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Elena Ceste e quel rapporto che non funzionava più. Ormai è morta.

L'allontanamento di Elena Ceste da casa, dai figli e dal marito è senza dubbio un fatto del tutto
[Caso Amanda-Sollecito   http://psicov.blogspot.it/2014/01/sentenza-amanda-e-sollecito-corte.html
Caso Yara      http://psicov.blogspot.it/2013/02/consulenti-famiglia-yara-spero-che-la.html]

peculiare per le modalità sia di tempo che di spazio in cui è presumibilmente accaduto.
E' peculiare fino al punto che nella casistica di cui  dispongo (quella di un criminologo molto famoso americano, integrata con altri casi italiani da me curati, francesi tedeschi e inglesi), ho faticato non poco a trovarne un paio che la richiamano in modo abbastanza riconoscibile. Una era una coppia senza figli, si è scoperto poi che la donna era fuggita letteralmente da casa e si era poi unita in clandestinità con un altro uomo, conosciuto per caso poche settimane prima. 
La seconda era una madre di due figli, che aveva conosciuto in chat un uomo, da cui  era poi sorta una specie di relazione non relazione, una sorta di gioco, che poi era stato scoperto dal marito è aveva condotto a notevoli litigi, fino al giorno in cui di mattina presto, lei si era allontanata da casa, per essere poi ritrovata alcuni giorni dopo, suicida, lanciatasi da ponte su di una strada.

Ma il caso di Elena Cesta non è molto simile: intanto ci sono di mezzo ben 4 figli, che lei accudiva come madre e donna di casa, casalinga. Poi c'è probabilmente la noia, un senso di inquietudine per un tipo di esistenza che non soddisfaceva alcuni suoi desideri e aspirazioni. Poi la partecipazione tipicamente abitudinaria e di routine alla messa, il vuoto di amicizie femminili e coetanee, l'ambiente assai contadino e isolato di per sé, e i quattro figli, che di certo rappresentano un impegno non da poco. 
Ecco allora un tentativo di fuga, virtuale, tramite l'internet, che lei probabilmente si trova in casa, utilizzato dai figli e da cui impara a farne uso; la chat con alcuni uomini presuntivamente coetanei, il conflitto tra la fedeltà e il suo desiderio di evasione da quel mondo ristretto in cui si sente infilata e il senso di disperazione tutto suo, probabilmente che agisce all'interno di un qualche disturbo della personalità.
L'inizio di un rimuginamento ossessivo, la convinzione di essersi infilata in una storia di tradimento e di ricatto, il convincersi di essere sulla bocca di tutti i paesani, il suo terrore di perdere quei punti saldi, la chiesa, la famiglia, i figli che sono al centro della sua stabilità mentale assai precaria.
In un crescendo di ossessività e falsi convincimenti, si ritrova a perdere sempre più il contatto con la realtà interiore, sopraffatta da queste preoccupazioni (del tutto immaginarie ma reali per lei), d'impeto, attende il momento appena propizio, afferra gli abiti e infine, in preda alla disorganizzazione (depersonalizzazione e derealizzazione), li abbandona nel modo che sappiamo, compreso gli occhiali, quegli occhialoni da vista che vediamo in alcune foto, (non sappiamo se era realmente nuda come si dice, non possiamo saperlo a meno che qualcuno non l'abbia vista e dichiarato) e si allontana da casa.

Ma in base a quello che sarebbe accaduto, come si allontana da casa e in che finestra temporale?

Siamo a Motta di Costigliole d’Asti, una piccola frazione di pochi abitanti. Di quelle in cui ci si conosce tutti. Sono le 8.15 del 24 gennaio. Elena Ceste, 38 anni, chiede al marito, Michele Buoninconti, vigile del fuoco di Alba, di andare lui a portare i bambini a scuola perché non si sente bene.
Alle 8.35 il Buoninconti rientra a casa. Della donna non c’è più traccia.
Rimangono solo dei vestiti e gli occhiali da vista da cui la Ceste non si separava mai perché molto miope. Sul tavolo la fede nuziale.

