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Sito dell'Associazione Italiana per lo Studio e Ricerca sui Comportamenti Violenti -CRCV- Italy. ---------- Violent Behavior and Prevention Research Center - VBRC -Au-- Lorenzi Alfredo, Neurobiol, Neurosc.Human Behavior Biosincr - Basil--Davis CA -- Karin Hofmann, Phd Aggressive Behavior--Au

Analisi di un fenomeno sociale e psicopatologico: Muccioli e la Comunità San Patrignano. Corso Neurosc.Comport. Lorenzi 2 parte

2a parte: analisi critica e discussione (psichiatria e psicologia, comportamento).
La prima parte è qui  
http://psicov.blogspot.it/2013/04/analisi-di-un-fenomeno-degli-anni-80-e.html
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INIZIO ANALISI E DISCUSSIONE


Grazie Silvia, gli applausi sono meritati. Non sono certo che avrei applaudito alla lettura della sentenza, almeno se uno si mette nei panni di essere uno dei malcapitati ad essere riempito di calci e pugni, rinchiuso in un pollaio per giorni eccetera, nel vedere che i miei aguzzini se la cavano con qualche mese di galera, pena sospesa, quindi senza mai dover affrontare un periodo di rieducazione. Capiamo tutti che questa gente e in particolare il signor Muccioli, praticamente ripartono subito a testa bassa, e vedremo spesso il Muccioli e suoi collaboratori in televisione, mentre ci mostra tutta la sua compenetrazione, il coinvolgimento giorno e notte per aiutare con una parola di conforto, con il sostegno morale e psicologico, le persone che in preda alla tossicodipendenza, sono avviate al percorso di rieducazione (secondo il metodo Muccioli). 
Capite bene quanto la televisione abbia avuto una parte importante, nel mostrare certi aspetti della vita di San Patrignano e non mstrandone altri, e questo anche oggi, e questo vale per tutte queste comunità, in tutta l'Europa, non solo in Italia.

Per capire il ruolo della televisione, sia pubblica che privata, eccovi un filmatino preso da uno mattina, rai1, in cui la ragazzina dalla bella faccina, leggendo il suo copioncino preparato dalla politica, porge la domanda da 1 milione di dollari:
-Ma lei sa che suo padre e i suoi metodi sono stati criticati e che le persone si dividevano in due distinti gruppi. Crede che suo padre, alla luce di quanto accaduto, avesse ragione?-


Questo secondo video, mi ricorda non so perché, la situazione emotiva e personale di chi era stato espulso dal PCI ai tempi di Berlinguer, oppure dal M5S oggi, ai tempi del movimentismo delocalizzato e atomizzato. Il risultato delle espulsioni e delle prevaricazioni o presunte tali, era la creazione di una quantità di persone che sviluppavano una forte acredine e motivazione alla rivalsa personale, a qualunque costo. E potrei fare decine di nomi, che dalle fila di Craxi prima e poi del Berlusconi, hanno covato e poi realizzato il loro progetto di rivincita.
Come vedete, di tutte le persone che hanno ai tempi fatto denunce, esposti, rivendicazioni di violenze, percosse, privazione della libertà, e via discorrendo, nessuno da voce, e forse, tra costoro non ci sono molte persone che possono aspirare ad una rivalsa, a differenza di quelli buttati fuori dal PCI.
Si noterà, che nelle motivazioni della sentenza, tanto lunghe e dettagliate, quanto purtroppo a corredo di un quasi nulla di fatto dal lato della pena, si fa riferimento al prezioso (sic!) studio del Cancrini e al., : vedete come queste persone tornano da sempre dentro a queste situazioni problematiche, dal lato di chi è in grado di far chiarezza e mettere scientificità. Sul mio pensiero nei confronti di questi medici e esponenti di certa cultura sinistrese, specie dal versante della psichiatria, ho già detto in altro articolo, a proposito della vicenda delle Maestre di Rignano Flaminio e credo bastare.
Evito di parlare di Fagioli, perché non tanto lui, quanto piuttosto i suoi pietosi seguaci e adoratori, con tanto anche di laurea e specializzazione in psichiatria, sono la testimonianza di come si porta avanti un circoletto elitario di psichiatri che fanno politica e si situano all'interno di un contesto sociale e riabilitativo delle strutture pubbliche, in cui si pongono su posizioni fortemente ideologizzate. (Per capire che siamo nel giusto, basti pensare che nel circoletto che si riuniva settimanalmente nella nota piazza romana, ne faceva parte anche il Bertinotti, all'epoca, capo del Partito della Rifondazione Comunista).


