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L'uomo non è un nobile selvaggio, è piuttosto un ignobile selvaggio.

"L'uomo non è un nobile selvaggio, è piuttosto un ignobile selvaggio. E' irrazionale, brutale, debole, sciocco, incapace di essere obiettivo verso qualunque cosa che coinvolga i propri
interessi... E ogni tentativo di creare istituzioni sociali su una visione falsa della natura dell'uomo è probabilmente condannato al fallimento." Stanley Kubrick N.Y Times 1973

Un inizio di articolo scritto su Il Fatto del 19.12.,2016 da Luca D'auria, avvocato e docente di diritto. http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/19/omicidio-di-garlasco-ora-ce-limmagine-di-chiara-che-si-difende-dallassassino-e-non-e-stasi/3269760/?utm_source=outbrain&utm_medium=widget&utm_campaign=obinsource

Profuma di Stanley Kubrick la notizia di oggi, 19 dicembre 2016, riguardo all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007: l’immagine omicida, dura e inesorabile, contro il puro ragionamento e la contorsione intellettuale. Il bisogno di “toccare” la prova del delitto contro la prova di responsabilità derivante dal “ragionamento a contrario” (chi mai avrebbe potuto camminare su quel pavimento senza sporcarsi le scarpe?). Insomma: la fisicità contro la speculazione intellettuale. Claudia Mazzucato in “Il mondo senza immagini dei giuristi” esprime con chiarezza lo scontro immagini-parole; uno scontro che ha effetti decisivi sul “sentire giudiziario”. Il mondo senza immagini non convince e non convincerà mai.  Nella ricostruzione giudiziaria della mattanza di via Diaz ad Erba si è creduto a tutto perché una delle vittime avrebbe riconosciuto in Olindo Romano il proprio aggressore, colui che ha tentato di sgozzarlo.
I fatti di oggi: la cronaca giudiziaria di questo lunedì mattina si apre con la notizia del ritrovamento di un profilo di Dna, diverso da quello di Alberto Stasi, sotto le unghie di Chiara Poggi. Per l’omicidio di Chiara è in carcere, ormai da un anno, Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della giovane vittima. E’ stato lui a trovare il corpo, dare l’allarme ed essere, contemporaneamente, il principale sospettato. Ed, alla fine, l’unico condannato. La difesa di Stasi si è sempre battuta con la maestria che contraddistingue il prof. Giarda, il figlio avvocato e l’intero staff dello Studio. Pochi avrebbero creduto nella possibilità di scagionare Alberto. Va anche detto che la prova nei confronti di Alberto era tutt’altro che schiacciante; mancava di “fisicità”. Di quell’elemento “estetico” decisivo che Kubrick ha sempre stigmatizzato come il principale deficit del diritto applicato.

Ora, a parte il fatto che Kubrick, genio intellettuale, con un QI si dice elevatissimo, praticamente un Leonardo prestato al cinema, non ha mai parlato di prove estetiche, e di quanto l'autore dell'articolo mette in luce nel suo confrontare l'immagine al puro ragionamento.

E' inoltre un dato di fatto che quando K. estrae del soggetto e sceneggiatura della sua Arancia Meccanica è del tutto in debito almeno al 90% all'autore altrettanto geniale dell'omonimo romanzo breve, (novella) di Anthony Burgess del 1962, peraltro passata all'epoca, del tutto inosservata dal raffinato pubblico dell'intellighenzia di sinistra, che dal popolino, che nulla conta, come sappiamo e ripetono i medesimi super intellettuali del progressismo positivista e post positivista, pur ripudiando, per quanto si può, i veri autori del liberalismo positivista come Darwin e i suoi parenti e successoti, fino a Spencer.

Ecco, questa collocazione (liberal positivista di fine ottocento inglese, ma non solo, anche austro-germanica), è la chiave di collocazione, trasposta nella società del primo dopoguerra, da Burgess e ripresa da Kubrick, adattandola alla società di fine sessanta inizio settanta americana in particolar modo.
Dunque Darwin, la sua concezione e visione dell'uomo e dei suoi impulsi ed emozioni, (cos'è la violenza se non l'agire una emozione?), che determinano il lavoro e la concezione di Kubrick, tema centrale del film (anche se poi una seconda parte è ambientata in ambito di metodologia di recupero dei violenti, che si trasforma in una devitalizzazione, una eviscerazione della componente selvaggia, animale dell'uomo, per renderlo adattato alla società.

