--------------------http://lecerveau.mcgill.ca/intermediaire.php http://www.lamassoneria.it/ --http://howtheworldreallyworks.info/

Sito dell'Associazione Italiana per lo Studio e Ricerca sui Comportamenti Violenti -CRCV- Italy. ---------- Violent Behavior and Prevention Research Center - VBRC -Au-- Lorenzi Alfredo, Neurobiol, Neurosc.Human Behavior Biosincr - Basil--Davis CA -- Karin Hofmann, Phd Aggressive Behavior--Au

Veronica Panarello, un tentativo di analisi personologica. Siamo sicuri che deve stare in carcere?

Stiamo a quanto ci raccontano le cronache sulla vita di Veronica Panarello, la donna al centro del
giallo della morte del figlio, Andrea Loris Stival.
Si parla di reiterati tentativi di suicidio a seguito della paura del rifiuto da parte dei compagni di scuola, durante la pre adolescenza, si parla di reazioni estreme, sempre in presenza del temuto rifiuto da parte dei genitori, a seguito di alterchi, spesso innestati dalla stessa Veronica. Vede la madre con un uomo e va a svegliare il padre, dicendogli che la madre è con un amante: per tutta risposta il padre si gira dall'altra parte del letto e Veronica reagisce emotivamente con una richiesta di aiuto, che termina in un ricovero in ospedale. Poi ci sono altre situazioni simili, dove la risposta di Veronica non è razionale ma solo emozionale, con finti o presunti malesseri (psicologici), con presunte denuncie di tentativi di violenza sessuale, con presunti tentativi di suicidio (tentativi di suicidio da classificare proprio come atti dimostrativi, non veri e propri tentativi seri, che conducono a morte o a lesioni gravi e permanenti).  
Poi la rottura delle relazioni familiari, l'uscita da casa per metter su una famiglia senza averne una capacità emotiva e relazionale, il vivere in un contesto che la vede come una estranea (la straniera), senza essere capace di mettere in piedi uno straccio di relazione indipendente e autonoma. Il ricorso a meccanismi di difesa tipici della personalità dissociata, la scissione emozionale e relazionale, l'isolamento, la reclusione emozionale e simili, fanno propendere per una chiara personalità che possiamo ascrivere al DISTURBO BORDER DI PERSONALITA', in cui la teatralità ed eccessività dei conportamenti emotivi sono qualificanti (usiamo questa classificazione per convenzione, perché siamo dell'avviso che il disturbo border sia da applicare con cautela, per la sua poca concretezza scientifica e per l'estrema ampiezza dei suoi connotati descrittivi).
Se siamo nel giusto, anche la relazione con il coniuge, dovrebbe essere molto burrascosa, per i repentini cambiamenti di umore e di affettività della paziente e quindi per l'estrema instabilità non solo emozionale ma anche relazionale, e quindi coniugaale della nostra Veronica. Di solito queste donne tendono a costruire rapporti burrascosi, a creare relazioni parallele, intriganti, spesso basate su rapporti di sottomissione e dominanza, tendono a intrecciare relazioni sessuali con più partner, ad avere una vita sessuale confusa, labile quanto ad orientamento e con rapporti promiscui, in cui il quadro sessuale è alla base, stante la superficialità e regressività delle relazioni imbastite.
Sebbene gli atti violenti siano spesso diretti contro se stesse, queste pazienti possono anche reagire con atti ritorsivi, speculari a quelli che presumono di aver ricevuto, e come possono aver espresso un amore sincero e incondizionato (sempre superficiale e mascherato), il tutto può rapidamente rovesciare in disprezzo e vero e proprio odio verso la persona e gli ambienti che quella persona rappresenta e verso le sue relazioni personali. Insomma, il ricatto affettivo, é quasi sempre rappresentato, essendo parte della loro strategia difensiva di tipo pre-psicotico.


Quindi, di Veronica non sappiamo quasi niente della sua vita familiare e personalità premorbosa, ma ci attendiamo che compaiano veritiere storie di tradimenti, litigi con il partner, tentativi di ricatto affettivo e altre simulazioni strategiche del tipo tentativo (maldestro) di suicidio. A volte, le donne border, possono andare incontro a una serie notevole di disturbi del tipo somatoforme, quali anoressia, eccessi bulimici, ingestioni di quantità enormi di cibo spazzatura, con successivo vomito, abuso di sostanze lecite e illecite, discontrollo degli impulsi, come il gioco compulsivo e insomma, chi più ne ha più ne metta, fino alle perversioni sessuali e bulimie sessuali.


