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Emanuela Orlandi, chi,dove,come,quando e perché. Le procedure da seguire nelle sparizioni di persone.

Ho capito che il File o Caso Emanuela Orlandi era un caso disperato quando ho
saputo che una certa persona si occupava di esso. Non mi sono dunque sorpreso quando ho ascoltato ad una delle solite prresentazioni del solito tipo di libri di certo editore rampante, che a detta dell'autore del libro, Emanuela Orlandi non solo non è morta, ma è, ripeto è (non sarebbe), viva e vegeta, sposata e residente in Turchia. Se non confidassi sulla mia esperienza di almeno 25 anni nel campo della psicologia dei crimini e comportamenti violenti, e se non avessi maturato altrettanta buona esperienza nel conoscere le personalità di certe figure, siano esse giudici, avvocati, psichiatri e testimoni vari, sarei quasi tentato di credere che quanto affermato sopra potrebbe essere anche una ipotesi da non scartare a priori. E invece, l'ipotesi che Emanuela Orlandi sia viva, sposata felicemente e residente con la sua famigliola in Turchia è del tutto marziana e fuori contesto (a meno di indizi assolutamente convincenti).
Ma proprio la famiglia Orlandi doveva affidarsi a personaggi di tal fatta, che non per intenti malevoli ma solo per assoluta mancanza di competenze e conoscenze specifiche e specialistiche, sono tra i meno adeguati e affidabili in casi simili?
Ora, uno dei principi della psicologia cognitiva, si basa sul fatto che le conoscenze successive servono per essere integrate in quelle precedenti e quindi per modulare le conoscenze e i comportamenti susseguenti. Lo abbiamo già detto più volte; questa semplice evidenza scientifica non è spesso seguita da avvocati e uomini della legge, i quali spesso continuano a rimestare tra le parole scritte in qualche foglio di carta, credendo di poter estrarre da quelle, l'interpretazione della realtà. Per dire che non ci sorprendiamo affatto che simili persone, di estrazione tipicamente giuridica, seguano o meglio non sembrino seguire il principio della psicologia cognitiva sopra accennato, continuando a portare avanti ossessivamente un'unica opzione di interpretazione della realtà fattuale: quella che emerge dalle carte (perizie, ricognizioni ufficiali, descrizioni, riprese video e audio e simili).
Ma ad esempio, la perizia sul funzionamento mentale e personologico di una persona, è fatta da un medico e questi si avvale di conoscenze ed evidenze scientifiche che integra nella sua esperienza, seguendo quando ci sono ed è possibile, un protocollo (appunto scientifico), vale a dire una metodologia e procedura che guida il suo lavoro (in questo caso la descrizione del funzionamento mentale di una persona, che raccoglie in un foglio di carta, su cui mette una firma e che si chiama perizia o consulenza a seconda dei casi).
Ebbene, appare evidente che quanto descritto e raccolto in tale scritto, è solo un lavoro di approssimazione alla realtà e probabilmente, se 100 medici ne fossero incaricati si giungerebbe a 100 redazioni differenti. Quindi la pretesa di poter leggere tale perizia come uno stato di fatto descrittivo della realtà è non solo inesatto ma addirittura fuorviante e anche pericoloso per la salute psicologica delle persone che tale pretesa sembrano riporre e pretendere.