Ho seguito una decina di anni dopo il dibattito e le interviste televisive sul film non di Kubrick, che sappiamo non farsi mai vedere tranne due o tre volte presso le reti BBC, ma con Burgess e il giovanissimo e eccellente attore protagonista, che naturalmente, non rappresentavano il pensiero di Kubrick, il quale è personaggio sfuggente, che non mette mai in scena se stesso nei suoi soggetti e quasi sempre inserisce significati spesso a doppia e tripla lettura.

Ma per venire al punto del Avv. D'Auria, il tema non è Kubrick, ma il vero punto è a mio avviso, la visione tipica degli studiosi e applicatori del diritto e quella invece di medici e biologi, che in merito guardano ai fatti di violenza con occhi assai differenti.

I primi, seguono indefessamente il verbo, la parola e le sue registrazioni e trascrizioni (si ricorda cosa vide alle 14 del giorno 12 marzo di ventidue anni fa?), di cui in parentesi una tipica modalità di ricostruire un evento, che vive solo nella parola  scritta, verbalizzata, oppure nella dichiarazione attuale, che poi se esiste, andrà confrontata con quella del verbale dell'epoca.
I secondi, fanno riferimento alle conoscenze di neuroscienze, del cervello, del comportamento e delle loro patologie, e quindi credono che la domanda di cui sopra, in parentesi, non abbia alcun significato scientifico e quindi pratico.

Inoltre, nel gergo e ragionamento degli uomini della legge, spariscono le aspettative umane, l'immaginazione, la capacità di prevedere le conseguenze di certi atti eccetera, ben considerate da quelli come me che vengono da studi tipicamente biologici e scientifici.

Faccio un esempio pratico che porto sempre da qualche anno durante i miei corsi e lezioni specialistiche:
Ma voi pensate che una persona come Berlusconi, non sapesse di essere costantemente intercettato telefonicamente per sua protezione e anche per indagini di rimbalzo se non dirette (che vanno autorizzate previamente dalla Camera)? 
Pensate che Berlusconi parlando con una delle sue donne, come si è detto, non sapeva che il telefono era controllato, almeno indirettamente, perché si controllava quello della Minetti, per esempio?

La risposta dei partecipanti è chiaramente un SI!generale.
E la Minetti, descritta come un cervello all'ammasso, a sua volta, secondo voi, sapeva di essere controllata telefonicamente? Coro di SI!...

Ultima domanda: secondo voi, i magistrati e avvocati, pensano che i loro intercettati come Minetti e Berlusconi sappiano che loro si immaginano di esserlo? SI! in coro.
E se poteste chiederlo ai magistrati stessi, secondo voi che risposta vi danno?
Coro: che loro non immaginano nulla, che il loro lavoro è di fare le intercettazioni se ritenute necessarie e basta.

Ecco, queste erano, senza tirare fuori Kubrick a sproposito, seppure con citazioni colte, le due posizioni sul tavolo, che si scontrano e continueranno a scontrarsi fino a che anche la posizione giuridica non si avvicini  e sovrapponga a quella scientifica, portata da medici, neuroscienziati, psicologi (questi con cautela).

Quando si è creata la famosa citazione colta, tutta merito di eminenti figure giuridiche della sinistra, sulla verità giudiziaria e quella ambientale, credo che si attinga, inconsapevolmente al fatto che se la giustizia ragiona secondo parametri di logica, spesso elementare, nemmeno con le sei domande (cosa, come, dove, quando, chi e perché) classiche della logica conoscitiva analitica, spesso ridotta invece a semplice sinallagma, che anche un idiota saprebbe intuire, questa forbice sarà sempre ampia.
In altri termini, se non si ragiona in base alle conoscenze scientifiche attuali, mandare alla forca un povero cristo sulla base di un banale sinallagma (se non calpesti il sangue è perché sei colpevole e l'hai evitato di proposito), si tralascia in perché, il come, convinti che basti il chi. 
Ma sarà quel chi, veramente l'unico, r e a l e,  c h i?