Ora è il momento di ascoltare un lungo discorso di Muccioli, che parla di tossicodipendenza, senza mai esserlo stato, né avendo un minimo di studio sulla materia e su qualsiasi aspetto scientifico e sociologico. Ricordo che il Muccioli è accreditato da varie fonti sul web e all'epoca era presentato dalle televisioni, come uno dei maggiori esperti delle tossicodipendenze e dei metodi per la disintossicazione, inoltre teneva lezioni sulla materia in un corso o comunque presso l'Università di Palermo. Sembra anche certo che Muccioli fosse molto accetto da uomini del PSI di Craxi e Martelli, al punto che sia stato visto entrare diverse volte nella sede del ministro Martelli, e si dice che dettasse o suggerisse a costui, le norme sulla regolazione della Legge Martelli, la famigerata legge sulla dose minima eccetera. Ricordo che Martelli, Bobo Craxi e Craxi stesso erano molto vicini alla Comunità Saman, tramite il famigerato Cardella, e al suo sodale, Rostagno (e ci sarebbe da dire come si fa ad essere amico di un tale come il Cardella, inseguito dall'Interpol di mezzo mondo).
Il discorso del Muccioli è pieno di luoghi comuni, pleonastico e privo di alcuna aderenza con la tematica scientifica: spesso si riferisce alle sue fisse, la socializzazione, il ruolo della famiglia, dei genitori .... Forse anche per questo Muccioli è divenuto un mito della cultura del centro-destra.
Per chi sa riconoscere le espressioni del volto in movimento, devo dire che il Muccioli, a parte l'aria di sconfitto totale, è veramente un esempio da manuale di certe espressioni e di interne emozioni, di nascondimenti e occultamenti non riusciti, strabordanti da ogni ruga e movimento. Tappatevi le orecchie e guardate...
Comunque, ripetiamolo: niente di personale, solo osservazioni che ci competono.


Intanto cominciamo a vedere la situazione di queste mega comunità, che per molti studiosi non sono vere e proprie comunità terapeutiche in ragione del numero spropositato degli ospiti, in California, la patria di ogni inizio, di ogni pseudo-cultura, di ogni tipo di associazione e culto, un vero e proprio laboratorio sociale a cielo aperto.
Come si vede, leggendo questo comunicato della Associated Press, che ho cercato di tradurre in fretta e furia dettandolo alla Silvia per telefono, siamo di nuovo in presenza ad una personalità carismatica, dotata di poteri (carismatici e anche oltre), che impone le sue leggi, e finisce per essere avviluppata dai suoi stessi demoni (cioè dalle sue caratteristiche di personalità e di carico psichiatrico), con sospettosità, diffidenza, pensieri di tradimenti subiti, preoccupazioni varie, del tutto irrealistiche e spropositate o completamente fuori contesto di un normale rapporto con la realtà. Queste personalità, miracolosamente non sono divenute dei militari o hanno aspirato a fare i capi di stato, altrimenti avevano tutte le caratteristiche per divenire dei nuovi Mussolini o Stalin (detto Baffone).

Si noterà le parabole in qualche modo simili tra il Muccioli e il modello originale, Dederich, che iniziano con problemi personali, cercano risposte al loro disagio psichico e poi hanno le visioni, la conversione religiosa, il culto, di cui loro stessi sono al centro e infine finiscono per essere accusati di istigazione o favoreggiamento o comunque di aver preso in qualche modo parte a vicende che coinvolgono la morte di un ex addetto o il suo tentato omicidio. Niente di più tipico e il motivo della similitudine e specularità di queste due vite, si trova riposto nella similitudine di molte caratteristiche di personalità: Disturbi di personalità ben caratterizzati, che qualsiasi psichiatra può riconoscere a prima vista, leggendo le vicende dei loro comportamenti sociali e di vita.

Non solo Disturbi di Personalità sono riconoscibili in questi due soggetti ma anche Sindromi psichiatriche ben strutturate su Asse I del DMS IV, (sapete che ora non ci sono più steccati tra Asse I e II, nel senso che il II è stato rimosso), che al momento però, non vado ad elencare, lo farò dopo, e senza trascrizione per il sito. Naturalmente, ciascuno di voi sarà bene che si alleni a riconoscere i disturbi prima che li snoccioli io, come esercitazione pratico-teorica. E' bene tener presente, che queste tipologie di personalità, spesso non trovano una puntuale descrizione e collocazione nel DSM, perché si tratta di personalità molto peculiari, che ancora non sono state ben studiate e classificate. Eè un punto questo che vi dovete infilare bene in testa; le personalità disturbate e abnormi non sono solo quelle descritte nel DSM, ma sappiamo con certezza che ve ne sono almeno una triade molto sfuggente e ancora non ben classificata, che sfuggono appunto alla descrizione e classificazione sistematica.

E queste personalità di cui parliamo, quelle ad esempio dei fratelli Gelmini, del Muccioli, del Dederich, ma ce ne sono almeno una ventina ben conosciute e descritte, che solo apparentemente pensate di poter infilare in qualche categoria ma non ci riuscirete. Pensate alle caratteristiche che possiamo subito elencare come esempio, quelle più evidenti: forte narcisismo,  ossessività e compulsività, maniacalità dei comportamenti richiesti, esplosioni di rabbia, violenza fisica e psicologica controllate e non agite sotto impulso; cambiamenti di stato emozionale e mentale rapidi quando l'ambiente lo richiede o si pensa di poter trarre vantaggio dall'apparire in modi differenti. Solo ripeto per citare i più evidenti: capite che non siamo solo nella personalità narcistica ma anche, che non siamo solo nella personalità paranoide ma anche, che non siamo solo nella personalità border ma anche. E' chiaro allora, che una descrizione di questo tipo, configura un paziente che appartiene a tante tipologie di personalità su Asse II che alla fine non ci serve a nulla o a poco per descriverlo e collocarlo.
Ecco perché vi sollecito a pensare a queste personalità come a forme che ancora non sono state completamente descritte, a meno che non si voglia metterle nel cassetto dei residui, cioè nelle personalità border, di cui esistono poi differenti clusters, (A, B, C, eccetera) che non sono comunque ben descrittivi per costoro e comunque, gli studi da cui derivano (le famigerate Meta-analisi), sono poco solidi e affidabili. La meta-analisi in realtà, è un metodo di calcolo statistico rigoroso: il punto è che se si prendono tutte mele è una cosa, se invece si mettono assieme 10 mele e infiliamo senza riconoscerla una pera, finiamo per falzare il risultato, che nella sua risultanza è perfetto, capite?

