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Sito dell'Associazione Italiana per lo Studio e Ricerca sui Comportamenti Violenti -CRCV- Italy. ---------- Violent Behavior and Prevention Research Center - VBRC -Au-- Lorenzi Alfredo, Neurobiol, Neurosc.Human Behavior Biosincr - Basil--Davis CA -- Karin Hofmann, Phd Aggressive Behavior--Au

La Testimonianza di bambini in abusi sessuali: problemi di suggestionabilità e interferenze dei ricordi.

Durante gli anni ottanta, c'è stato un enorme cambiamento nella sensibilità sociale
riguardo al riconoscimento dei problemi di violenza e di abusi  subiti da bambini.
Sulla spinta di questa maggiore consapevolezza della pervasività di abusi sessuali su minori, gli stati hanno rivisto le procedure penali per consentire ai pubblici ministeri di trattare in modo più efficace con le vittime e imputati. 

Ciò ha portato a importanti cambiamenti nel sistema giuridico, non solo negli Stati Uniti ma anche in altri paesi della mondo occidentale. Questi cambiamenti sono volti anche a  permettere ai bambini di fornire corroborata testimonianza nei casi di abuso sessuale, un crimine che per la sua stessa natura spesso non comporta un testimone oculare diverso oltre l'autore e la  vittima stessa, ciò implicando  l'eliminazione del requisito di competenza per i bambini testimoni, che in passato erano spesso esclusi come testi.
(Per una descrizione di queste modifiche, vedere Bottoms & Goodman 1996;
Davies et al 1995; Goodman et al 1992b; McGough 1994)

Come conseguenza di questo nuovo trend e modello giudiziario, si assiste ad un aumento nel numero di bambini che forniscono dichiarazioni in casi legali. All'inizio di questo decennio, abbiamo stimato che oltre 13.000 bambini hanno testimoniato ogni anno in casi di abuso sessuale (Ceci & Bruck 1993), e molte altre migliaia hanno dato deposizioni e dichiarazioni giurate a magistrati, funzionari di polizia e assistenti sociali. Inoltre, un grande numero di cause civili e familiari comportanti accuse di scorrettezza sessuale che coinvolge un bambino. 
Quindi, la questione se i bambini oggetto di testimonianze molto gravi, sono affidabili,  ha assunto un significato considerevolmente pieno di implicazioni e di problematiche scientifiche,  negli ultimi anni specialmente.

Anche se abbiamo detto in precedenza che la maggior parte dei casi di denunce di abusi sessuali che finiscono nel sistema giuridico  hanno rivelato essere realmente accaduti,, una serie  sensazionale  di casi durante gli anni 1980 e 1990 ha sollevato preoccupazioni circa la affidabilità dei bambini come testimoni affidabili di quanto da loro raccontato in merito al presunto abuso. (per alcune descrizioni, Ceci & Bruck 1995; Nathan & Snedeker 1995).

In particolar modo, quando i bambini hanno affermato che i loro genitori o altri adulti avevano abusato sessualmente di loro, le testimonianze sono state spesso avvolte da costruzioni fantastiche, coinvolgendo i rapporti di abusi rituali, pornografia, più autori contemporaneamente abusanti, e vittime multiple. 
In tutti questi casi, si è potuto indagarli retrospettivamente con analisi dei documenti e carte giudiziarie (specie quelle a carattere medico), e si è visto che c'era poca evidenza medica di riscontri tipici nei casi di abuso sessuale,(tipiche lesioni o tracce che sono di frequente e ordinario riscontro, quindi parliamo di esami fisici, sul corpo del presunto abusato),  né si sono reperiti testimoni oculari adulti. 
Tuttavia, in un numero elevato di casi poi rivelatisi delle bufale clamorose, anche quando e nonostante le dichiarazioni enormi e paradossali dei bambini testimoni, (ad esempio di essere perfino stati costretti a mangiare dei piccoli bambini vivi) come se niente fosse, sono stati ritenuti attendibili e veritieri da una serie di operatori della legge e della salute mentale, oltre che dai genitori stessi. 