Professione parente


Sembra sopita ogni polemica tra Antonio Ingroia, ex allievo di Paolo Borsellino, e Salvatore Borsellino, fratello minore di Paolo Borsellino e di professione «attivista» in virtù del suo «Movimento delle agende rosse» dedicato alla ricerca della verità sulla morte di Paolo Borsellino. Dopo aver rifiutato il posto di capolista al Senato, Salvatore Borsellino aveva suggerito a Ingroia di mettere in lista anche il giovane Benny Calasanzio Borsellino, ex candidato Idv alle regionali del Veneto, collaboratore del Fatto Quotidiano e dell’eurodeputata Idv Sonia Alfano, figlia di Giuseppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia nel 1993. Benny Calasanzio Borsellino è anche coautore di un libro-intervista a Salvatore Borsellino in cui quest’ultimo parla del fratello Paolo Borsellino, ed è nipote, sempre Benny, di un altro Paolo Borsellino trucidato dalla mafia: non il magistrato, ma un omonimo pure lui ucciso in Sicilia negli anni Novanta, come ricostruito dal fratello di Paolo Borsellino (il secondo) che si chiama Pasquale Borsellino. Resta che Ingroia, alla fine, ha proposto di mettere Benny Calasanzio Borsellino in fondo alla lista sicché Salvatore Borsellino per protesta si è ritirato da capolista al Senato, sostituito da Sandra Amurri, ex candidata Idv, collaboratrice del Fatto Quotidiano, testimone del processo sulla «trattativa» istruito da Antonio Ingroia, autrice del libro «L’albero Falcone» nonché consulente della Fondazione «Giovanni Falcone e Francesca Morvillo», quest’ultima moglie di Falcone e magistrato ucciso dalla mafia assieme a lui, nonché sorella di Alfredo Morvillo, magistrato legato a Gian Carlo Caselli e al Fatto Quotidiano, procuratore antimafia a Termini Imerese e al centro di una polemica, quattro anni fa, quando a Marsala al suo posto fu nominato procuratore capo Alberto Di Pisa, a suo tempo accusato di essere il «corvo» che scrisse lettere anonime contro Giovanni Falcone. Alla Camera, invece, il capolista in tutte le circoscrizioni siciliane sarà lo stesso Ingroia, ex allievo di Paolo Borsellino, mentre al secondo posto nel collegio occidentale ci sarà Giovanna Marano che alle regionali era stata sostituita da Claudio Fava, figlio di Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia nel 1984; al secondo posto nel collegio orientale ci sarà invece Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, politico ucciso dalla mafia nel 1982. In lista anche il magistrato Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, magistrato ucciso dalla mafia nel 1983.
Salvatore Borsellino, successivamente, a seguito di una polemica sull’abitudine di Ingroia di citare spesso Falcone e Borsellino, si era limitato a dire che il nome di suo fratello, Paolo Borsellino, doveva restare fuori dalla campagna elettorale. Più dura con Ingroia, rispetto a Salvatore Borsellino, era stata Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone ed ex candidata al Parlamento europeo per il Pd: la donna, già presidente della citata Fondazione Falcone, aveva esplicitamente accusato Ingroia, da ex allievo di Paolo Borsellino, di sfruttare il nome di Giovanni Falcone per cercare consensi, suscitando la rabbia di Ingroia che aveva replicato che anche lei aveva sfruttato il nome di Giovanni Falcone, ma era stata trombata alle Europee. Per quanto riguarda il nome di Paolo Borsellino, invece, è stato fatto notare che Ingroia per lungo tempo tempo ha indagato sulla morte del suo ex maestro Paolo Borsellino (Ingroia è stato suo allievo) a margine dell’inchiesta sulla «trattativa», che si basava anche sulle testimonianze di Agnese Borsellino, moglie di Paolo Borsellino e madre di Manfredi Borsellino, quest’ultimo apprezzato testimone della gesta di suo padre e attaccante della nazionale magistrati, anche se è commissario di Polizia a Cefalù. Distante da ogni polemica si era opportunamente tenuta Rita Borsellino, sorella di Paolo Borsellino e parlamentare europeo del Pd, mentre la delicatezza dell’argomento aveva suggerito silenzio persino a Sonia Alfano, solitamente loquace europarlamentare dell’Idv e citata figlia di Giuseppe Alfano, ucciso dalla mafia prima che Sonia Alfano ottenesse l’assunzione diretta alla Regione Sicilia in virtù della normativa in favore dei familiari delle vittime di mafia; accadeva, va precisato, prima che Sonia Alfano s’incatenasse davanti alla Prefettura di Palermo per chiedere l’equiparazione tra le normative per i familiari delle vittime della mafia e le normative per i familiari delle vittime del terrorismo (2007) e accadeva, va pure precisato, prima che la medesima Sonia Alfano fondasse la «Associazione Nazionale Familiari Vittime di mafia» (2009) nello stesso anno in cui partecipava all’organizzazione delle manifestazioni delle Agende Rosse assieme a Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino.



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