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Amnesia dissociativa, qualcuno l'ha avuta, altri no. Due casi a confronto: caso Franzoni e caso Albanese.

Il caso Albanese, solo per ricordarlo, è quello del padre di un piccolo bambino, che uscito di casa per
portarlo al nido, si recò invece al lavoro, dimenticandolo in auto, dove fu rinvenuto morto per disidratazione acuta ed asfissia.
Bene, oggi sappiamo che il Signor Albanese, era totalmente incapace di essere responsabile della dimenticanza, in quanto affetto da una forma transitoria di Amnesia dissociativa, vale a dire una forma di patologia che interferisce anche con la memoria, ottundendola, pur continuando il soggetto a poter svolgere attività cognitive tipiche, come nel nostro caso, il lavoro di impiegato.
Si è detto che il signor Albanese stava da tempo vivendo in condizioni di stress dovute ad impegni di lavoro e familiari, che probabilmente hanno precipitato una condizione patologica predisposta.

RISULTATO: Albanese non era colpevole della morte del figlio perché affetto da una transitoria patologia della memoria, appunto amnesia dissociativa, nella quale alcune azioni e propositi sono cancellati temporaneamente dalla coscienza, mentre il resto delle funzioni cognitive rimane sostanzialmente funzionante.

Il caso invece della signora Franzoni si è risolto con un giudizio definitivo di colpevolezza, in quanto la signora, pur sotto effetti di ansia acuta e stress poche ore prima del fatto, era in uno stato transitorio di tipo Crepuscolare Orientato, vale a dire uno stato del funzionamento di coscienza al limite della patologia ma che mantiene il soggetto in una condizione di controllo della sua consapevolezza e azioni. Insomma, la signora Franzoni non era affetta da patologia psichiatrica o psicologica, non solo grave ma nemmeno permanente, a parte uno stato puramente transitorio, appunto quello limite, definito dal Prof. Fornari, super esperto del caso, Crepuscolare orientato.

Come si ricorderà, noi abbiamo sempre sostenuto che la signora Franzoni, pur rifiutando qualsiasi esame o visita specialistica, e rigettando il suo presunto stato di patologia psichiatrica e psicologica, è stata condannata per essere stata determinata con ferocia e brutalità all'omicidio del figlio, a nulla rilevando la sua assenza di ricordi in merito e anzi il suo diniego di aver mai fatto tali azioni a lei addebitate e di cui non ci sono prove se non indiziarie, mancando ad esempio l'arma del delitto, fatto non da poco.

Abbiamo sempre sostenuto che la signora Franzoni è probabilmente affetta da disturbo di personalità, una forma che secondo molti ricercatori e studiosi non trova descrizione puntuale nel manuale statistico, e quindi in mancanza, classificata sotto la voce di Disturbo Border della personalità, forse sotto il cluster B. Abbiamo detto che sarebbero state necessarie indagini molto più accurate sia di tipo clinico che strumentale, ma sappiamo che la signora Franzoni ha rigettato ogni attività di indagine di tale tipo, quindi anche la super perizia del prof. Fornari è avvenuta non in ambito clinico, cioè quello tipico che noi utilizziamo ma ricostruttivo a posteriori. (in pratica anche noi la potremmo fare, teoricamente, disponendo di verbali e registrazioni video).

Dal momento che lo Stato crepuscolare non è di per sé una patologia specifica ma una condizione che si accompagna eventualmente a patologie di vario tipo e natura, la signora Franzoni era capace pienamente di intendere e volere l'uccisione del figlio, perseguita con ferocia e determinazione.

Che dire: i soliti misteri delle perizie e contro perizie, delle sentenze giuridiche e della realtà

 Annamaria Franzoni soffre di uno «stato crepuscolare di coscienza», una psicopatologia che può durare anche solo poche ore e può portare a rimuovere alcuni eventi. Significa che mentre si compiono automaticamente azioni di vita quotidiana, altre possono essere dimenticate. E a differenza del «corto circuito» lo «stato crepuscolare» non lascia inebetiti. Se Annamaria ha ucciso potrebbe averlo rimosso. 