Nel procedimento giuridico che seguì a tali testimonianze infantili ripeto, per quanto paradosse e sfornite di ogni e qualsiasi prova ed evidenza , direi contro ogni evidenza medica, fisica, psicologica e sociologica (e direi anche giuridica), il problema principale per la giuria (fatta di persone comuni), era se credere ai bambini.
I pubblici ministeri hanno sostenuto che i bambini non mentono circa l'abuso sessuale, e di conseguenza, con una logica pragmatica e piatta, che i bambini testimoni, avevano raccontato, sia pure in modi paradossali, la pura verità del fatto abusante, e che i loro racconti bizzarri e agghiaccianti di eventi che erano ben oltre il regno della comune  conoscenza ed esperienza prescolare e si motivava questa bizzarra descrizione, la estrema mostruosità del racconto (mangiar vivo un piccolo neonato), proprio come la conseguenza traumatica del fatto che i bambini erano stati brutalmente abusati e minacciati di non riferire niente a nessuno.

La difesa ha cercato di sostenere che i rapporti erano il prodotto di ripetute interviste suggestive da parte dei genitori, funzionari di polizia, servizi sociali psicologhe e psicoterapeuti.
Tuttavia, poiché non c'era evidenza scientifica diretta  a sostenere gli argomenti della difesa, e alla luce della convinzione comune di quel tempo che i bambini non mentono mai su abusi sessuali, molti di questi casi hanno finito per divenire delle prove sulla base di convinzioni basate su assunti del tutto privi di alcun fondamento scientifico (a loro volta), ricordate?  I Bambini non mentono mai in casi di abusi sessuali. 
Questo era l'imperativo categorico prevalente del sistema degli operatori della legge, ma purtroppo, non sostenuto scientificamente e nella impossibilità di disporre di studi scientifici in merito alle caratteristiche della testimonianza dei bambini in caso di presunte molestie sessuali da parte di genitori e altri adulti.
(Si noti che molte conduttrici e conduttori, ospiti vari di programmi spazzatura sulla televisione, asseriscono il contrario, cioè  che è risaputo che i bambini sono considerati testimoni inaffidabili, e non potrebbe essere diversamente, dal momento che questa gente fa solo della confusione e porta l'acqua al mulino che serve alla loro causa politica e sociale).

Oggi, dopo 10 o 15 anni più tardi, gli scienziati sociali hanno sviluppato una comprensione psicologica dei possibili fattori che possono influenzare le testimonianze dei bambini  in questi casi. In particolare, nel decennio degli anni 1990 si è registrato un esponenziale aumento della ricerca sulla precisione dei ricordi dei bambini piccoli. Nonostante alcuni singoli studi documentino punti di forza riguardo la precisione dei ricordi dei bambini, aumentando il numero di studi si è messo in luce le loro debolezze, dimostrando come la memoria dei bambini e le loro relazioni possono essere modellati da suggerimenti impiantati da intervistatori adulti.

Vediamo cosa si è scoperto  sui fattori contestuali che influenzano l'accuratezza delle  affermazioni infantili, in particolare  con attenzione su quelle tecniche che hanno effetti deleteri sulla memoria dei  bambini. Questa enfasi sulla debolezza dei ricordi non è perché i bambini sono carenti nella capacità mnemonica ma piuttosto per illustrare ciò che può accadere se gli intervistatori impiegano varie tecniche suggestive con figli piccoli. Un altro motivo per la nostra attenzione sulle debolezze piuttosto che punti di forza è che i punti di forza sono intuitivamente ovvi per molti scienziati sociali e professionisti non esperti, mentre non sono altrettanto conosciuti da costoro, i punti deboli, almeno quelli che tra poco elencheremo (elencherò).

P R E M E S S A

Una premessa importante: contrariamente a quanto affermato da molti cervellotici psicoanalisti e psicoterapeuti di area psicodinamica infantile, da almeno 25 anni sappiamo con certezza che la centralina riverberante capace di fissare i ricordi e farli transitare in una memoria di lungo periodo (MLT), che coincide, principalmente con la struttura del Lobo Limbico chiamata Ippocampo e in particolare il Circuito di Papez e altre strutture di confine, non è formata prima dei tre anni, in media (a volte anche molto di più), e questo spiega quanto osservato da Freud e altri psicoanalisti, che denominavano - Amnesia Infantile, appunto l'assenza di ricordi espliciti dei bambini e adulti, spiegandolo però, tragicamente con ipotesi mai provate e poi contraddette dalle evidenze scientifiche, del tipo di un presunto trauma infantile precoce e altre diavolerie di dinamica mentale, ripeto, rivelatesi insensate, mai provate e poi, smentite dai neuroscienziati.