Per inciso, nella comunità di Antelope in Oregon, quella degli Arancioni, per capirci, ci fu il tentativo di far saltare il governatore dello stato, l'avvelenamento dei suoi cittadini con salmonella e all'interno, una serie di attività paranoiche, che comportavano la frustrazione, svalutazione, debilitamento anche fisico, di molti ospiti e membri. La segretaria, signora Sheela, si trova attualmente e da anni in Svizzera, perché al pari di Polanski, se mette piede fuori dalla Svizzera la riportano in America dove probabilmente gli appioppano una ventina d'anni, nonostante che qui in Europa si sia letto che Polanski è stato perdonato per aver indotto con inganno e lusinga una minorenne a una serie di rapporti, con sodomia. Il perdono è arrivato credo dalla ora signora, ma non dalla legge Americana, che come sappiamo è spesso assai vendicativo e anche un pochetto paranoide.

Intanto, vi faccio un piccolo cappello, utile per collocare anche storicamente certe trovate e istituzioni che sono poi venute negli anni sessanta o meglio sono esplose in quel periodo, specie nella vulcanica California, dove potevi trovare di tutto e di più, purché la tua fantasia lo concepisse (premetto che non sono contrario alla così definita Com. Terap. (CT), solo che occorre capire cosa è e cosa ci attendiamo che si faccia in questa comunità di pazienti, altrimenti si finisce nel caos e il caos è bello ma certamente poco classificabile e scientifico, oltre a coprire e a legittimare pratiche al limite della e a volte anche oltre la Legge).


La comunità Terapeutica (mito e realtà, allo stesso tempo).


Nel 1961, un sociologo che aveva compiuto degli studi nelle istituzioni di ricovero praticamente a vita dei malati mentali, Erving Goffman, pubblicò un suo libro-ricerca, basato sulle sue osservazioni e sulla sua teoria (chiamata poi Interazionismo Simbolico) sociologica e del funzionamento della mente (tutti si arrogano il diritto e il piacere di scrivere su come funziona la mente, magari senza sapere come funziona una sinapsi, a che velocità viaggiano gli impulsi eccetera, solo per dire). Il titolo era Asylums. Essays on the social situation of mental patients and other inmates, tradotto assai dopo in italiano come: Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza, Einaudi, 1968, a cura e tradotto, udite, udite da tale Franco Basaglia, psichiatra di estrazione catto-comunitaria. Notate che se si chiede a uno che passa per la strada se ha mai sentito il nome di Basaglia, forse potrà dirvi di si, ma di certo non saprà mai chi è Goffman, l'originario fondatore dell'Interazionismo e teorizzatore della CT, poi ripreso da Basaglia e altri medici europei. (Per capirci, molti seguaci di Basaglia appartengono a quella specie di psichiatroni con la barbona folta e i capellli arruffati che vedevamo girare nelle sedi delle Case Del Popolo e delle Arci ma anche delle Acli e simili, Misericordie e Croci Verdi, dove si tenevano le famigerate SEDUTE DI AUTOCOSCIENZA FEMMINILE, il cui prototipo era certa cultura della Left Americana (a New York era pieno di questi centri...). 

Voglio precisare che alcuni di costoro li ho personalmente conosciuti, essendo quasi coetanei, e oggi fanno parte di Comunione e Liberazione (CL), che domina la Sanità Pubblica della Lombardia e dell'area dei derivati dell'ex PCI, che sono finiti nei Rifondaroli e nel PDS, poi PD, poi DS, come credo si chiamino oggi. Questi psichitri, della nuova sinistra, ancora oggi frequentano con un certo gusto e vanto retro, gli stessi ambienti di un tempo, almeno nelle loro evoluzioni (ma sono meno di quanto si pensi): quindi le Arci, Croci Verdi, Misericordie, sedi e associazioni collegate ai suddetti partiti dello split-off dall'originale Pci.

Tutta questa gente, che quelli come noi chiamano di AREA CATTO-COMUNITARIA o più sbrigativamente, cattocomunista, sono di fatto caratterizzati da stesse idee, atteggiamenti e condivisione di aree teoriche in ambito clinico, diagnostico e terapeutico.
Faccio questo lungo cappello perché molti di voi non sanno nemmeno cosa sia il Pci o CL, o Lotta Continua, né cosa ha significato l'ideologia e quale ruolo ha giocato nella psichiatria e psicoterapia (basti pensare che per Fagioli e i fagiolini, solo una persona di sinistra può essere completamente sana di mente, e non omosessuale e al contempo anche cattolica, come ad esempio Nichi Vendola: come se la maggior parte dei comunisti del Pci non fossero anche stati sostenitori della Chiesa e del Catolicesimo.... Per dirne un'altra, mi sono trovato in un contesto, dove ho mandato a fare in c..o con urla e imprecazioni il Prof. Bruno, il quale spiegava che secondo lui, come medico e scienziato, l'omosessualità è indice di una aberrazione o malattia psichica , alterazione grave della personalità. Sono felice di averlo fatto, anche perché  potrei pensare anch'io certe cose, ma siccome l'associazione mondiale degli psichiatri ha stabilito che di per sé l'omosessualità non è indice di malattia psichica, non vedo perché mi devo mettere a strombazzare ai quattro venti che io non ci credo.