Per i periti della Corte d’assise d’appello di Torino questo stato porta a «un vizio parziale di mente transitorio» che, secondo il codice di procedura penale «fa scemare grandemente, senza escluderla, la capacità di intendere e di volere». Se, in base a questo lavoro i giudici dovessero dichiararla seminferma di mente, Annamaria Franzoni, in caso di condanna, godrebbe quindi di un cospicuo sconto di pena. Con un giorno di anticipo, dopo vari rinvii, è stata depositata ieri la perizia psichiatrica sulla mamma di Samuele: un lavoro di 267 pagine che i quattro periti (Gaetano De Leo, Ivan Galliani, Giovanni Battista Traverso e Franco Freilone) hanno dovuto stendere basandosi solo «sulle carte» (le altre perizie psichiatriche, interviste a medici e conoscenti, cartelle cliniche e anche i video della trasmissioni tv a cui ha partecipato) perché l’imputata non ha mai accettato di sottoporsi alle sedute e di parlare con gli psichiatri: «Esiste già una perizia, è quella del primo processo che mi ha dichiarata sana di mente. 
Non vedo perché mi devo sottoporre a una seconda» aveva detto in aula la mamma di Samuele. E ieri in serata, quando sono emerse le prime indiscrezioni, Annamaria ha ripetuto quello che dice dalla prima udienza: «Non ho ucciso mio figlio, voglio essere assolta perché innocente, non perché dichiarata pazza». 

I periti si sono concentrati sui «disturbi d’ansia con aspetti isterici» di cui Annamaria ha sofferto prima e dopo il delitto, che la portarono anche a svenire, e che somatizzava con formicolii. All’alba del 30 gennaio 2002, poche ore prima dell’omicidio, era stata male tanto da chiedere l’intervento della guardia medica. Stefania Neri, il medico intervenuto quella notte, risentita dagli psichiatri avrebbe confermato che quei formicolii erano una somatizzazione da ansia. Ma Annamaria era stata male altre volte: in caserma, in ospedale, una volta anche in auto mentre dopo la morte di Samuele stava andando a Bologna. Gli psichiatri, intervistando vari testimoni, hanno studiato e analizzato le reazioni di Annamaria alle crisi e scrivono di una «personalità in cui avvengono micro-fenomeni crepuscolari» che possono sfociare anche in reazioni violente. 
Crisi solitamente superate grazie alle persone che le stanno attorno. E chi soffre di questi disturbi sa che la presenza dei familiari è un aiuto fondamentale. Tanto che la mattina del delitto Annamaria sperava che il marito Stefano rimanesse con lei e si occupasse dei bambini. Invece la mamma di Samuele, quell’ennesima crisi l’aveva affrontata da sola. Gli psichiatri ipotizzano una «massiccia esplosione di violenza» e riportano una lunga casistica presente in letteratura psichiatrica. Gli esperti spiegherebbero in modo approfondito anche i meccanismi mentali che le avrebbero permesso di affrontare l’evento in modo lucido, spingendola a chiamare rapidamente i soccorsi, rispondere alle domande dei carabinieri, forse anche nascondere l’arma. Dettagli questi che saranno sicuramente oggetto di battaglia nella prossima udienza fissata per il 29 giugno. 

L’avvocato Carlo Taormina va già all’attacco: «Ritenere transitoria la seminfermità mentale è una bestialità psichiatrica. Il seminfermo di mente è sempre tale e non riacquista mai la sanità mentale che invece la Franzoni avrebbe riacquistato». 



