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Lo psichiatra Pietro Rocchini: Luigi Preiti era lucido e capace di intendere volere

Siamo alle solite: quando si è saputo che il giudice aveva disposto perizia psichiatrica sul
sig: Luigi  Preiti,
quello che ferì due carabinieri a Montecitorio, abbiamo subito commentato che la perizia concluderà per presenza di disturbi mentali, e anche più di uno ma che in definitiva, il Preiti sarà pienamente capace di intendere e volere, potrà quindi essere processato e con la possibilità di piena attribuzione del fatto, praticamente lucidamente perseguito, programmato e realizzato.
Naturalmente, seguiranno le perizie degli avvocati della difesa, che saranno di altro e contrario parere. Quindi, per risolvere il caso, occorrerà ricorrere ai soliti super esperti, un collegio di professori universitari, che rilasceranno le loro conclusioni presumibilmente univoche (forse).
Intanto, qualche nota su quanto sappiamo, ad opera dello psichiatra Pietro Rocchini: 
notiamo che il Rocchini ci parla di un disturbo di personalità ma non inficiante il funzionamento complessivo della vita di relazione del Preiti, il quale non solo non era isolato ma si muoveva a suo agio nell'ambiente, con partite di biliardo e festicciole allegre...
Ora, noi sappiamo che in molti casi, il disturbo delirante di personalità lascia una parvenza di grande lucidità e di notevoli gradi di libertà, mentre nella realtà la persona è assolutamente ristretta in un tunnel solipsistico di pensieri ricorsivi e azioni a vuoto e stereotipate, per quanto apparentemente deliberate.
Quanto alla modesta depressione del Preiti, occorre sapere come e dove si insinua tale stato depressivo, se era curato o meno, se durava da molto tempo o meno, se l'umore era stabile per quanto basso oppure se c'erano soglie di oscillazione eccetera.
Inoltre e termino, quando il dottor Rocchini ci parla di una personalità volta a recriminare con le istituzioni, con le autorità, che non pensa al suicidio ma a una iper valorizzazione di se stessa, alla celebrazione di una sorta di rivendicazione sociale e di rivalsa, vorremmo sapere a quale disturbo di personalità egli fa riferimento, dato che sembra essere molto vago e comunque non esiste una descrizione manualistica di una tale personalità patologica.
Per riprendere una analisi e discussione del Prof. Ugo Fornari, luminare italico sui Disturbi di Personalità e loro rilevanza sulla possibile imputabilità, riporto questa conclusione per sintesi:

Nella sostanza, (la Cassazione stabilisce che, ndr) anche ai Disturbi di Personalità può essere riconosciuta la natura di “infermità” giuridicamente rilevante, purché essi abbiano inciso significativamente sul funzionamento dei meccanismi intellettivi e volitivi del soggetto (affermazione ricorrente nelle massime giurisprudenziali della Corte di Cassazione, sez. I). 
In altre parole, si introduce un secondo livello di analisi che, pur non ignorando il modello nosografico, lo supera e lo integra nell’introdurre la nozione di (mal)funzionamento mentale.
Immaginatevi se la perizia fosse stata affidata al vate delle perizie criminologiche, il Prof. Massimo Picozzi: non ci sono dubbi che le conclusioni sarebbero state identiche. (ndr)

Quando ha puntato la sua pistola contro il carabiniere Giuseppe Giangrande, Luigi Preiti era lucido e capace di intendere e di volere. Soprattuttoal suicidio lo stesso Preiti non ci ha mai pensato, men che meno dopo l’attentato a Palazzo Chigi.
Lo psichiatra Pietro Rocchini irrompe nel processo ai danni dell’uomo che il 28 aprile scorso, giorno dell’insediamento del governo Letta, aveva aperto il fuoco ferendo gravemente il brigadiere Giangrande.
Preiti, conclude lo psichiatra,  non viveva affatto isolato, anzi partecipava a gare in un circolo di biliardo e “seratine”.
La relazione di  Rocchini ha conclusioni lapidarie:
“Al momento del fatto l’imputato presentava un modesto disturbo depressivo in un soggetto portatore di un disturbo di personalità. Tali componenti non avevano rilevanza psichiatrica forense e dunque per le loro caratteristiche e intensità non incidevano in modo significativo sulla sua capacità di intendere e di volere”.
E se l’accertamento medico era stato disposto dal giudice per vedere se Preiti fosse  processabile allora lo psichiatra arriva a conclusioni nette:
“Preiti mostra caratteristiche di personalità con larvata costante conflittualità nei confronti dell’ambiente (soprattutto “classe politica”, “Stato” e i suoi rappresentanti) e di un esame della realtà molto immaturo e superficiale. Anziché un autentico desiderio di morte si rileva una “aggressiva ricerca” di riconoscimento pubblico. Gli eventi oggetto di processo, quindi, non sono sembrati condizionati da una qualche patologia che abbia valore sul piano psichiatrico forense, capace cioè di limitare la capacità di intendere e di volere, ma da un fortissimo senso di rivalsa nei confronti “delle Istituzioni”, “dei politici” , dei loro rappresentanti, con l’immaturo desiderio di trasformarsi in una sorta di eroe vendicatore, pubblicamente riconosciuto”.

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