Inoltre, frequentando molti artisti: pittori, musicisti, scultori, di cui le mie parti sono piene, ho imparato a conoscere molti omosessuali, i quali sono del tutto normali, non avendo disturbi più degli altri, né orientamenti ad esempio tipo la pedofilia eccetera e non vedo di quale disturbo di personalità siano parte per il fatto di essere omosessuali. Voglio dire: se lo avessi constatato forse sarei di altra idea ma non ci sono evidenze di ulteriori differenze con la popolazione etero e anche i pochi studi lo attestano).


Scusate il lungo cappello, ma spero sia stato utile, ora riprendo su Goffman. Praticamente, la critica di Goffman era volta al cuore del meccanismo scissionale di istituzionalizzazione, visto come generatore in sé di aberrazione e scissione dalla realtà rappresentata dal paziente, introdotto forzatamente in un ambiente artificiale e non libero. (Il saggio più famoso di Goffman si intitola non a caso: La realtà come rappresentazione sociale, gfondamento dell'Interazionismo Simbolico, che non riguarda il nostro campo, quindi lo escludo da questa conversazione).


Goffman avanza in questa e anche in altre pubblicazioni, una proposta di intervento sulla mente del malato mentale, che possiamo racchiudere nella magica parola della Comunità Terapeutica, che nel tempo ha assunto formati differenti ma comunque perfettamente riconoscibile sulla originaria formulazione di Goffman.

Ora, per il discorso che facciamo qui, vale a dire ci occupiamo di Comunità del tipo Muccioli, vale a dire fondata e tenuta assieme da un leader e fondatore carismatico, parlo della primitiva comunità di San Patrignano, derivante dal circolo denominato del Cenacolo, per capirci e delle sue successive evoluzioni, e per ovvia conseguenzialità, di tutte le comunità simili, con finalità di modiifica della mente e dei comportamenti, tali comunità, sono da riferirsi solo in parte alla originaria formulazione della Comunità Terapeutica, di cui dovrebbero di fatto e in linea di principio, far parte.

Se lo scopo della Comunità tipo San Patrignano è la vittoria sulla propria tossicodipendenza (da sostanze, è bene specificare) e l'acquisizione di abilità, competenze e conoscenze, volte a proteggere l'individuo dalle sue vulnerabilità,  è anche sicuro che tali vulnerabilità sono certamente dovute all'interazione con la realtà sociale e ambientale ma sono anche dovute alla tipologia costituzionale, vale a dire a qualche espressione di configurazioni genetiche che predispongono appunto alla dipendenza da sostanze, chiaro? Dico, tutto chiaro? 

Quando in medicina e in psichiatria è lo stesso, ci riferiamo ad aspetti costituzionali, vogliamo significare che non si segue una trasmissione genetica di tipo lineare, Mendelsoniana, per capirci (che non si verifica se non nei piselli, per fortuna di chi li studiò): ci riferiamo a una configurazione di espressioni geniche che coinvolgono molti meccanismi differenti: il pleiotrofismo, il pleiomorfismo, la pennetranza e altri ancora. Quindi, il concetto di costituzione familiare o genetica è solo un modo semplificato per riferirci a una tipologia di espressione genica, i cui meccanismi sono molto complessi e poco conosciuti.
La dipendenza da sostanze, non è solo un fatto di psicologia relazionale, come alcuni vuoti costruttori di banalità non scientifiche vorrebbero farvi credere. No, è una costituzione genetica favorevole, un terreno biologico favorevole su cui si incanalano le successive esperienze sociali.
Altrimenti non si capisce perché ad esempio Liza Minelli ha combattuto e combatte ancora oggi una dipendenza da alcol, quando altri in condizioni simili sono  completamente estranei al problema e magari finiscono per suicidarsi o per tentare più volte il suicidio per uscire dalla sofferenza depressiva ad esempio, senza toccare un bicchiere o una sigaretta. Poi, occorre capire che la dipendenza spesso si accompagna ad altri aspetti della psicopatologia, vale a dire è noto il fenomeno della dipendenza multipla, della doppia diagnosi (varie noxae psichiatriche compresenti). 
Quindi, il problema non è quasi mai la semplice dipendenza da una sostanza o abitudine, quanto l'abuso e la compresenza di molteplici noxae psicopatologiche: dipendere significa dover fumare ad esempio una decina di sigarette al giorno, altra cosa e fumarne compulsivamente tre o quattro pacchetti. Chiaro che per la psichiatria, una tale condizione è indice di una malattia psichiatrica, e anche grave, che può richiedere il ricovero. Quindi, per uno psichiatra, sapere che il paziente fuma, non è molto significativo: è importante conoscere come fuma, quando e soprattutto, quanto fuma, al fine di valutare uno stato di grave psicopatologia da richiedere l'intervento.
E se facciamo interrompere di botto il fumo, il paziente avrà tutta una sequela di sintomi fisici e psichici di notevole intensità: tremori, parestesie, fascicolazioni, movimenti compulsivi delle gambe, piedi e mani involontari, stati di forte depressione agitata, cioè distonia, distimia, eccetera, fino a transitori stati simil psicotici, con allucinazioni sensoriali e altri cortei psichici ben noti.
Quindi, la condizione di far cessare una dipendenza, implica la capacità di maneggiare la sintomatologia da astinenza, attraverso il dosaggio di scalature, somministrazione di sostanze che antagonizzano i sintomi, eccetera.
Poi, sappiamo che ci sono dei farmaci, ci sono chiare direttive internazionali di vigilanza, che incrementano la spinta del paziente a ricercare gratificazione, attraverso il gioco, lo shopping e insomma, tutte quelle dipendenze che sappiamo non dipendere da sostanze di abuso ma da ipo o iper stimolazione di aree cerebrali dipendenti da una serie nota e in parte non nota, di sostanze farmacologiche, stimolazioni sensoriali ambientali, e da condizioni interne, legate all'assetto e attività dei circuiti neuronali e l'equilibrio neuroendocrino (gli esperimenti su roditori resi dipendenti sono molto espliciti...).

