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Yara, gli sms sono un caso unico al mondo

I tabulati del cellulare in uso alla ragazza evidenziano che l’apparecchio è stato utilizzato fino alle ore 18.49 di quella sera, quando l’utenza ha ricevuto un sms. In particolare risulta che Yara Gambirasio scambia tre sms (alle ore 18.25.01 riceve, alle ore 18.44.14 risponde e alle ore 18.49.49 riceve nuovamente) con l’utenza in uso all’amica Martina. 
Secondo una relazione dei carabinieri del 4 dicembre 2010, «i primi due sms agganciano la cella di Ponte San Pietro, cella compatibile con la palestra di Brembate Sopra ove la ragazza si trovava, mentre il terzo sms viene
agganciato dalla cella di Mapello, via Natta». Si tratta di «un’area più lontana dalla palestra di Brembate, opposta rispetto al tragitto che la ragazza avrebbe dovuto fare per ritornare a casa e comunque compatibile con la presenza di Yara Gambirasio nell’area di Mapello».
Quando Yara e Martina si scambiano il secondo e il terzo sms, gli investigatori ritengono che la ragazzina sia già stata avvicinata dall’uomo che la ucciderà.

Martina scrive il primo messaggio quando l’amica è ancora in palestra, dato che viene vista dal padre di una ginnasta qualche minuto dopo le 18,30: «A che ora ci vediamo giù alla gara domenica?», chiede. Alle 18,44 arriva la risposta di Yara: «Dobbiamo essere lì per le 8». Cinque minuti dopo, alle 18,49, Martina la saluta: «Ok grazie ciao».

Dov'è Bossetti atorno alle 19,30?
"Rincasai passando dalla palestra". Sul percorso indicato da Bossetti la sera della scomparsa si apre subito un giallo: perché per andare da Palazzago alla Piana di Mapello (dove abita, in via Piana di Sopra 5) l’artigiano edile scelse il tragitto più lungo? Un tragitto che, guarda caso, passa proprio davanti al centro sportivo di Brembate Sopra, dove Yara in quel momento si trovava, perché doveva consegnare uno stereo portatile alle sue amiche della ginnastica ritmica. Se avesse evitato di passare da Brembate Sopra, avrebbe risparmiato 5 chilometri di strada (e quasi 10 minuti di tempo). Lui ha spiegato di essere andato a trovare il fratello che abita a Brembate ma il fratello ha smentito: "Ci vedevamo solo una volta al mese".

Bossetti dichiara, «non aver mai conosciuto Yara». Il fratello della ragazzina, oggi tredicenne, racconta però una storia diversa e rivela che l’uomo con il pizzetto se lo erano ritrovati accanto anche a messa. Agli inquirenti ha rivelato: «Yara mi aveva raccontato che all’inizio dell’estate del 2009 lo stesso individuo la osservava in chiesa, seduto nello stesso banco e armeggiava col telefonino come se stesse digitando i numeri sulla tastiera». Non sarebbe stato un episodio isolato, visto che la ginnasta lo indica al fratello in una occasione successiva. E’ sempre seduto a pochi posti di distanza da loro e anche il bambino lo ha «visto rifare quel gesto col cellulare».

Quindi, gente, state bene attenti a dove vi sedete a messa, non si sa mai...
Resta da capire se veramente quel genitore ha riconosciuto realmente Yara e l'ha vista mentre usciva poco dopo le 18,30.
Ma dove sono le telecamere? Insomma, siamo in un centro sportivo dove un sistema di vsv è tassativo sia per la sicurezza delle persone che delle cose. Nulla di nulla. 
Yara entra ed esce dal centro sportivo nella più completa assenza di video o testimonianze certe.
Ma poi, Bossetti è passato dal centro sportivo, ma è anche vero che non poteva sapere di trovarci Yara, anzi, da bravo maniaco pedo feticista, avrebbe dovuto conoscere tutti gli orari della sua preda.
Quello che più stupisce è la rapidità con cui convince Yara a salire sul camioncino, proprio lui, quello col pizzetto che la fissava in chiesa, armeggiando col telefonino...
Ma poi, che faccia tosta il Bossetti: si perché è talmente bravo da convincere la vittima a rispondere a una sms dell'amica quando già è sul camioncino. 

Oppure, è abilissimo, vede la preda, ferma il camioncino, scende giù, la afferra e la trascina dentro, tramortendola, poi risponde al sms (non si capisce poi perché, dato che una ventina di minuti dopo avrebbe sconnesso il cellulare di Yara), intanto si dirige verso Chignolo, dove la spoglia, la aggredisce, straccia i leggins, ma poi la riveste, compreso le scarpe, per non farla patire di freddo. 
Se ne guarda bene dallo stuprarla, dal fare i soliti tipici atti sessuali degli stupratori e pedofili, con masturbazioni, rapporti vaginali e anali. No, si limita a spogliarla e a portare strani colpi, ferite poco profonde, tranne una, non si sogna nemmeno di abbandonarsi alla vera chicca dei veri maniaci assalitori di donne, cioè lo strangolamento a mani nude, una prelibatezza per questo genere di personalità.

Insomma, qui occorre trovare una strada univoca: o Bossetti è una persona esperta di assalti a donne e ragazzette,. oppure è solo un maniaco da quattro soldi, che per pura fortuna riesce a tirare dentro il camion la ragazzetta per poi non sapere nemmeno cosa farci.

Ma sia la prima che la seconda ipotesi portano a una strada senza sbocco: Bossetti non è uno stupratore, né sembra una persona talmente incontinente da cedere come uno scoordinato qualsiasi ai bassi istinti semi pedofili.

La Cassazione avrà un bel da fare a trovare una linea razionale, un sinallagma, credo lo chiamino. nelle prove e indizi del caso. Al momento prove nessuna, indizi, l'unico valido è il Dna nucleare, quello che realmente conta.
Resta da capire cosa si fa degli altri dna trovati sui guanti e addosso a Yara, e inoltre perché non ci sia un Dna completo, tenendo conto che il Dna mitocondriale è presente in mille volte di più di quello nucleare. Se prendiamo un capello, per una unità di nucleare ne troviamo 2000 di mitocondriale.
Addosso a Yara, solo dna nucleare di Bossetti. Strano, veramente strano.

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