E' però certo, e risulta anche questo da studi su animali e uomo degli ultimi 25 anni, e specie dalla metà dei novanta,  che gli eventi ambientali capaci di elicitare forti risposte emozionali, in particolare gli eventi definiti come Traumatici (ad esempio la perdita di un partner o anche simbolici, ad es. la perdita della propria fiducia nelle capacità personali), e quindi i traumi ad esempio da violenze sessuali, esercitano sempre effetti che conosciamo ormai bene, sul cervello e in particolare anche su queste strutture ippocampali.
Gli studi mostrano che dopo un trauma, le fibre di interconnessione ippocampali vanno incontro ad un forte processo di regressione e riduzione, fino al punto da aversi una perdita cospicua di massa. In conseguenza di questo fatto e di molti altri, possiamo spiegarci i ben noti fenomeni di amnesia anterograda degli eventi avvenuti fino al trauma, proprio per la deconnessione ippocampale. Un trattamento sperimentale, di cui anche lo scrivente ha preso parte, prevede la somministrazione ai soggetti che hanno riportato forti stress, di una sostanza in grado di limitare queste perdite neuronali, riducendo quindi la deconnessione sinaptica inter- ippocampale e i disturbi mnestici, oltre alla capacità di favorire l'integrazione del ricordo della vicenda traumatica in un successivo momento, con l'ausilio di una equipe esperta. (per sintetizzare: si impedisce la possibilità di far transitare il ricordo dell'evento traumatico dall'ippocampo nella MLT, per poi andare a far rivivere al paziente, in un tempo successivo, sotto la stessa sostanza dosata in modo lieve, l'evento traumatico deconnesso dai suoi effetti nocivi (depotenziamento emozionale), favorendo la generazione di un ricordo meno invasivo e nocivo sulla vita del paziente).

Ho partecipato a uno studio in Basilea, dove a topolini sottoposti a shock emozionale, si impediva la memorizzazione dell'evento traumatico tramite somministrazione di una molecola modificata di Tiopental sodico (Pentothal), e sappiamo che questo farmaco oltre che ad agire come siero della verità, sappiamo che lascia passare i ricordi senza farli analizzare dalla parte corticale di controllo, possiede anche una quantità di effetti assai differenti, e antagonisti a quelli per cui è noto, dose-dipendenti. La modifica della molecola ha inoltre permesso una maggiore aderenza ai recettori dopaminergici, e con effetti di depotenziamento del circuito riverberante dell'ippocampo, ma si può agire anche più in alto, impedendo la trasmissione a livello talamico.
Il risultato era evidente: i topolini trattati col farmaco erano meno traumatizzati e con recupero funzinale più rapido e quasi senza compromissione a distanza di 6 giorni di controllo.

Questo impiego di barbiturico modificato è stato utilizzato nei casi di trattamento dello Stress postraumatico di guerra, con effetti dipendenti dal tempo intercorso tra stress e trattamento: quanto prima si interviene e più sono alte le probabilità di riduzione degli effetti traumatici psichici ben noti.

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Ci sono stati un paio di studi americani ben controllati, che hanno permesso di compiere alcuni passi significativi nella conoscenza delle testimonianze dei bambini.
Studio di Goodman et al., 2001:
Questo studio effettuato su bambini tra tre e 10 anni, ha esaminato le influenze e relazioni tra testimonianza di bambini oggetto di presunte o accertate violenze e abusi sessuali e la loro testimonianza (noi la chiamiamo semplicemente ricordo) della situazione e persone che sono stati agenti dell'abuso, insomma sui fatti per i quali ci troviamo a dover intervenire in termini medici e psicologici (non solo in termini giuridici).
I bambini vengono sottoposti dopo due settimane dagli eventi a una sorta di training e gioco con un adulto di sesso maschile, che si configura come un suo  alleato. Le attività sono simili a giochi, come fare bolle di sapone, vestirsi e posare per un fotografo, leggere una storia, colorare dei disegni e una sorta di braccio di ferro.
Dopo questa attività, si passa ad una inntervista più strutturata e condotta con metodicità, volta a esplorare i ricordi e ricostruzioni sulle attività stesse e sulla presenza dell'adulto, su come è percepito assieme ad altri ricordi e percezioni sociali e interattive.
Ai bambini viene solo richiesta una prestazione di memoria e percezione descrittiva sulle attività precedenti con l'adulto, quindi in contesto sicuro e non abusante, per testare le possibili differenze descrittive tra i due gruppi: quelli abusati e quelli non abusati.
Risultati:
i bambini più grandi sono più accurati dei più piccoli riguardo alle memorie e ai dettagli e anche meno suggestionabili;
i bambini abusati, presentavano punteggi inferiori al test di Q.I., e maggiori  comportamenti disturbati rispetto ai bambini non abusati;
I bambini abusati sono meno accurati e più influenzabili anche quando descrivono e ricordano situazioni di interazione sociale non abusanti, in presenza di persone neutre e non abusanti.