Il punto per alcuni ideologi della psichiatria sociale, sembra ridursi al problema se viene prima l'uovo o la gallina: sono le cause sociali, ambientali che determinano i comportamenti di dipendenza, oppure sono le cause genetiche che poi determinano orientamento verso stimoli che alla fine causano la dipendenza?
Per noi non ci sono risposte certe, ma possiamo dire che uovo e gallina vengono insieme e sia l'interazione con l'ambiente che la costituzione genetica sono determinanti. Però, e qui sta il punto, una volta che uno nasce con una conformazione genetica di un certo tipo sappiamo che è molto più vulnerabile verso determinati stressor e stimoli di orientamento, che non significa che diverrà ad esempio dipendente da sostanze, ma che potrà più facilmente divenirlo, a parità di stimoli ambientali.
Nessuno stimolo ambientale normale, voglio dire di un ambiente con molti stressor, potrà far diventare una persona non predisposta geneticamente, capace di sviluppare una schizofrenia o una mania depressiva, perché mancano della caratteristica fondamentale, la condizione essenziale e necessaria per aversi sviluppo dellla malattia. Chiaro?
Per cui non basta stare davanti alla televisione per 10 ore al giorno, seguendo Mara Venier o Bruno Vespa per divenire psicotici, anche se gli stimoli sono molti (risate...)

Ad esempio, alla nascita, alcuni individui possiedono un numero di recettori per la dopamina o per la serotonina assai più alti o più bassi della media di confronto e questa condizione è di per sé una componente che deriva dall'assetto genetico cui facevo riferimento sopra, quando parlavo di costituzione e di terreno biologico predisponente. Un altro meccanismo, ben differente è ad esempio il livello di attività metabolica: ad esempio le popolazioni asiatiche sono più sensibili all'alcol anche perché dispongono dell'enzima che lo idrolizza in misura minore a quella degli europei.
Ma ripeto, si potrebbe fare notte solo a descrivere brevemente tutti i meccanismi biologici implicati nel concetto di terreno favorevole nel caso delle dipendenze e non è questa la discussione appropriata.

Ora, da più parti e in vari paesi ad esempio europei dove esistono comunità simili alla San Patrignano, (per inciso, in Francia, la più grande comunità di questo tipo, sempre a fondazione carismatica, è finita con sequele giudiziarie, accuse reciproche tra componenti, beghe e bagatelle eccetera), è stata avanzata la forte critica che queste comunità, per il numero di pazienti che ospitano, non può rientrare nei paramentri stabiliti per una corretta e funzionale vera e propria Comunità Terapeutica. A mio parere, vi dico che quando una associazione o comunità, diventa tanto grande da comprendere fra ospiti e operatori più di 30 persone, siamo nel campo di un Moloch, una aberrazione e una stortura della società e della socializzazione, in cui paradossalmente si ricreano quelle condizioni, sia pure positivamente indotte, che proprio Goffman e la sua comunità terapeutica vogliono eliminare.