Ritorno sul caso specifico.
Già da tempo, quasi da dieci anni ormai, abbiamo avuto modo  di entrare in chat con una persona del forum in Germania che ci ha dato per certo il fatto che la sparizione della Orlandi era dovuta per un fatto più di opportunità che direttamente legato a lei. In altre parole, a quanto si capiva, la piccola Emanuela Orlandi era stata "sparita" perché era testimone di un fatto che non avrebbe dovuto mai aver conosciuto e questo fatto era legato ad aspetti che coinvolgono la vita sessuale di personalità che risiedono dentro al Vaticano (risiedono).
Che poi sia stata usata l'intermediazione di un paio di personaggi (uno era il capo) della Banda della Magliana (da sempre legata anche ai Servizi, per le conoscenze che può vantare sul territorio), per realizzare la "sparizione" della povera Emanuela Orlandi, questo è solo un fatto di opportunità.
Basta ascoltare alcuni ex ragazzini che un tempo hanno  avuto modo di conoscere e farsi conoscere da Don Gelmini, che dopo una serie di processi per reati di tipo finanziario e di gestione di associazioni, continuava tranquillamente ad entrare e uscire dal Vaticano con tanto di auto e autista, almeno, questo è quanto dicono (e aggiungono anche altre lamentele, altri addebiti, che però non hanno mai avuto seguiti ufficiali e per i quali non esistono che parole di persone che al tempo erano giovani e in posizione di svantaggio sociale).
Per non parlare poi del di lui fratello, il noto Padre Eligio (Gelmini), rincorso dalla polizia anche all'estero per reati vari riguardo la proprietà e la gestione di associazioni.
Vogliamo dire, che nonstante l'accusa di molestie sessuali che hanno  investito il Don Gelmini recentemente, già in precedenza, la sua storia di vita era perfettamente leggibile da chi voleva leggerla e nonostante questo, ha potuto continuare a fare quello che ha voluto, senza alcun ostacolo da parte dei suoi superiori (Stato del Vaticano). La sua esistenza è ormai prossima alla fine, senza otersi celebrare alcun processo a causa delle sue condizioni di salute, crediamo che le cose finirannno in questo modo e sarebbe un peccato ma purtroppo, questa è la legge e giustamente si deve rispettare lo stato di salute di chi è imputato.


Per ritornare al punto iniziale, infatti, per risolvere il caso di una presunta scomparsa, ci si deve porre le solite domande che sono parte della logica interna alla meccanica dell'evento: 

 Chi ha compiuto il rapimento e successive azioni: in questo caso chi ha rapito Emanuela, con quali strategie, mezzi e modalità di attuazione. Ovvio che qui, dalle prime ore fino ad oggi, chi ha indagato deve aver trovato ostacoli che hanno impedito una indagine corretta (cioè in tutte le direzioni e secondo le principali ipotesi verosimilmente accreditabili). 
Quindi, il fatto che una indagine non si realizzi nei modi desiderabili e completi, spesso non dipende da incapacità o volontà degli inquirenti, chiaro? 

 Come è avvenuta la scomparsa- qui, abbiamo solo una serie di circostanze indiziarie, che purtroppo non sono al momento sufficienti per rispondere.

 Dove, e qui sembra che ci siano elementi abbastanza sufficienti per fornirci una risposta molto convincente. 

Quando, anche qui, abbiamo una certezza riguardo al momento temporale in cui l'evento si è realizzato. 

 Perché, e questa è la domanda alla cui risposta si deve porre particolare attenzione a motivo delle sue coonseguenze. Infatti, perché si compie un rapimento? Di solito ci sono alcuni comportamenti tipici che ormai conosciamo bene: estorsione (non è il caso di Emanuela); vendetta o rivendicazione anche riferita, e questo caso sembra avvicinarsi solo in parte a quello di Emanuela; per copertura, e questo sembra il caso più aderente. Significa che a motivo di una serie di circostanze, a volte del tutto incidentali, un soggetto si viene a trovare all'incrocio sbagliato, insomma, si trova in un punto caldo o se preferite, nel mezzo di una serie di interessi conflittuali. 
Qualcuno conosce cose che non doveva conoscere, oppure non sa cose che altri ritengono che costui o costei conosca oppure per mandare un avviso a qualcuno. Infine, c'è un motivo che spiega la scomparsa, ma che di solito si rivela entro un lasso di tempo non molto lungo: l'aggressione sessuale differita ad opera di un offender abituale o accessuale. Dal momento che non si è trovato il corpo di Emanuela, si deve ritenere questa ipotesi poco probabile. Proprio perché non si trova il corpo e per la modalità di rapimento, si deve pensare che sia stato all'opera un team di gente del mestiere o comunque certo non gente sprovveduta. 