C'è anche uno studio, devo dire, uno dei primi che ho sentito, di Cassel e Bjrklund del 1995, che però, a nostro avviso, non è particolarmente brillante quanto a generalizzazione dei risultati perché considera un campione di soggetti minorenni appartenenti alla classe media (termine che oggi tende a sfumare molto più che in  passato), e non considera un campione chiaro di riferimento ad esempio di adulti. Quindi, dal momento che questo studio non mi soddisfa, lo cito solo per completezza, solo per darne la conclusione banale, che il gruppo dei bambini più piccoli tendono ad essere più suggestionabili (durante le domande dell'intervista, poste a una settimana di tempo), rispetto a quelli del gruppo più alto di età, (6 anni contro 8 anni).
Questi studi sono centrati sulla affidabilità dei bambini che sono stati testimoni oculari di un fatto o serie di fatti e circostanze, diversa è la situazione della testimonianza di bambini in circostanze in cui sono presuntivamente essi stessi oggetto di abuso, cioè la testimonianza dei bambini oggetto di abuso (sessuale e di altro tipo).
In ogni caso, è certo che i bambini in età prescolare e nel primo anno delle elementari, sono meno affidabili nel ricordo di eventi liberamente rievocati (senza porre domande specifiche), almeno secondo Goodman, a causa del non possesso di abilità linguistiche adeguate e pari a quelli del gruppo superiore (dagli otto anni in su) e sempre in condizioni di sviluppo normale, cioè in assenza di decalage e deficit di apprendimento specifici.
Anche la suggestionabilità (quanto la testimonianza è affetta dal tipo di risposta che la domanda richiama, ad esempio se sono prospettati effetti o conseguenze negative o positive, come disobbedire ad un divieto o altro) è risultata chiaramente dipendente dall'età e dal tipo di conseguenze che sono collegate alla risposta. In altre parole, quanto più la domanda contiene un valore di positività o negatività cioè di aderenza o meno ad un sistema di valori e regole e quanto più i due gruppi di bambini tendono a scostarsi dal tipo di affidabilità delle risposte. Infatti, la capacità di mentire, è nel suo sigificato causale ben differenziata a tre, sei e otto anni, anche se apparentemente ci troviamo di fronte a una stessa risposta dicotomica (si o no).
Solo il bambino che possiede un insieme di conoscenze dei valori ammessi e delle conseguenze collegate ad un certo comportamento regolatorio sono in grado di valutare con una maggiore ampiezza il tipo di effetto che la loro risposta può determinare o che si presume sia collegato anche simbolicamente.
Per un bambino di tre anni, il mentire è parte di una strategia del tutto ingenua e subito evidente (seguono il principio del piacere in modo palese), mentre a sei anni siamo già in un contesto di soppesamento di molte variabili a contenuto valoriale e quindi simbolico, per quanto con una possibilità notevole di distorsioni concettuali, meno presenti a sette e ancor più ad otto anni.
Questa tematica ci conduce direttamente al problema della ubbidienza o disubbidienza ad una norma ben imposta ed impartita.
Nel nostro studio del 1998, (Lorenzi & Hoffman, 1998: Albrecht), a un gruppo di bambini posti all'interno di un tappetino, veniva impartito l'ordine (norma) di non uscire dal perimetro del tappetino in nessun modo. Poi ad un certo punto, l'operatore entrava nella stanza e collocava un pacchettino fuori dal perimetro, sempre avvisando di non uscirne fuori.
I bambini sotto i tre anni se ne infischiavano altamente della norma, e seguendo il principio del piacere e sotto la spinta della scoperta e curiosità, uscivano dal tappetino e si appropriavano del pacchetto (contenete caramelle). Quelli di età tra i 4 e i 5, mostravano palesi segni comportamentali di conflitto tra il divieto e la spinta della scoperta: erano bloccati con gli occhi alla scatola, ma al contempo si giravano spesso indietro, verso la porta, per accertarsi che gli adulti non fossero presenti.  Era veramente una battaglia alla pari, che a volte per alcuni terminava con l'infrangere il divieto.
I bambini di età superiore ai sei anni, non si facevano vincere dalla curiosità, restandosene tranquillamente al loro posto a giocare con quello che già avevano.
Questo tipo di esperimento si collega con la testimonianza solo in modo indiretto; infatti la conoscenza dei valori e delle conseguenze si ritrova in entrambe le ricerche, ma traspare e si manifesta in modo differente.
Nella testimonianza, (vale a dire nel ricordo), i bambini tendono ad essere gradualmente con l'aumento dell'età e quindi delle abilità di cui dispongono, più conforme a quanto atteso e richiesto: quindi se le domande rivolte, sono molto tendenziose, tendono a sollecitare risposte conformi per meccanismo di aderenza e per timore delle conseguenze implicite.
Nei bambini più piccoli, le domande con contenuto pretestuso mo ad effetto negativo, sollecitano risposte di aderenza e adeguamento per semplice conformità al principio del piacere (evito un maleficio, un dolore, dicendo quello che mi pare più semplice e meno problematico). Il conformismo è solo apparente, e comunque legato al tentativo (a volte palesemente errato), di evitare un dispiacere a sé e anche agli altri.
Dunque, i bambini piccoli, entro i tre e i cinque anni, non possiedono una vera capacità di mentire deliberatamente, quanto un mentire per conformismo o per eviitare una presunta conseguenza spiacevole o per aumentarne una piacevole. Diversamente, attorno ai sei anni, compare una vera e piena capacità di mentire deliberatamente, sapendo che si mente per produrre una manipolazione della persona a cui mentiamo con la risposta.
Si deve anche considerare che tra i vari gruppi di bambini ci sono scarti e differenze molto elevate, in relazione ai valori di provenienza, alla cultura, al tipo di censo e di collocazione sociale e di credo religioso, e altre ancora, legate alle differenze di sviluppo individuale e al tipo di personalità e al funzionamento psichico.
Quindi, collocare la testimonianza di un bambino su fati che lo riguardano, specie se di contenuto traumatico o ad alto impatto emotivo, implica non solo di considerare l'età del bambino ( e su questo si è detto già) ma anche valutare il funzionamento personologico del bambino e il suo collocamento famigliare e sociale. E' tutto? No, si deve porre attenzione anche al tipo di domande che poniamo, al set e setting in cui ci troviamo ad operare, e a cosa ci prefiggiamo di raggiungere con tali domande e con la metodologia che usiamo.
Infatti, lo scopo del colloquio, non dovrebbe essere tipicamente aderente a quanto la legge ci richiede (accertare se il bambino riporta ricordi e testimonianze affidabili), quanto registrare con il video e l'audio, tutta una interazione tra il professionista e il bambino, in modo che traspaia bene il contesto generale in cui l'ìnterazione ha luogo, dando uno spazio di reciprocità interattiva al bambino, che tendiamo a focalizzare in modo discreto su alcuni aspetti (quelli che ci interessano ) ma senza farli mai apparire in modo esplicito. Questa non esplicitazione è essenziale per evitare domande suggestive e quindi elicitare risposte conformi o comunque influenzate dal contesto di domanda.
Molte volte mi è capitato di dover criticare con una notevole forza e anche con una certa ferocia, il lavoro di alcune psicologhe, che hanno fornito registrazioni di colloqui dai quali si poteva ricavare benissimo il contesto tipico del tipo di domanda e di risposta che ci attendiamo.
Quando mi trovo (spesso) a dover considerare queste sciagurate interviste e colloqui con bambini presunti vittime di abusi sessuali), sono costretto a redigere una relazione da consegnare a chi mi ha richiesto, nella quale smonto e distruggo completamente, e con riferimenti scientifici precisi, tale lavoro scellerato e mal condotto, che quando dovesse giungere al giudizio di un giudice di primo grado, sarebbe poi inevitabilmente buttato all'aria nel secondo o terzo.
Si tratta di gioco forza, e che sarebbe meglio far ripartire il colloquio e quindi la raccolta delle testimonianze dei minori da capo e sulla base di un set scientifico e meno attaccabile; diversamente tale lavoro sarà minato e attaccato da gente come me, che finirà per distruggerlo come è giusto che sia.