Qindi, se stiamo a quanto ci dice il marito, sono venti minuti, una finestra temporale poco sufficiente per far perdere le tracce, a meno che non si utilizzi una auto propria o meglio ancora di qualcuno. Si perché è praticamente impossibile che nessuno noti camminare da sola, per qualche viottolo o campo almeno nelle adiacenze dell'abitato, una figura femminile, mezza nuda (poi sarà da vedere, poteva essere vestita o meglio travestita), 
Insomma, nonostante la premessa sul tipo di stato mentale e interno della scomparsa, devo dire che c'è, nella modalità della scomparsa, almeno quella raccontata dal testimone e marito, qualcosa che non mi quadra. Non mi quadra e può essere per la scarsa capacità comunicativa del marito, o per la sua incompetenza emozionale, o per la sua scarsa cultura e QI, ma direi che al momento, il marito resta l'unico testimone e l'unica persona che ha visto la scomparsa prima del suo allontanamento che permane fino ad oggi, cioè oltre le 48 ore in cui è probabile ritrovare una persona scomparsa, in qualunque modo sia accaduto.

Quindi, riassumo la situazione come la vedo, ripeto è una mia ricostruzione (comunque ha un suo peso specialistico):
la donna ha una situazione di crisi personale e personologica, al punto che si mette in contatto con altri due uomini almeno, tramite la chat internet;
si pente e si sente in colpa per la situazione e crede di essere finita in qualche guaio e perdere la stima dei figli (del marito non sembra importarsene molto e direi che da almeno due o tre anni, non scommetterei molto sulla validità emozionale del legame tra i due, sia pure con 4 figli);
il marito intanto viene a sapere della sua incertezza e del fatto che lei non lo ama più, al punto che senza alcuna altra possibilità, ricorre all'unica possibile, ovvero la chat per conoscere altri uomini, cosa che è puntualmente accaduta;

E fino a qui, tutto fila liscio ma so per esperienza consolidata, che i mariti non prendono per niente bene queste situazioni, a meno che non siano anche loro in una situazione interna simile, cioè di disinnamorarsi della propria moglie, compagna o comunque la si voglia chiamare. A questo punto, devo decidere se credere a quanto mi racconta il marito, in assenza di alcuna testimonianza di avvistamento della donna nei pressi dell'abitazione e del centro abitato (cosa assai dubbia per me), oppure non credere e percorrere la strada del marito offeso e accidioso, che per quanto apparentemente debole di personalità, decide di far chiarezza in modo definitivo in merito alla storia che la moglie gli racconta o di cui viene comunque a sapere.

Propendo per questa seconda soluzione, ma non posso dire per quale motivo, si tratta della mia esperienza personale e questo deve bastare. Quindi, se le cose stanno in questo secondo modo, allora è pensabile che nella sparizione della nostra Elena abbia avuto una parte attiva il marito, e questo spiegherebbe tutta una serie di buchi che diversamente mi si aprono sotto i piedi.
Mi fermo qui, ma se fossi un inquirente, avrei fatto muovere i cani, poi avrei esaminato l'auto del marito, avrei analizzato tutti i suoi abiti, controllato gli scarichi dei lavandini eccetera; insomma, la solita routine che si attua sui sospetti di omicidio familiare. Se non salta fuori nulla, allora non so cosa dire, se non cercare nei pressi dell'abitazione per possibili tracce.
Se tutta questa attività è stata intrapresa per tempo, con esiti negativi, allora si considera la prima ipotesi, quella della fuga da motivazione psicologica e sotto carico psichiatrico. E' solo per una questione di database che mi porta a considerare l'allontanamento o fuga come seconda scelta ma devo dire che al momento si trovano entrambe le ipotesi al 50%. Comunque è da escludere la fuga con un altro uomo.

Aggiornamento 18 marzo

Elena Ceste ormai è quasi certamente morta: lo possiamo asserire per le casistiche di questi casi simili.
Ora il punto rimane: si è uccisa o è stata uccisa o spinta al suicidio?