Può una simile personalità aver commesso un omicidio (peraltro camuffato da violenza sessuale), a danno del figlio, con cui dichiara aver avuto un alterco? Può farlo, perché sappiamo che personalità istrioniche e border, con franchi aspetti dissociativi, sono capaci di reagire a contrarietà emotive con azioni assai estreme. E' probabile che il livello di dissociazione (si è già detto in altri scritti, che il termine dissociazione va compreso attraverso tre direttive psichiche e patologiche), sia solo parte di un conflitto interno, una distorsione personologica grave, che non esclude una lucidità di azione ma pur sempre da ricomprendere dentro il quadro border e dissociativo della paziente). Se infatti risultasse provato che il bambino è stato strangolato mediante applicazione di un laccetto da cavi elettrici, autobloccante, solo con la dissociazione si arriva a spiegare perché le maestre siano state al centro del quesito in merito alla restituzione dei laccetti che avrebbero dato alle famiglie per i cmpiti da fare a casa, poi smentiti categoricamente dalle stesse maestre, tirate in ballo da Veronica. Questa situazione di palese discordanza tra la realtà ambientale e la realtà interna della paziente è tipica degli stati dissociativi che derivano da una alterazione profonda della personalità e del funzionamento mentale.

E' difficile pensare a una operazione di strangolamento, perché di solito una tale modalità non è quasi mai attuata da donne, che in genere ricorrono all'avvelenamento, all'incidente simulato e simili. E' certo che non ci troviamo in presenza di un'azione impulsiva ma certamente meditata e condotta a termine da una persona che sa il fatto suo. 
E' più probabile pensare ad un uomo, che ha compiuto il fatto, eventualmente sotto l'ideazione della donna, e probabilmente anche con il suo aiuto. Ma da dove salta fuori un uomo, in un deserto di relazioni affettive di Veronica? Questo è il quesito che gli inquirenti devono cercare di dipanare e non dovrebbe essere un compito difficile, visto il campo di indagine, assai ristretto.
Comunque la modalità del laccetto, ci fa propendere per una possibile azione diretta di Veronica, a motivo di conflitti interni proiettati sul figlio, divenuto un oggetto psichico da eliminare. Quindi in questo caso, per le caratteristiche personologiche della madre e per la modalità di azione, potrebbe essere possibile un risultato singolare.

Inoltre, per sgombrare il campo dai soliti discorsi sociologici e di psicologia da supermarket, chiariamo subito che la configurazione di una personalità border, non è affidata solamente all'ambiente famigliare (povertà emozionale delle relazioni) ma è da ricercare nella configurazione genetica e familiare dell'individuo; altrimenti non si spiega perché alcuni diventano degli assassini mentre altri sono delle pecorelle tra le più tenere. Insomma, la biologia è sicuramente modellata dalle relazioni sociali e ambientali ma resta preminente nella configurazione del funzionamento mentale. Con buona pace dei pensatori progressisti, che reputano aggiustabili, quelle personalità finite in carcere per reati gravi, in base ad un ravvedimento, di cui la scienza non ha modo di confermare, anche se in teoria, e con molti dubbi, possibile, sia chiaro.


A proposito del padre che ha scoperto non essere quello che viveva con la madre ma un altro uomo, frutto di una relazione occasionale (quindi Veronica non è stata certo voluta e programmata): sappiamo che nel mondo occidentale, per ogni nascita all'interno di una relazione ufficiale, circa un neonato su 16 non è concepito da entrambi i coniugi. Questo dato fa il paio con il dato che nelle specie animali in generale, si tende a perseguire la varietà del patrimonio genetico: non ne fa eccezione nemmeno la mitica rondine, che spesso, mentre il partner è assente, può cedere al rapido corteggiamento di un altro maschietto temerario.

Ultimo appunto: Veronica è imputabile dell'eventuale reato di omicidio?
Se è vero come ci pare che la nostra Veronica sia affetta da disturbo grave (sottolineiamo il GRAVE) della personalità, nella specie disturbo Border (eventualmente Cluster B), c'è una alta possibilità di non imputabilità, come stabilito alcuni anni fa dalla Corte di Cassazione, che ha ribadito che anche il disturbo di personalità, quando assume la forza di impedire la concreta percezione dell'atto in oggetto (crimine), è idoneo a eliminarne in parte o in toto la sua ascrizione al soggetto imputato.
Per dirla con parole della psicopatologia, senza rtirare in ballo il concetto di coscienza che non è al momento definibile in termini scientifici univoci, ci basta sapere se la patologia del soggetto imputato è di entità tale da impedirne in modo continuo e in particolare al momento dell'atto incriminato, la percezione del contesto reale, che in neuroscienze definiamo Reality Test. Se il disturbo Border, che tipicamente è continuo nel tempo, per definizione, ha impedito in concreto il reality test, la nostra Veronica non dovrebbe essere imputabile per incapacità di stare in giudizio e di essere sottoposta alle conseguenze del giudizio stesso.
In ultima istanza, la signora Veronica dovrà essere assoggettata a terapie in ambiente adeguato a proteggere lei stessa e gli altri, e per la durata del tempo necessaria alla sua eventuale remissione.
Quando nel talk show televisivo sentirete che il disturbo di personalità non esclude la colpevolezza e l'imputabilità, adesso sapete che vi stanno proprinando balle, come sempre (balle televisive).