Mi spiego: prendiamo l'esempio di un vero e proprio villaggio (la comunità di Antelope e di Pune (o Poona), con Rajnesh e gli Arancioni, in cui si faceva vita comunitaria, attività di lavoro e di meditazione, di cui anche il sottoscritto è stato assai vicino, per fortuna, solo vicino. Questa comunità, quando è arrivata a contenere più di 2000 persone, ha cominciato, con vari meccanismi a saltare per aria, fallendo miseramente i suoi obiettivi. Oggi a Poona esiste un bellissimo villagio, l'Osho Resort, dove si fa danza, movimento ed espressione corporea, meditazione, si mangia il cibo biologico e insomma, si vive pagando una cifra, come in un qualsiasi resort commerciale. Ognuno vive nel suo alloggio e fine della fiera. Quindi non è più una comunità: basta pensare che per entrare e fare una visita guidata, si paga un biglietto....
Lo stesso meccanismo si riproduce ogni volta che una comunità inizia da una figura carismatica e religiosa, che unisce stigmate a medicina o pseudomedicina, olistico a pranoterapia, natura a commercio e soldi.
Nel caso di una comunità grande come quella di cui si parla, pensiamo a quanti milioni di euro sono necessari per coprire tutte le spese, per provvedere agli stipendi, ai servizi, ai beni e masserie, e tutto il resto.
Chiaro che si finisce con il cambiare le finalità iniziali anche in qualcosa di altro: insomma, se io sono uno psichiatra (a meno che non sia uno di quelli con il barbone che dirigeva le sedute di Autocoscienza fermminile...) e quindi un medico, mi chiederei cosa diavolo ci faccio dentro un villaggio che ospita delle persone di sesso, età, personalità, disturbi, aspirazioni e sensibilità tanto differenti, che mangiano tutte assieme al ristorante, che poi se ne vanno ciascuna nel suo settore e reparto di lavoro, ciascuna nel suo settore di trattamento eccetera. Insomma: a che diavolo serve una simile concentrazione di centinaia di persone, alcune delle quali certamente finiranno per avere figli, per allevarli dentro una simile istituzione totalizzante, per istruirli eccetera, mi capite?

Se anche uno non mi capisce, comunque almeno la mia domanda, rivolta a me stesso, vi pare che abbia un senso oppure è incomprensibile?
C'è bisogno di creare un villaggio e una pseudo-comunità di centinaia di persone per ottenere quello che vogliamo: liberare delle persone dai loro problemi legati ma non solo, alla dipendenza da droghe? La mia risposta non solo è che non c'è alcun bisogno, ma che creare una simile struttura è una aberrazione all'interno di una comunità più ampia e di una società. E' il mio parere, e vi posso assicurare che molti medici psichiatri, anche senza la barba lunga e senza essere stati nel Pci o Lotta Continua o Comunione e Liberazione, la pensano in modo difforme da me e da quelli che come me hanno davanti solo la scienza e le sue determinanti e non la sociologia o la religione. Naturalmente la controversia la dovremmo discutere ponendo dei punti teoretici e degli obiettivi terapeutici guidati solo dalla scientificità e a quel punto, sono certo di trovarmi dalla parte giusta (come sempre, quando si fa il medico e solo quello, senza strabordare in altri campi).

Vai Silvia, se vuoi partire con il foglio dell'AP, così capiamo dove si arriva quando si parte da certe premesse personologiche e psicopatologiche.





La comunità Synanon.


Charles Dederich, fondatore del gruppo religioso e simile a un culto, Synanon, comunità per la liberazione dalla droga, muore a 83.
da Matthew Yee
The Associated Press - AP

L'uomo che aveva iniziato con creare come un programma di trattamento farmacologico molto lodato per le tossidodipendenze, in seguito divenne implicato in un tentato omicidio.

 5 Marzo 1997

Fresno, California - Charles Dederich, fondatore del gruppo di riabilitazione dalla droga Synanon, che si è evoluto in un vero e proprio culto religioso, al punto da essere implicato in un complotto per omicidio, è morto a 83 anni di insufficienza cardiaca e polmonare (vi ricorda qualcuno?).
Dederich, un ex alcolizzato, ha iniziato Synanon a Santa Monica, in California, alla fine del 1950 e si è trasferito sulle colline della Sierra Nevada nel corso del 1970. I suoi metodi per superare l'alcol e la tossicodipendenza raggiunsero grande pubblicità e lode sociale.

In un suo messaggio pubblicitario appeso sui muri di New York nel 1962 , si leggeva il titolo "Amico di Addict", e mostrava Dederich con "il volto martoriato di un lottatore professionista, l'anima di un filosofo e la presenza dei comandi di un combattimento generale." E diceva di aver "probabilmente fatto tanto più di qualsiasi uomo per rendere i tossicodipendenti da droga un 'qualcosa d'altro'".


La leadership del duro amore.

I membri della Synanon vivevano insieme in un comune, che si occupava della loro dipendenza, sotto la leadership del duro amore di Dederich. I suoi metodi includevano "The Game Synanon", in cui i membri potevano dirsi quello che volevano. Gran parte del lavoro di riabilitazione coinvolgeva gli addetti nelle stazioni di servizio o di vendita di matite per sostenere l'organizzazione e insegnare l'etica del lavoro per la "squadra punk" di giovani in difficoltà venuti a Synanon. Synanon si è sviluppato in uno dei più grandi distributori della nazione di grandi penne di marca e altri oggetti utilizzati dalle aziende per promuovere i loro prodotti e servizi. A un certo punto, una società fiduciaria della California del Sud ha compiuto una donazione a Synanon che dai report ha generato $ 18 milioni in entrate annuali.