Ma la testimonianza della mamma di Mirella Gregori, è direi assai illuminante di come spesso gli intrecci di persone, luoghi e circostanze si vadano ad ammassarsi gli uni sugli altri. Resoconto di Maria Arzenton, mamma di Mirella, scomparsa 40 giorni prima di Emanuela, stessa età, forme fisiche simili: .. nel momento in cui io e mio marito ci trovammo a transitare per quel corridoio, (che conduceva al Pontefice, Wojtyla, in visita alla parrocchia di via Nomentana), riconobbi subito il volto di un uomo che avevamo visto spesso nei pressi di casa nostra, seduto al bar accanto al portone della nostra casa. Come in tutti i casi che conosco, spesso le detection facciali, tanto più se differite nel tempo, sono soggette ad errori e distorsioni incredibili. Infatti, la signora Arzenton, nel confronto con il presunto soggetto del tavolo del bar e della scorta del Papa, non riconobbe costui come quello del bar. Insomma una falsa detection, come spesso accade e cui siamo abituati da tempo. Tanto più, se anche lo avesse riconosciuto, per me non avrebbe significato nulla di particolare, dal momento che sappiamo bene a quali effetti distorsivi è soggetta la memoria facciale durante il tempo. In conclusione: c'è un legame tra una persona della scorta del Pontefice e Emanuela Orlandi? Direi proprio di no. Tutto il resto è pura fantasia. 

Alla prossima. al.


Emanuela Orlandi: il flauto si compra su eBay

Pubblicato il 8 aprile 2013 07.11 | Ultimo aggiornamento: 8 aprile 2013 12.55


Da una email di Pino Nicotri di Blitz a un ex amichetto che al tempo frequentava la compagnia di Emanuela:


....E’ vero, Sig. Nicotri, sono stato sul punto di dire ciò che sapevo e che mi porto dentro (ma non sono l’unico, mi creda) alla redazione di un giornale romano dove conoscevo una persona. Poi ho preferito lasciar stare, per tanti motivi, il primo è quello legato alla privacy mia e soprattutto della mia famiglia, dei miei figli.
Il vespaio nel quale lei fruga quotidianamente, con molto coraggio, è qualcosa che mi fa star male solo a pensarci. E su tutto c’è una 15enne, che aveva tutta la vita davanti, ed era mia amica. E forse, dicendoLe questo le ho detto quasi tutto.Voglio dirLe anche un’altra cosa, Sig. Nicotri. Se lei tiene veramente a questa storia, e non come un puro atto giornalistico, ma prima di tutto come atto di umanità, Le consiglio di far andare il Suo sguardo più a fondo, nei posti che Lei ha visitato e dei quali parla. Perché se Lei guarda bene, scoprirà che in questa storia esisteva, non so se ancora oggi è così, una “riserva di caccia”. E magari scoprirà che proprio da lì è iniziato tutto......

Come si vede, quanto ci è stato comunicato in chat una sera di diversi anni fa, è puntualmente confermato da altri ex compagni e amici della compagnia di Emanuela, quindi siamo da tempo sulla strada giusta. E non possiamo fare a meno di pensare che se avessimo avuto dei poteri, poteri ufficiali, intendiamo di quelli che sono conferiti da uno stato, di sicuro oggi il File Emanuela Orlandi sarebbe stato abbastanza chiarito e reso pubblico, intendo reso noto alla popolazione italiana, dal momento che la famiglia di Emanuela era anche cittadina italiana. E invece, reduci dalle sedute spiritiche dirette da Romano Prodi, per scoprire il covo di Moro, forse verremo a sapere che anche per Emanuela, sono state tenute analoghe sedute...