Ora, chiudete gli occhi e pensate a questa situazione: dei bambini sono presunti dalle mamme di essere abusati sessualmente da adulti, e sono sottoposti a valutazione delle loro testimonianze a distanza di due o tre anni dai presunti fatti. Chi viene incaricato di questo delicato compito? Una psicologa che nessuno conosce e mai sentirà parlare in seguito, che di lato alla propria abitazione ha un suo studiolo, con il titolo in tasca di psicologa e di psicoterapeuta, senza precedenti esperienze e specializzazioni in materia.
Questa brava e ligia psicologa non declina il compito (come avrei fatto io, perché già un anno è troppo tempo per ricordare i fatti, figuriamoci dopo due o tre anni, roba da marziani e io sono solo un terrestre), ma accetta e cosa fa? Mentre io collocherei almeno due o tre videocamere per le riprese da varie angolazioni dei colloqui, la nostra brava signora, si la psicologa in questione si mette a fare dei minuziosi colloqui intervista a distanza di tre anni dai fatti, su queste bambine e bambini di età diifferenziata, senza fornire un foglio con la tecnica impiegata e la metodologia seguita. Insomma, la psicologa naviga a vista, seguendo il suo fiuto, la sua esperienza e basta.
Inevitabile che il lavoro di questa professionista verrà da gente come me completamente distrutto, nascendo completamente minato da una serie di errori metodologici e tecnici non più superabili e correggibili.

