotto Perugini, che mentre assisteva alle operazioni di scavo, vede un luccichio, si china e cos'è? Toh, il proiettile intonso che si cercava. Potevamo risparmiare al dottore e a noi una simile scoperta? Forse si, anzi era auspicabile.

Potevamo rispiarmarci di assistere a un botta e risposta assai lungo tra gli avvocati della difesa di Bossetti, il mostro di Brembate, forse solo presunto, fino a sentire che il filmato del furgone era stato:

L’avvocato e il supercarabiniere, Claudio Salvagni e Giampiero Lago

Tenete a mente questo botta e risposta, poi ci torniamo: 
- «Colonnello Lago, abbiamo visto questo video proiettato migliaia di volte. Perché se adesso lei ci dice che solo uno di questi furgoni è stato effettivamente identificato come quello di Bossetti?».
- «Perché dice questo, avvocato?».
- «Perché, colonnello, sommare un fotogramma con il furgone di Bossetti con un altro fotogramma di un altro furgone è come sommare pere e banane!».
- «Questo video è stato concordato con la procura a fronte di pressanti e numerose richieste di chiarimenti della circostanza che era emersa».
- «Cosa vuol dire colonnello?»
- «È stato fatto per esigenze di comunicazione. È stato dato alla stampa».

P.S. Ricordiamo che chi indaga deve ricercare anche tutte le prove e indizi a vantaggio dell'indagato, quindi le pressioni non possono essere state fatte da persone della procura, ne siamo certi. Infatti, crediamo che il filmato in questione non sia nemmeno stato protocollato per il processo.

Naturalmente, il povero super investigatore privato, Ezio Denti, è finito già in una querelle per attestazioni false, avendo dichiarato essere ingegnere ma non risultando lauree a suo nome. A volte far bene il proprio lavoro può procurare un sacco di grane, e giustamente, sia chiaro, molto giustamente. E' lui che ha dimostrato in modo indiscutibile che il filmato dei Ris è un montaggiovideo.


Simonetta Cesaroni

Torniamo alla notte dell’8 agosto 1990. Il corpo di Simonetta è stato scoperto da poco e accadono tre fatti strani. Una poliziotta della Mobile si siede alla scrivania utilizzata dalla ragazza per inserire le prime note e le fatture nel programma di contabilità degli ostelli e si mette a disegnare una inquietante pupazza. Non contenta scrive sotto una frasetta altrettanto inquietante: CE DEAD OK. Passeranno 16 anni prima che la poliziotta confessi di aver fatto quel “lavoretto”. Era nervosa, inquieta e quindi ha scarabocchiato su un foglio bianco? Vallo a capire. Se si dovesse sospettare della sua buona fede sembrerebbe un depistaggio. Ma non è finita! In sequenza gli agenti delle volanti cancellano “accidentalmente” la segreteria telefonica e, altrettanto “incidentalmente” staccano la presa di corrente del computer dove aveva lavorato Simonetta.
Una rapida occhiata all’organigramma degli Ostelli della Gioventù rivela subito che l'allora segretario nazionale dell'Associazione italiana alberghi della gioventù era Vito Di Cesare, cognato del prefetto Riccardo Malpica, nel 1990 direttore del Sisde. Roberto Cavallone nel 2006 incarica il maresciallo Prili della Giudiziaria di Roma di verificare tutte le informative su un presunto coinvolgimento dei servizi segreti nell’omicidio, giunte nel corso degli anni in Procura

Corriere 
F.Pinotti

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