In precedenza ho detto che l'ipotesi della scomparsa ad opera del marito è l'ipotesi più accreditabile, sempre in base alle casistiche ma a questo punto, devo pensare che gli inquirenti abbiano vagliato una serie di piste e ne abbiano già escluso alcune. In particolare, eventuali buchi presenti nelle dichiarazioni del marito, l'utilizzo dei cani molecolari, le operazioni di sopralluogo della casa e in particolare dei terreni attorno.
A questo punto, pur nelle incongruenze che sappiamo, mi sto sempre più orientando verso una notevole possibilità che l'allontanamento sia stato premeditato e determinato da una subentrata instabilità psicologica di Elena.
Purtroppo è da ritenere che stia prevalendo l'ipotesi di un crollo mentale della donna, dovuto al suo senso di isolamento e solitudine, al vuoto delle relazioni ambientali, al suo stato personologico naturale, che l'ha portata nel corso della vita a operare scelte che sono poi confluite nella attuale sconfortante situazione familiare e sentimentale. Devo pensare che le probabilità di una fuga disperata, in preda a uno stato delirante e ossessivo sia molto alta e con esito drammatico: in questi casi ricorrono il gettarsi da un dirupo, l'annegamento e simili. Esplorare le aree vicine, i luoghi scoscesi con alti dislivelli, ponti sopraelevati e sui fiumi, e corsi d'acqua, è ormai una opzione irrinunciabile, per quanto ardua.

Naturalmente, la strada della parte attiva, da determinare, del coniuge non può essere abbandonata, anche perché ad una prima analisi computerizzata dei video non sembra emergere un profilo del tutto esente da incoerenza espressiva e in certi momenti si ha quasi la certezza di una divergenza significativa tra quanto verbalizza e quanto comunica espressivamente. Insomma, se è certo che Elena era in uno stato di confusione e ossessione riguardo all'idea di essere ricattata, e anche abbastanza sicuro che il coniuge non può essere tenuto completamente fuori dalla sparizione, almeno per l'analisi facciale.
N.B. L'analisi computerizzata espressiva non tiene in alcun conto del canale verbale, quindi il contenuto e l'analisi del contenuto è completamente esclusa. Non rileva ad esempio il fatto che il marito abbia dato per certa la scomparsa della moglie al rinvenimento dei vestiti (meno gli occhiali), come è certo che la moglie non può stare senza di lui, quindi non poteva tradirlo e scomparire. Ne consegue che per lui e familiari, Elena è stata rapita o costretta con la minaccia a seguire qualcuno (tipica onnipotenza del pensiero, del tipo pensiero magico, sfera di cristallo  che ci mostra una notevole nota narcisistica dell'uomo). Ma ripeto, queste e altre analisi, non sono quelle che direttamente tratto in dettaglio e secondo specializzazione, anche se so che per gli uomini della legge, sono estremamente importanti, e sono considerate preminenti.


Aggiorno stasera 26 Ottobre 2014

Il corpo, a pezzi e bocconi è stato ritrovato e a meno di fori di proiettile o colpi con oggetti protundenti, allo stato attuale, vale a dire a quasi un anno di distanza dal momento in cui il crpo si è adagiato in quel fosso, ricoperto di acqua e fango, non potrà rivelare che pochi dati. In sostanza, se qualcuno lo avesse portato in quel luogo, e poi fatto scivolare dentro il fosso, non si potrebbe scoprirlo (anche perché ormnai il corpo è deteriorato al punto che solo lo scheletro può dirci qualcosa, sempre che ci sia qualcosa da ricavarne).

In definitiva, ritengo che il caso, allo stato attuale dell'arte, sia da classificare come gtipico caso di sparizione con successivo ritrovamento del cadavere, da ascrivere a fatto ignoto.
Solito pasticciaccio, analogo a quello della povera Yara Gambirasio, il cui cadavere è stato trovato per pura coincidenza da un tizio che giocava con gli aeroplanini.


Questa è la nuova di zecca fidanzata di Clooney: non si direbbe ma è una avvocatessa di successo, anche se sembra un'attrice. L'auto l'ha presa a noleggio, naturalmente e se dovesse sparire, almeno sappiamo dove trovare l'auto, che in usa, sono tutte dotate di geolocalizzatore satellitare, almeno quelle a noleggio,




Aggiornamento 21 febbraio 2015

Michele Buoninconti resta in carcere: il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione dei legali dell’uomo, accusato dell’omicidio della moglie – Elena Ceste – e dell’occultamento del suo cadavere. Le motivazioni della decisione verranno depositate entro cinque giorni. Il Tribunale del Riesame, però, nel confermare il carcere per il marito, ha però escluso la premeditazione. Secondo i giudici del riesame, si sarebbe quindi trattato di un omicidio d’impeto.