Sempre Nicotri da Blitz:

....Lo stesso Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, s’è lamentato su Facebook che non è stato interrogato nessun ex studente del Da Victoria; inoltre nella sua pagina su Facebook la voce del professore di musica gira da più di due di settimane, su segnalazione di una certa Monica Collodi, anche se il professore viene confuso con Mons. Vergari. Del quale non ci capisce che bisogno ci sia di mettere in piazza la telefonata ricevuta da un novizio che parlando di latte e yogurt pare si masturbi, quasi fosse la reclame “Fate l’amore con…” di un noto yogurt. Oltretutto, ascoltando la telefonata, si sente che a parlare è solo il novizio, don Vergari cerca pure di cambiare discorso, troppo educato per troncare con un bel “vaffa”.

Che Emanuela non sia stata rapita è convinzione degli attuali inquirenti almeno da quando hanno acquisito, nell’ottobre 2011, la registrazione e la trascrizione delle mie telefonate con l’avvocato degli Orlandi, Gennaro Egidio, che già nel 2002 mi spiegava: “Si tratta di una sparizione, ma non di un rapimento”. E spiegava perché mi facesse una tale affermazione, aggiungendo tra l’altro che “Emanuela di libertà ne aveva fin troppa” e che non era affatto vero che i suoi rapporti con i genitori erano idilliaci come suo padre Ercole ha sempre dichiarato: “I padri, si sa, difendono i figli….”.
Purtroppo Gennaro Egidio, che nel 2002 era il legale degli Orlandi da ben 19 anni e quindi di cose ne sapeva, è morto nel 2005 e pertanto non può essere interrogato. Ma gli inquirenti l’idea del rapimento l’hanno comunque abbandonata. Con 30 anni di ritardo, dopo che altri loro colleghi sono corsi dietro ai fantasmi del “rapimento politico” prima, quello che Agca addossava di fatto all’ Unione Sovietica e ora addossa all’Iran, e avere inseguito il cadavere di Enrico De Pedis dopo, per il “rapimento malavitoso”, gli inquirenti si sono convinti che la soluzione del mistero è nel Palazzo di S. Apollinare. Probabilmente dentro il Da Victoria. Lo vado scrivendo dal 2002.
Del resto già nel ’97 il giudice istruttore Adele Rando, in accordo col sostituto procuratore generale Giovanni Malerba, ha concluso che la scomparsa della Gregori non c’entra nulla con quella della Orlandi e che il sequestro “politico” era solo una montatura per nascondere un sequestro di ben altra natura. Di recente ho rintracciato un investigatore che si è occupato della vicenda nei primi tempi: mi ha espresso tutto il suo sbigottimento e la rabbia per avere dovuto di colpo mollare la pista che intendevano seguire, lo stupro concluso con l’uccisione, per doversi impegnare nel nulla di una pista chiaramente fasulla che i poliziotti più avvertiti avevano capito benissimo essere fasulla.
Per il Papa polacco Wojtyla il depistaggio del rapimento rientrava in uno schema che portava un elemento in più contro l’ Unione Sovietica, atea e comunista, che comandava nella sua natia e cattolicissima Polonia. E ai servizi segreti non solo italiani ha fatto comodo assecondarlo perché all’epoca eravamo in piena “guerra fredda” contro l’ Unione Sovietica.
Da qualche tempo gli inquirenti lo hanno finalmente capito. Ormai per “sequestro” intendono quello che sempre accompagna un abuso sessuale, specie se si tratta di una minorenne. Sarebbe anche il caso di capire come è nata la leggenda metropolitana dell’adescamento tramite l’offerta a Emanuela di un lavoro per la Avon visto che degli unici due testimoni sui quali si basa questa eterna tesi, il vigile urbano Alfredo Sambuco e il poliziotto Bruno Bosco, il primo mi ha sempre giurato di non avere mai fatto il nome della Avon, assolutamente ignoto infatti ai primi magistrati che si sono occupati della vicenda, mentre il secondo è assodato che dal posto dove si trovava non può avere visto la scritta Avon “su un tascapane di tipo militare” posto a non meno di 20 metri di distanza.
Come si nota, finalmente si parla di Sparizione, e se quardate il titolo dell'articolo vedete che questo è il termine specialistico da noi impiegato e da sempre per Emanuela.

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