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Fausta Bonini e l'ospedale che non funziona bene.

Se un ospedale mostra evidenti segni di mancanza di misure e protocolli di sicurezza, tutta l'attività che ne consegue a posteriori, come nel caso della ricostruzione delle presenze nel reparto dove sono avvenute morti sospette, si può tradurre in una successiva serie di errori, specie se le persone che operano sono caratterizzate da certi aspetti personologici e non vado oltre. Quindi l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare, come diceva Bartali...
Il caso delle morti sospette nel
l'ospedale livorno, addebitato all'infermiera Fausta Bonino, si è svolto in tempi successivi, avendo inizio già molti mesi prima, e nessuno del personale ospedaliero ha mosso sospetti o cause, insomma tutti hanno negato esserci problemi, grosso modo.
Insomma, una inchiesta del tutto strabiliante, che segue a una organizzazione dell'ospedale, del tutto priva di ogni protocollo riguardo al risk mamìnagement e tutto quel che consegue.

Dal momento che sapevamo da tempo di questa situazione, che sappiamo possono porrtare a malpractice sanitaria, che è fatto ben differente dal caso addebitato (killer in corsia), non ho preso alcuna posizione, nè dato alcun credito a quanto veniva svolto dalla procura contro la signora Bonini, definita una personalità tendente a crimine e per causa di ....

Un medicinale per la cura dell'epilessia avrebbe creato un disturbo di doppio "io" nella psiche di Fausta Bonino, l'infermiera killer. Sarebbe questa l'ipotesi investigativa che potrebbe spiegare il comportamento criminale della donna. L'arresto della 55enne è avvenuto lo scorso 30 Marzo all'aeroporto di Pisa. Fausta Bonino è accusata di avere ucciso 13 pazienti presso il reparto di rianimazione dell'ospedale Villamarina di Piombino, iniettando nel loro corpo dosi letali di eparina. Gli omicidi sarebbero avvenuti tra Gennaio 2014 e Settembre 2015. Il pm Massimo Mannucci, durante l'udienza avvenuta lo scorso venerdì dinanzi al Tribunale del Riesame, riferendosi al caso Bonino, ha parlato di "depersonalizzazione". Mannucci si è rifatto ad un saggio di Sartre, "La Nausea", in cui si teorizza l'angoscia di vivere, che va a scaturire in un distacco dalla realtà. Questa patologia psicologica è da attribuire all'infermiera di Piombino?

Qui se veramente si tratta di una montatura (ricordate il caso delle maestre vicino Roma?),  occorre mettere mano ad un serio risarcimento sia psicologico che patrimoniale e professionale, che ad adottare una vera legge di responsabilità dei magistrati, come già il referendum voluto dal Craxi, aveva statuito e disatteso puntualmente, come al solito.
Resta comunque, a prescindere da chi abbia o meno compiuto atti deliberati o sotto sostanze, (stato crepuscolare, mitico stato di solito utilizzato in questi casi dai periti), che un paio di colpevoli li abbiamo già identificati: chi ha operato nell'organizzazione dell'ospedale e chi ha diretto e svolto indagini.

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