Notare che la decisione giudiziaria fa riferimento a un passato (infanzia e adolescenza) della paziente, descrivendola anche come prona alla violenza, quasi a sottolineare la conseguenzialità delle stigmate personologiche con l'efferratezza del crimine di cui si imputa decisamente la nostra Veronica. L'equazione è tipica del ragionamento giuridico: è stata violenta (tentativi di suicidio e cattiverie), quindi può uccidere il proprio figlio. Un'equazione che per noi che non siamo avvezzi ai dogmi della scienza giuridica, non ha alcun significato pregnante e non vale a quasi niente. Il punto da sottolineare è che la nostra Veronica dovrebbe essere posta in ambiente protetto, non carcerario ma in regime di restrizione e controllo medico e sanitario, sia per scongiurare possibili tentativi autolesivi e anticonservativi, sia a scongiurare probabili deteriramenti delle condizioni psichiche e fisiche della paziente, tipicamente disidratazione, scompensi elettrolitici anche gravi, sbalzi pressori, dimagramento notevole e preoccupante, nonché una serie di peggioramenti delle stigmate personologiche e del funzionamento cognitivo.  E' chiaro che una paziente con una situazione come quella intuibile e riportata anche in sentenza di fermo, dovrebbe essere affidata alle cure di personale medico e di nsostegno, eventualmente con cura farmacologica e sotto una assidua sorveglianza.
A detta del senatore che l'ha visitata, la nostra paziente si trovava in una cella di pochi metri quadrati, con un giaciglio che si faticava a riconoscere come tale, senza ricambi, con un tavolinetto sul quale erano collocati due piatti di pasta, non toccati.
Noi abbiamo già visto situazioni di questo tipo e sappiamo che alcuni pazienti non sono in grado di tollerare e questo, dovrebbe essere rilevato da personale specialistico sia interno al carcere che esterno, e certamente qualificato.

Ecco un recentissimo caso di omicidio di un neonato da parte della madre.
IMPERIA - Ha confessato di aver ucciso il suo bimbo di nove mesi perché era malato, e lo ha confessato in modo “freddo, lucido e particolareggiato”, dice chi a quell’interrogatorio ha assistito. Il piccolo Semyon soffriva di epilessia e schizofrenia. Così la sua mamma, Natalia Sotnikova, ha pensato di porre fine alle sue sofferenze affogandolo nel mar Ligure, di fronte a Bordighera (Imperia).
La donna è adesso indagata in stato di fermo per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Come la mamma del piccolo Loris, Veronica Panarello. Ma le loro storie sono molto diverse.
Natalia, 40 anni, era in vacanza nella riviera ligure insieme al compagno, sposato negli Stati Uniti. Lei in passato era stata sposata con uno dei grandi dell’Unione Sovietica. Forse soffriva di depressione post-partum. E’ quasi una speranza che fosse questo che l’ha spinta giovedì notte, intorno alle 2, ad uscire dal Grand Hotel del Mare di Bordighera, dove alloggiava insieme al compagno, per andare in spiaggia, entrasre in acqua, nuotare un po’, affogare il bimbo e lasciare il suo corpicino tra le onde.
Poi è tornata nella stanza, come se niente fosse. E’ stato il suo compagno, che del piccolo Semyon non è nemmeno il padre naturale, a denunciare la scomparsa del piccolo, la mattina dopo.

Una sola breve nota: il fatto che la signora abbia durante l'interrogatorio, ricordato tutto perfettamente, lucidamente e con dovizia di dettagli e particolari, non esclude un ottundimento del reality test, in quanto abbiamo visto situazioni come queste e ricorrenti, in cui all'alta drammaticità della situazione, si accompagnava una lucida dissociazione e ossessività del pensiero. Per dire, che il fatto di ricordare o non ricordare l'evento, non implica niente in merito allo stato mentale e fisico del momento. Non vi è dubbio, che in situazioni di questo tipo, senza una parziale ma profonda dissociazione, una madre non potrebbe portare a termine l'azione omicidiaria sul figlioletto. Dovrebbe essere chiaro che non valgono le solite frasi scritte da persone non apparteneti alla scienza medica e psico e neuro patologica, del tipo, crudele, cinica, spietata, fredda, determinata, lucida, cosciente eccetera. Sono tutti sostantivi e aggettivi che non hanno alcuna attinenza con la scienza medica e con le neuroscienze, l'unica che può valutare la condizione clinica della paziente. E si è già detto che termini quali consapevolezza, coscienza e incoscienza, consio e inconscio, non assumono una valenza scientifica, proprio per l'impossibilità di determinazione scientifica degli stessi. Dire se una persona era cosciente e consapevole al momento di compiere una data azione, è un quesito al quale nessuno scienziato può rispondere nei termini posti dal quesito. Diversamente si può considerare il funzionamento affettivo, quello cognitivo, la loro congruenza e la loro dinamica di interazione con gli eventi interni ed esterni, che racchiudiamo nel concetto assai più usato di Reality Test (una funzione artificiale, ma che trova una sua considerazione diffusa nel mondo scientifico, per la sua etologia e peso biologico evoluzionista).