TORINO - Lo psichiatra forense Ugo Fornari non ha dubbi: Annamaria Franzoni ha già confessato il delitto che ora nega ostinatamente. Lo ha fatto nel febbraio del 2002 descrivendo al marito come, secondo lei, la vicina aveva ucciso suo figlio Samuele. La conversazione, registrata dai carabinieri, fa rabbrividire: «E io ti dico la scena che mi sento... che lei è entrata... subito dopo che io sono uscita... di corsa come una iena e ha guardato sotto il tavolo perché c' era la tv accesa. è corsa di sotto con una rabbia allucinante... nella camera non l' ha trovato... Samuele stava sul nel letto, lei ha cominciato a dirgli qualcosa, lui intanto si è spaventato... ha cominciato a colpirlo finché non gli ha visto tutto il sangue...». Per Fornari Annamaria Franzoni attribuisce alla vicina il delitto che invece ha commesso lei. «In questo racconto c' è la sua confessione - spiega lo psichiatra, consulente dell' accusa - è troppo vivo, reale. Lei che non accetta di aver commesso il fatto lo colloca al di fuori di sé». 
Anche i quattro periti psichiatri nominati dalla Corte d' assise di appello citano il racconto, definendolo «uno spezzone di memoria», un rigurgito riemerso improvvisamente nella mente di Annamaria Franzoni. Alla seconda udienza senza l' avvocato Taormina non si parla più di pigiami e zoccoli insanguinati o di pentolini e scarpe usate per uccidere. è di scena la personalità della madre di Cogne, si analizzano i percorsi del suo ego, le contraddizioni dei suoi comportamenti. Franco Freilone, Ivan Galliani, Giambattista Traverso e Gaetano De Leo confermano le conclusioni della loro ponderosa perizia psichiatrica fatta su cartelle cliniche, registrazioni tv, interviste e verbali: Annamaria Franzoni il giorno del delitto era in uno «stato crepuscolare orientato», una sorta di zona d' ombra della mente provocato dallo stato d' ansia. «Simile a quando si guarda in un cannocchiale rovesciato e tutto appare lontano. Un restringimento della coscienza» sottolineano. E sulla stessa linea sembra essere un quinto esperto, il professor Roberto Mutani che ha esaminato i tracciati degli esami neurologici fatti dalla Franzoni a Sassari e che parla di «attività teta», onde elettriche che non si riscontrano nella fase di veglia ma sono bensì caratteristiche dell' assopimento. In più gli psichiatri aggiungono che Annamaria Franzoni è incapace di descriversi, di sentire il dolore provato dal figlio mentre moriva. «Parla solo del suo dolore, lo fa addirittura con il nuovo figlio in braccio, incurante delle sue stesse terribili parole» sottolineano. Non è possibile immaginare che cosa sarebbe successo se in aula ci fosse stato Taormina. L' avvocato Paola Salvio ha un altro stile: chiede di far ascoltare ai giurati la telefonata fatta da Annamaria Franzoni al 118 la mattina del 30 gennaio 2002. è un momento terribile quello in cui si ascolta la voce di una donna disperata che chiede aiuto per il figlio agonizzante. è chiaro che il legale d' ufficio ha una strategia precisa: alla prossima udienza darà battaglia proprio sulle conclusioni dei periti. 

Di quelli presenti in aula l' unico ad aver incontrato la Franzoni è Ugo Fornari che ricorda: «Nel suo sguardo ho visto il vuoto. Tutto il bene è in lei e nella sua famiglia. Tutto il male è nel mondo cattivo».
MEO PONTE


Delle molte perizie che sono state, in epoche diverse, proposte; dei molti 'pareri' psichiatrici via via espressi; delle numerose considerazioni 'cliniche' a proposito di Franzoni e Cogne, riporto la sintesi della perizia del professor Ugo Fornari che - tra tutte - è a mio parere quella maggiormente rispondente al vero.Secondo il consulente dell'accusa «Franzoni ha involontariamente confessato»
«Non ha ancora capito quello che è successo. La sua difesa è: io sono buona, il resto del mondo è cattivo. Ma è una psicosi»

«Anna Maria Franzoni soffre di un grave disturbo della personalità. Una personalità borderline con tratti non solo isterici, narcisistici e paranoidi ma anche psicotici e dunque non si può escludere la presenza di altre patologie rilevanti in riferimento al momento del fatto, ovvero dell'omicidio del figlio». 
Questa in sintesi la tesi descritta nella considerazione tecnica del professor Ugo Fornari, nominato dall'accusa nel processo d'appello in corso a Torino per il delitto del piccolo Samuele Lorenzi. 
In 35 pagine, consegnate ieri ai giudici popolari, il professor Fornari concorda con la perizia dei quattro esperti nominati dalla Corte i quali sostengono che la Franzoni abbia compiuto il delitto in uno stato crepuscolare, ovvero, abbia poi rimosso il gesto efferato.