Ma le cose sono cambiate da metà degli anni 1970 quando Dederich ha proclamato Synanon una religione ed è stato criticato con l'accusa di controllare le azioni e i pensieri delle sue centinaia di aderenti. Si è accertato ad esempio, che 250  uomini di Synanon si erano sottoposti a vasectomia per il fatto che il mondo è  più popolato e lo sarebbe divenuto sempre di più (anche ad Antelope, il Guru impediva di avere figli, facendo vasectomizzare i maschi).
E' stato anche risaputo che Dederich decise che tutte le coppie di Synanon avrebbero dovuto divorziare per poi formare un "matrimonio d'amore" con un altro partner con le leggi della Synanon.
In un intervista con l'Associated Press del 1977, Dederich tuttavia negò decisamente di imporre cambiamenti di stile di vita. "Non posso pretendere nulla", ha detto. "Tutto quello che dovete fare è camminare fuori con le vostre gambe".
Poi, nel 1978, un avvocato di Los Angeles che aveva vinto una sentenza contro Synanon promossa da alcuni disertori, fu morso da un serpente a sonagli di 50 centimetri messo nella sua casella di posta. Paul Morantz sopravvissuto, in seguito accusò che i membri Synanon erano intimiditi e numerosi disubbedienti erano ferocemente percossi nel corso di un "regno del terrore" 1975-1978.
In una registrazione, citata in giudizio nel caso del serpente a sonagli, costata a Dederich l'incriminazione per istigazione all'omicidio (con rischio della pena di morte), Dederich avrebbe detto, "Non si scherza con noi - Puoi finire ucciso,  fisicamente eliminato, stecchito".

Dederich e due suoi assistenti riuscirono implicati in concorso nel 1980 per accuse che essi avevano preventivato un assalto e cospirato per uccidere Morantz. Come parte del patteggiamento, Dederich rinunciò al controllo di Synanon.
Riuscì miracolosamente a evitare la prigione con un patteggiamento, ma la sua influenza in Synanon è da quel momento diminuita molto.

"Io, ovviamente, non sono d'accordo con tutto ciò che le circostanze hanno portato all'incidente del serpente", ha detto Miriam Bourdette, un ex tossicodipendente che si è unita a Synanon ed è diventata amica molto vicina a Dederich. "Ma sento che divenne molto paranoico e più autoritario di quello che era stato nei giorni precedenti di Synanon."
Bourdette ha riferito che Synanon si sciolse nel 1991 per motivi finanziari (naturalmente conseguenti alla pubblicità negativa dovuta al processo, alle incriminazioni per tentato omicidio, con calo dei consensi e dei contributi).
Dederich è sopravvissuto dalla sua moglie, Ginny, da due figli e tre nipoti.

In questo spezzone potete vedere la faccia da pugile suonato e sbronzo di Dederich (vi ricorda qualcuno) in uno dei suoi solipsismi vaniloqui.


Un altra struttura, questa con finalità prettamente educative, oltre che riabilitative è la CEDU, fondata da una coppia nel 1967 in California, manco a dirlo:
http://en.wikipedia.org/wiki/CEDU
Naturalmente, come detto, wikipedia è scritta da chi non sappiamo bene, non esiste certificazione, chiaro? Ora, a parte questo fatto, sempre sul tube, possiamo vederci le testimonianze di queste genti che sono state alla Cedu riunite in un docu movie
Un commeto alla clip dice: Credevo che fossero stati chiusi nel 1999, non sono certo ma credo siano stati chiusi attorno a quella data. Sono andato alla Cedu di Cascade, dal 98 al 99 e fortunatamente fui sbattuto fuori, espulso... grazie a dio, e dopo un anno e mezzo me ne ritornai a casa...
I thought they shut it down in 1999? i'm not sure but I thought it was closed then or around that time.....
I went to Cascade - sister school to CEDU from 98-99...I was kicked out...thank goodness. Went to Island View for 1 and half years. then went home....
Clip girata in secreto al campo estivo, dal titolo, CEDU, scappate via!!!




Vincenzo Muccioli, il Ser Ciappelletto riminese

Ad oggi, ventisei vie di altrettanti comuni italiani risultano  intitolate a Vincenzo Muccioli, il controverso fondatore della destrorsa comunità terapeutica di San Patrignano, processato per sequestro di persona, maltrattamenti e omicidio colposo ai danni di alcuni ospiti della struttura. La sua immagine ne esce indenne grazie agli appoggi politici ed istituzionali, tanto che-reduce da un processo per omicidio colposo- muore nel 1995 in odore di santità. Come poteva, dunque, Pippo Baudo ignorare un simile filantropo?  L'articolo riportato di seguito lo mostra chiaramente:

Baudo elogia Muccioli in tv. Maranzano:'ha ucciso mio padre'  RIMINI | 22 ottobre 2010
Giuseppe Maranzano, figlio di Roberto Maranzano, ucciso nella porcilaia all'interno della comunità di San Patrignano ha inviato una lettera a Pippo Baudo dopo la puntata di lunedì del suo programma 'Novecento' dedicata a Vincenzo Muccioli, esprimendo il suo disappunto nel celebrare un uomo che, per lui, è l'assassino del padre. Nel 1994 Muccioli fu assolto dall'accusa di omicidio colposo e condannato a otto mesi di carcere per favoreggiamento per l'omicidio di Maranzano. Nel 95 la cassazione, su ricorso della procura di Bologna, cambiò il capo d'imputazione in maltrattamenti seguiti da morte. Muccioli morì 2 mesi dopo.