Osservazioni: si è detto che per qualche modo a noi non conosciuto, la procura ha ritenuto il nostro Michele Buoninconti affetto da un disturbo di personalità di tipo ossessivo e compulsivo, che di fatto non impatta significamente con il reality test, mantenendo il soggetto sufficientemente lucido e consapevole.
A parte che non si capisce come e chi si sia preso la briga di effettuare una tale analisi di personalità, dal momento che non ci risulta Michele essersi mai sottoposto a visita psichiatrica o medica in tal senso concordata, ma se anche la diagnosi risultasse corretta (e ripeto, per fare una diagnosi occorre vedere il paziente, non si possono fare diagnosi per via mediata, compreso i ben noti mezzi Internet, tramite le chat in video, tipo Skype e molte altre). 
Non si tratta di un mero obbligo deontologico, quanto di una necessaria procedura essenziale per una corretta attività professionale, che impone una diretta interazione tra professionista e paziente o cliente, imprescindibile per l'attività conoscitiva necesaria per giungere a un corretto inquadramento del paziente, in base al reperiimento di tutta una serie di informazioni sia verbali che non verbali, impossibili da reperire da semplici filmati o da videochat.
Personalmente, parlo in prima persona, mi è capitato molte volte di sussumere tutta una serie di informazioni sulla personalità di un soggetto in base alla visione di filmati che lo ritraggono nelle interazioni comuni, ma queste conoscenze, non sono mai servite a fornire un quadro psico-patologico o personologico in grado da poter poi essere incluso in un fascicolo ufficiale, con tanto di firma in calce.

Emerge con una certa chiarezza, da quanto è stato reso noto sulle abitudini del Michele, le sue manie e scrupoli tipici del funzionamento ossessivo, e anche delle sue compulsioni del comportamento, il voler controllare i comportamenti del coniuge, le sue abitudini fino nei minimi particolari.
Se queste descrizioni (che ovviamente sono De Relato) sono del tutto vero, non mi servono a compilare un quadro personologico e psicologico del Michele, in quanto, lo ripeto, non mi sono mai avvalso di osservazioni de relato, ma solo di campioni di comportamento reperiti direttamente nell'interazione con il paziente o cliente che dir si voglia.

Inoltre, se la costellazione ossessiva-compulsiva è la più evidente, occorre sempre appurare ulteriori sfumature personologiche e il funzionamento attuale del soggetto, inserito nel suo ambiente, la sua regolazione timica, il suo livello di stress e la quota ansiosa, le modalità attuate per riduurre stress e ansia, se sono presenti sintomi anche larvati di depressione, se ci sono pensieri di tipo magico, idee di riferimento, eccetera e come tutto questo si inserisce in un quadro unitario. Inoltre, come super specialista, devo anche sapere come il Michele si è comportato in passato, in relazione alla frustrazione, ad esempio per situazioni di lavoro o del menage familiare, devo anche fare delle previsioni, in base all'anamnesi e all'analisi personologica effettuata, delle possibili modalitò di reazione in situazioni di forte contrasto e frustrazione, quando il soggetto è avversato da fatti e persone con il loro comportamento a lui sgradito.
Devo costruirmi un modello della sua gamma probabile di reazioni a eventi frustranti e avversivi, tenedo ben conto dei suoi antecedenti e del suo stato attuale, il tutto inserito nel funzionamento della personalità. Insomma, come si rapporta il soggetto, a motivo delle sue caratteristiche, con la gestione dell'aggressività e dei comportamenti violenti (ad esempio è uno che tende a far da solo, a farsi giustizia da sé o ricorre a consigli di amici e legali? E' un impulsivo o invece un accumulativo, cioè una di quelle persone che accumulano fino a esplodere? E' in grado di gestire le situazioni aggressive, cercando il tempo migliore per riversarle sull'ambiente in modo efficace' E tante altre domande di questo tipo).

E' stato un delitto d'impeto, come asserisce la Procura? Per poter dare una risposta a questa domanda, devo prima operare tutte le analisi e verifiche cui ho accennato: solo dopo posso fornire una risposta se il Michele può reagire con impulsività, giungendo all'uccisione della moglie e alla successiva patetica messa in scena (favorita dalle solite insipienti ricerche del corpo, cui ormai siamo avvezzi nei casi di questo tipo).

Non avendo fatto alcuna analisi del nostro Michele, non posso fornire alcuna risposta al quesito, né tengo in alcun credito quanto asserito dalle discipline giuridiche, basate solo sull'analisi dei fatti esterni all'agente e ai documenti.

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