TORINO - Annamaria Franzoni avrebbe involontariamente confessato l'omicidio del proprio figlio Samuele.
Lo sostiene Ugo Fornari, consulente dell'accusa, secondo il quale la donna parlando con il marito avrebbe reso, inconsciamente, una confessione.
Quando racconta al marito di come una sua vicina abbia ucciso Samuele «in realtà rende una confessione», dice Fornari:
«Parla di sé accusando un'altra persona, su cui addossa la propria parte cattivache non può accettare di avere».
Tratti psicotici quindi.
PSICOSI - Il consulente Fornari dunque parla di «un disturbo grave di personalità» con «scompenso borderline e stati dissociativi».
Secondo Fornari «nello sguardo della signora Franzoni vedo il vuoto.
Sono gli occhi di una persona che non ha ancora capito quello che è successo.
Il suo io si è arroccato su una posizione difensiva paranoide: lei è buona, il resto del mondo è cattivo. Ma è una psicosi».
Una donna - hanno detto gli specialisti - che si è autocostruita un'immagine di brava madre, al punto da avere nascosto istintivamente l'arma del delitto perché l'inconscio le impediva di lasciare la casa in disordine.
Capace di provare dolore, ma incapace di descrivere l'accaduto perché lo ha rimosso.
Incapace di confrontarsi con la realtà. 

Non c'è dubbio che tutti noi siamo confidenti in questa descrizione di Fornari, l'unica che descrive in poche parole, la personalità della Franzoni in profondità. Per quanto riguarda lo stato crepuscolare non è una vera e propria noxae distinta, non ci dice molto di quello che accade dentro il funzionamento e l'organizzazione della personalità di un soggetto.
Lo stato crepuscolare non differisce da altri stati soggettivi, che si associano però a disturbi veri e propri, sia psichiatrici che anche neurologici, ad esempio la derealizzazione, la depersonalizzazione, i formicolii e sensazioni di perdita di equilibrio improvvisi, il senso di cadere nel vuoto durante l'addormentamento ecc. Parestesie,crampi, fascicolazioni ecc.
Tutti questi stati, possono essere generati e collocati all'interno di una organizzazione di personalità ovvero di un'altra.
Per dare loro un significato, li devo infilare dentro un funzionamento personologico e associare ad eventuali altri disturbi o alla loro assenza.
Se sappiamo che la Franzoni lamentava da tempo senso di svenimento, parestesie, formicolii, tutti riconducibili a stati di ansia acuta o sub acuta, senza manifestarsi chiaramente come attacchi di panico, devo pensare a un funzionamento personologico peculiare, ad esempio la personalità border e istrionica immatura, dove l'incapacità di integrare i vissuti personali e le emozioni, gioca un ruolo basilare.
Ecco che allora, può arrivare l'invasione della rabbia, e l'agire tale rabbia, con parziale soppressione del reality test. Noi nella nostra scuola americana, denominiamo tutte le condizioni che interferiscono con la rappresentazione della realtà di una persona, come valutazione del suo reality test, ossia quanto questa persona è dentro la realtà o ne è distante.La Franzoni era probabilmente in una condizione di reality test attenuato, non soppresso, dovuto all'emersione di rabbia nel sentirsi da sola con i bambini e non sentendosi capace di far fronte (ricordiamo che nel cuore della notte c'era stata la chiamata al medico per i suoi problemi di sensazione di blocco dello stomaco, tipico segno di ansia acuta). La mattina, doveva non restare sola, tutto qui, purtroppo l'essere sola l'ha fatta sentire fuori posto, incapace di controllare la situazione. Rabbia e sfogo della rabbia, sono state le sue azioni ed emozioni per mantenere l'equilibrio mentale.
Era consapevole di quello che aveva fatto? Si e no, diciamo che comunque lei sa di aver avuto un break mentale, ma il resto è solo una supposizione ulteriore.
A mio avviso farle trascorrere qualche anno in una struttura adeguata, con continui  rientri in famiglia, è la situazione più funzionale per lei.

E' ripreso a Torino, con la deposizione di un esperto, il processo d'appello ad Annamaria Franzoni per il delitto di Cogne. Per Ugo Fornari, consulente della pubblica accusa, Annamaria Franzoni soffre di un disturbo grave della personalit� con "scompensi psicotici e stati dissociativi". Nello sguardo di Annamaria "io vedo il vuoto", ha detto. In aula � stata ascoltata la telefonata fatta dalla Franzoni al 118.
Sono stati rivissuti i primi minuti dopo l'aggressione al piccolo Samuele Lorenzi. Cos� come richiesto dal legale d'ufficio, l'avvocato Paola Savio, � stata sentita la registrazione della telefonata fatta dalla Franzoni la mattina del 30 gennaio 2002 al 118.

