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Moderno, Postmoderno, società dello spettacolo, globalizzazione, Sistema dell'arte.

Questo post è fatto da alcune risposte date su altro sito, comunque utili per capire alcuni temi del dibattito filosofico di oggi, fuori dalle solite bieche citazioni di parte o per motivi economici, che ormai sono i prevalenti nella stampa cartacea.
A proposito di Deleuze e suo sodale, Guattari, noi li abbiamo letti molto a fondo, molto attentamente
e siamo su posizioni meno -pop-, meno rockeggianti, ma che dire dei marchettari della nuova sinistra filosofica, cui spesso accennava Deleuze? (parlava di marketing filosofico della nueva gauche caviar?
Guardate che razza di clownn filosofici sono alcuni di loro, in testa ovviamente la super star H.Levy, che tra una torta in faccia e un setting fotografico preparato per farsi vedere dietro le rovine fumanti del Kossovo, da stamparsi su una bella copertina di qualche amico editore, tra un buon cubano, una nuova fiamma, dopo la starlet del super glamour, e ottime coppe di Taittinger, hanno la pretesa di sostenere da filosofi, cioè produttori di nuovo pensiero filosofico, una visione del mondo.
Ecco, questo mio (nostro) scritto è l'ultimo, non vale la pena di perdere molto tempo nel leggere e scrivere su temi che non sono nemmeno proponibili da più di trent'anni. Ma poi, la caratteristica del pensiero debole, non è proprio anche questa, cioè di non infilarsi in tematiche inappropriate, retrò e troppo aspre? E da sempre, quelli ascritti alla destra filosofica, non si sono forse sempre tirati indietro dall'esporsi in contrapposizioni su temi che non trovano consistenza e radicamento anche nel biologico?

Un esempio: alcuni giorni fa, discutevo con alcuni allievi e amici, sul fatto che la nostra evoluzione è racchiusa anche nel cervello e ormai lo sappiamo bene da decenni: abbiamo un cervello uno e trino, ma naturalmente anche queste tre partizioni sono grossolane, la realtà è molto più continua come dimostrato da un grande scienziato che è stato deriso per almeno quindici anni, tale Broadman, che asseriva e pubblicava studi sulle aree cerebrali, aggiungendone ogni mese alcune (oggi siamo a 137, credo).

Veniamo al nostro discorsetto sociologico: se siamo il prodotto del nostro pensiero e la società è la risultante della nostra intelligenza, se siamo tutti convinti che il pensiero deriva dall'organo chiamato cervello, possiamo dire che la società è il prodotto dell'evoluzione biologica, come intesa e sostenuta per primo da Darwin, da cui la famigerata e vituperata teoria del Darwinismo sociale? Dico subito no, ma se stiamo al rigore assiomatico si dovrebbe dire si. A parte l'intelligenza condivisa, quella diffusa, studiate da un collega negli anni sessanta sulle formiche e riportata poi anche in altre specie sociali e ovviamente sulla nostra specie, questo attrae l'attenzione, allievi miei, su un punto: cosa determina la società in cui ci muoviamo oggi? Le invenzioni. Sono le invenzioni, il prodotto pratico, fungibile del pensiero e dell'intelligenza biologica e sociale dell'uomo e in questo senso, condivido il pensiero di chi pone la nascita della società postmoderna nella invenzione della stampa a caratteri mobili, quindi prima della scoperta dell'America. In questo senso nella sua Galassia Gutemberg, McLuhan pone la nascita della società postmoderna. Eppure all'epoca del suo saggio, già faceva cenno e come, all'elettronica e ai vari esempi di applicazioni in bit, non cartacee. Eppure, computer e televisione per alcuni autori ben piazzati da decenni, non cambiano il senso della società attuale, che vive la sua fase postmoderna con il riciclo in forme differenti, ma poi mica tanto, di quanto si è sviluppato ai tempi della prima stampa, con i cambiamenti che ha comportato. Sembra sciocco, ma i sistemi di credenze religiose occidentali sono cominciati a crollare pochi decenni dopo la stampa, fino a far dire a Nietzsche (400 anni dopo...), che Dio è morto, non solo, aggiungo io, morto e sepolto da tempo agli occhi del filosofo, forse il primo che sancisce la postmodernità in modo chiaro e definitivo.
Basta il Tablet e l'essere (forse) andati sulla Luna, per sancire la nascita della postmodernità? Per noi lo siamo già da almeno 400 anni, con buona pace di chi crede che basti un viaggetto nello spazio o pigiare qualche bottone sul telefonino, o stampare qualcosa con la stampante 3D.
Che poi ci sia tutto un filone di fighetti della nuova sinistra al caviale che ci parlano delle nostre società interconnesse, del mondialismo, della proletarizzazione a macchia di leopardo delle vecchie società occidentali, dei nuovi ricchi e nuovi poveri che avanzano e retrocedono, della caotica e contraddittoria forma delle dinamiche sociali e produttive, si tratta solo di fumo negli occhi, di confusione del moto del mare con i moti dell'aria, e insomma di un gioco di posizionamento in cui i furbetti e scaltretti della nuova gauche caviar, veicolati da certi personaggi di culto (sic!) e host televisivi (vedi lo scaltrissimo e furbetto F.Fazio, basta vedere i suoi occhietti ben desti, o la signora Gabanelli, vero cult al femminile, sorta di eroina post rinascimentale), cercano di assicurarsi le poltrone di prima fila che conducono alla pappatoia (si perché poi tutti mangiamo, chi più e chi meno).


Per capire chi era Eco, occorre tenere a mente questa sua frase estratta da
Sette anni di desiderio: (tra parentesi note mie..
-si parla (si dice, dicono, alcuni dicono…) di crisi delle ideologie. Errore. Caso mai bisognerebbe parlare di modificazione delle ideologie.
E’ caratteristico delle nuove ideologie, non essere riconoscibili come tali, così che possano essere vissute (riconosciute) come verità.-
Ecco, noi, noi altri, si noi, non aggiungiamo altro: ci beiamo di questa perla di Eco per capire come gira il mondo e la testa della sinistra al caviale o meno.
Certamente non attendiamo che a rivelarci quali sono le nuove ideologie siano proprio costoro: non ne abbiamo bisogno, anche se non ne hanno avute abbastanza di sconfitte clamorose durante tutti i decennni passati, forse continuano a ritenere di poter vincere la guerra in una mitica battaglia finale. Se si vuole poi sostenere che si prendono posizioni antagoniste per spirito dialettico e anche pratico, su questo siamo noi d’accordo: del resto, destra e sinistra sono termini creati in occasione deì posti occupati all’Assemblea nella Parigi della pallacorda. Lo vediamo tutti i giorni: grandi idee,grandi progetti sociali, politici, filosofici, per poi finire all’atto pratico per passare nell’imbuto e poi nel tritacarne del casereccio, del questo lo fo io, noni semo stati li primi, eccetera. Insomma, stesse soluzioni a stessi problemi, ma con qualche pagliuzza negli occhi differente.
Ecco spiegato ai miei allievi, cosa significa nuveau realisme, ritorno al reale. Del resto, basterebbe rileggersi un piccolo saggio di Stuart Mills di inizio anni sessanta, che poi ha ispirato tutta la campagna dei Caennedii (questa è l’origine del loro nome, mi dicono). Ogni tanto lo rileggo perché sembra scritto due giorni fa. Per dire ai miei allievi che non c’è niente di nuovo sotto le coperte, sempre la solita carne macera, e a volte sepolcrale, e classicamenter imbiancata.
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