Per tutto quanto si è detto, riteniamo che la nostra Veronica in ogni caso, non dovrebbe stare in carcere ma al massimo in regime di parziale restrizione di libertà, meglio se in istituto specializzato.


Aggiornamento 2.2.2015

CATANIA – Veronica Panarello è una “lucidissima assassina” che ha “simulato un rapimento a scopo sessuale” “con sconcertante glacialità”, deve restare in carcere perché “può uccidere ancora”: a scriverlo è il Tribunale del riesame nelle motivazioni della conferma dell’arresto della donna, in carcere per l’omicidio del figlio di 8 anni, Andrea Loris Stival. 
Veronica Panarello, scrivono i giudici, ha tenuto una “sconcertante glacialità nell’ordire la simulazione di un rapimento a scopo sessuale”, una “impressionante determinazione nel liberarsi del cadavere del figlio, scaraventandolo nel canalone” per “lucidamente occultare le prove del crimine”.
Per i giudici
“Veronica Panarello ha una capacità elaborativa di una pronta strategia manipolatoria e una insospettabile tenuta psicologica che supportano il giudizio di elevatissima capacità criminale”.
Secondo il Tribunale, Veronica Panarello ha agito “con agghiacciante indifferenza”
“da lucidissima assassina manifestando una pronta reazione al delitto di cui si è resa responsabile” con la “volontà di organizzare l’apparente rapimento del figlio Loris”.
Per i giudici del riesame Veronica Panarello deve restare in custodia cautelare in carcere perché, se libera, potrebbe inquinare le prove e potrebbe uccidere di nuovo:
“Sussiste il rischio di recidivanza perché ha dimostrato un’odiosissima crudeltà e assenza di pietà nel delitto con una totale incapacità di controllo della furia omicidiaria”.


Le motivazioni della procura di Catania rappresentano un modello tipico in cui si emettono sostanzialmente delle sentenze, dei verdetti che si danno come acquisiti mentre a nostro avviso e anche di alcuni miei colleghi con cui ci siamo confrontati, sono una tipica manifestazione di quello che non dovrebbe accadere ad un cittadino. Infatti non esistono prove convincenti ma solo nebulosi indizi che la signora Panarello sia autrice del crimine che la decisione del tribunale del riesame le affibbia con sicurezza e decisa certezza.
Ci stiamo domandando perché la signora Panarello si trovi in carcere, dal momento che non sussistono non solo prove ma nemmeno un castello di indizzi certi, precisi, concordi e quindi in grado di valere come motivo della decisione adottata. Inoltre le espressioni usate dalla procura sono, si ripete, un giudizio che appare certo ma si tratta al momento di pura speculazione (almeno per quanto sappiamo dalla stampa), soprattutto quando si dice che la signora Veronica avrebbe ucciso il figlio simulando una aggressione sessuale, perché questi era quel giorno di intralcio alla sua attività (presuntivamente di tipo fredifrago). Una asserzione a dire poco sconcertante e priva di qualsiasi sostegno documentale, ripetiamo, solo parole e basta.
Dove si trova la cartella del bambino? mandereste sulla forca una persona sulla base di questo nebuloso fotogramma video?

In questo fotogramma noi non scorgiamo che l'auto di proprietà della famiglia Stival e basta.
Inoltre, la nostra Veronica a detta del suo legale pesa attualmente 38 kg, una situazione preoccupante e che deve immediatamente permettere un ricovero in situazione adeguata, che deve e doveva comunque essere assunto già da tempo, anche per il carico psichico che presuntivamente affetta la nostra Veronica, che non è un mostro ma al limite una persona affetta da differenti noxae psichiche  e sofferenze di vita.
Umanità e comprensione sono sempre da mettere al primo posto per chi esercita le arti e scienze sanitarie, ricordiamolo. E se in carcere esiste un medico, non ci sono dubbi che scriverà e rappresenterà quanto dovuto.

Archivio blog