Risultato: distruzione delle testimonianze raccolte dalla psicologa incaricata,
Tribunale di-------- omissis, in quanto si ritiene che le osservazioni presentate dal legale della difesa, Avv....---- Omissis,  raccolte nella relazione del dott. Lorenzi Alfredo, incaricato dalla difesa, sono state accolte interamente, rendendo invalide le testimonianze raccolte dalla psicologa cui detto. Omissis....

Quindi, consigli che dovete sempre seguire:

1 Non accettare incarichi che non sono compatibili con le vostre specializzazioni e studi e ricerche
specifiche e se non ne possedete, declinate:

2 Non accettate incarichi palesemente impossibili (non siete il padreterno), del tipo giungere a validare le testimonianze di bambini di 6-9 anni, per fatti accaduti presuntivamente oltre i sei (6) mesi dal loro accadimento, se presunti, se invece sono certi e inconfutabili potete salire anche fino a dodici mesi (12). Quindi se qualcuno vi vuole conferire incarico per un lavoro oltre questi termini, declinate decisamente, dichiarando nella vostra lettera di declino, i motivi precisi e con i riferimenti scientifici che conoscete, che vi conducono alla decisione.

3 impiegate sempre una videoregistrazione dei colloqui e in modo preventivo, compilate un documento che inviate al Tribunale e ai difensori, contenete l'esplicitazione del set, del setting e della metodologia e tecnica di conduzione del o dei colloqui. Questo foglio dettagliato, sarà la vostra ancora di salvezza della vostra dignità scientifica e professionale, oltre che mezzo di prova favorevole quando risulti scientificamente valido e ben documentato.

4 Al termine del lavoro, consegnare le videoregistrazioni a chi vi ha conferito l'incarico e solo a quello (salvo ordine o richiesta esplicita di chi ne ha l'autorità di farlo). Con le registrazioni, consegnerete anche la vostra relazione dettagliata, con il riepilogo del contesto, delle domande e il senso generale del colloquio, peraltro rimandando alle videoregistrazioni. Quanto ai risultati, stare sempre sullo specifico, bambino per bambino, contesto per contesto, domanda per domanda, e riportare le vostre conclusioni in modo breve, sintetico e univoco, a meno che non siate certi e vi siano dubbi, che dovrete quindi rendere ben chiari sempre sinteticamente.

Buon lavoro e buona fortuna, che in questi lavori è sempre gradita.




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