E' stato ascoltato anche il professor Roberto Mutani, neurologo incaricato di eseguire la perizia sugli accertamenti neurologici svolti privatamente da Annamaria Franzoni nel giugno di quest'anno presso la clinica dell'Universit� di Sassari. Mutani ha ribadito le conclusioni della sua perizia nella quale ha rilevato dai tracciati elettroencefalografici della Franzoni, la presenza della cosidetta "attivit� Teta".

In particolare l'esperto ha parlato dell'emissione da parte del cervello di onde elettriche tipiche dello stato di assopimento e che se presenti in stato di sveglia, possono essere associabili a patologie come epilessie e parasonnie compatibili con compimento di atti violenti e con la successiva amnesia di quanto compiuto. Mutani ha per� specificato che per poter dare un giudizio certo servirebbero approfondimenti mirati.

La Franzoni per� ha negato il consenso per ulteriori accertamenti. La mamma di Samuele era stata sottoposta ad un altro esame elettroencefalografico, eseguito a Bologna nel 2002. Anche in quel caso i referti indicavano la presenza di "attivit� Teta" che, in quell'occasione, venne giustificata dagli esperti, con un possibile addormentamento da parte della Franzoni nel corso dell'esame. Le patologie compatibili con l'attivit� Teta nel caso della Franzoni sono epilessie e parasonnie.

Per quanto riguarda l'epilessia, Mutani ha spiegato che la patologia pu� essere accompagnata da "crisi parziali complesse" e che portano alla perdita di contatto con l'ambiente circostante, alla messa in atto di atti fuori dalla propria volont� e di alterata percepizione della realt� circostante, fino a fenomeni di carattere illusionale od allucinatorio. In questo stato � possibile un comportamento aggressivo.

In pi� se vicino alla eprsona colpita da questa crisi si trovano soggetti che gridano la reazione pu� peggiorare. Per quanto riguarda invece la parassonia questa pu� essere caratterizzata da sonnambulismo, da terrore notturno e da un risveglio confusionale. Interrogato dal presidente della Corte Romano Pettenati su quale patologia ritiene pi� probabile, Mutani ha risposto che statisticamente la parasonnia � pi� frequente, ma che per quanto riguarda il caso della Franzoni, non ci sono sufficienti elementi per dare un giudizio.

Nello sguardo di Annamaria "io vedo il vuoto"
Nello sguardo di Annamaria Franzoni "io vedo il vuoto". E' quanto ha detto Ugo Fornari, consulente della pubblica accusa al processo. "I suoi - ha spiegato - sono gli occhi di una persona che non ha ancora capito quello che � successo. Il suo io � arroccato su posizioni difensive paranoidee, tutto il bene � in lei e nella sua famiglia, tutto il male � al di fuori, nel mondo cattivo".

La donna, secondo l' esperto, si � costruita l'immagine di una "mamma brava, che fa le cose per bene". Ma � rivelatrice la conversazione - intercettata dai carabinieri - con il marito, Stefano Lorenzi, in cui racconta il modo in cui una vicina di casa potrebbe avere commesso il delitto.

"Per noi clinici - dice - quel racconto � una vera e propria confessione. E anche qualcosa di pi�: e' una richiesta di aiuto. Dice che la vicina, che un tempo era stata la sua migliore amica, ha una doppia personalit�. Ma � evidente che parla di se stessa, cercando un oggetto su cui collocare la propria parte cattiva che non pu� ammettere di avere. Sta difendendo un io fragile. In modo psicotico".



Veniamo al'ultimo punto: la Fr è ancora socialmente pericolosa?
Per noi, la domanda non è questa, per noi è: la Fr è ancora disturbata come prima?
Risposta: in buona parte si, e lo vediamo dai tracciati EEG e dai test personologici. Insomma, in medicina e psicologia, sono rare le possibilità di intervento che eradicano una malattia, meno che mai nei casi di psichjiatria e neurologia. Quindi, il tempo e le terapie sono sicuramente utili, ma la migliore cura è l'affetto dei suoi cari e la loro costanza nel darne a lei e tenerla sempre diciamo sott'occhio per amore. E' tutto.

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