Pubblichiamo la lettera di Maranzano:

'Le scrivo in riferimento alla puntata del 18 Ottobre in memoria di Vincenzo Muccioli. Mi chiamo Giuseppe Maranzano, figlio di Roberto. Mio padre è stato "ospite" di San Patrignano fino al 1989, anno in cui morì. Morì picchiato selvaggiamente da due energumeni e sotto l'acqua ghiacciata lasciato fino a perdere i sensi per poi essere "buttato" in una discarica a 700km di distanza. Dimenticavo...anche le scariche elettriche. La giustizia terrena ha provato la responsabilità di colui che lei in una intervista chiama: un uomo che si è dato tanto da fare per il bene del prossimo. Le rammento che Muccioli avrebbe dovuto affrontare un nuovo processo con capi d'accusa ben più "scomodi" ma morì prima che potesse finalmente essere giudicato per quello di cui era realmente colpevole riguardo i fatti accaduti all'interno della "porcilaia". Ecco...le scrivo perchè mi rattrista non poco dover sentir sempre e solo una sola campana. La campana che suona a festa per ricordare quanti buoni propositi aleggiano a San Patrignano. Per la giusta memoria di mio padre e di tante altre persone che lì ci sono morte o che hanno perso la loro dignità sarebbe giusto che accanto alle belle parole camminino le parole per qualcuno "scomode". Tutto questo far finta che nulla sia mai accaduto e questo velo di grande beatitudine sulla Collina non fanno altro che far aleggiare l'anima di mio padre e degli altri ragazzi imprigionata su quel colle. Mi sarebbe piaciuto poter pacatamente intervenire alla Sua trasmissione per celebrare la memoria di chi da lì non è mai uscito e di chi lì ci ha lasciato la dignità; sradicata. Ma non c'è spazio perchè in Italia siamo stati abituati a vedere solo le cose belle.
Con sincerità,
Giuseppe Maranzano'

Vincenzo Muccioli ha dovuto affrontare due processi. Il primo ebbe inizio col rinvio a giudizio il 10 dicembre 1983 e terminò con la condanna il 16 febbraio 1985, per sequestro di persona e maltrattamenti per avere incatenato alcuni giovani della comunità. Muccioli fu assolto in corte d'appello nel novembre 1987 e la sentenza fu confermata in cassazione il 29 marzo 1990. Il secondo, nel 1994, ha portato a una condanna a otto mesi di carcere per favoreggiamento e a un’assoluzione dall’accusa di omicidio colposo per l’assassinio, avvenuto in comunità, di Roberto Maranzano. Dopo la sua morte, tuttavia, la Corte di Cassazione, sez. sesta, con sentenza n. 3063 del 13/07/1995 (dep. 15/09/1995) su ricorso della Procura generale di Bologna sancì che fu un errore processare Muccioli per omicidio colposo e che, se fosse stato in vita, avrebbe dovuto essere giudicato di nuovo per la morte di Roberto Maranzano con la più grave accusa di maltrattamenti seguiti da morte.
http://www.newsrimini.it/news/2010/ottobre/22/rimini/baudo_elogia_muccioli_in_tv._maranzano__ha_ucciso_mio_padre_.htmlP.S. Ser Cepperello con una falsa confessione inganna uno santo frate, e muorsi; ed essendo stato un pessimo uomo in vita, è morto reputato per santo e chiamato san Ciappelletto. 



I misteri di San Patrignano

Baudo_San_Patrignano.jpg Nota: in foto Giuseppe Baudo, uno dei tanti personaggi noti, sostenitori e ammiratori di Muccioli e della C. S.P. (e anche da sempre legato a certa parte della ex DC prima e poi di altri split-off successivi).

"Caro Beppe Grillo,
mi chiamo Giuseppe Maranzano e sono il figlio di Roberto. Mio padre è stato "ospite" diSan Patrignano fino al 1989...anno in cui morì. Mio padre non morì per cause naturali ma a causa delle percosse ricevute all'interno della comunità. Una punizione per futili motivi come sempre capitava. Questo "giustificava" l'esistenza di reparti punitivi a San Patrignano. Vincenzo Muccioli fu condannato per favoreggiamento nell'omicidio di mio padre e successivamente avrebbe dovuto affrontare un nuovo processo con accuse ben più gravi. Muccioli disse che aveva taciuto per il bene della comunità. Guarda caso se la cosa fosse saltata subito fuori sarebbero stati casini per lui dato che aspettava la chiusura del processo cosiddetto "Delle catene" proprio in quei giorni. Le scrivo perchè sono stufo di dover ascoltare sempre parole sante su Vincenzo Muccioli e il suo operato. Non mi piace vedere a lui intitolate piazze e vie e monumenti. Non mi piace che ci sia un francobollo con la sua faccia stampata. Non è la rabbia che porta a ribellarmi...io non odio nessuno. Da cittadino e ovviamente persona coinvolta direttamente, non mi va che una persona condannata per favoreggiamento in omicidio venga osannato dai media, giornali e persone famose e potenti, facendo finta di niente. Ho scritto una lettera aperta a Baudo dopo la puntata di "Novecento" su Raitre che le allego. Da Baudo e la Rai nessuna risposta. San Patrignano, interpellata da un paio di giornali locali, risponde così: solo un silenzio per rispettare la dignità di una persona colpita da un fatto così drammatico. E infatti è il silenzio quello che vogliono. Io no. Io non voglio distruggere nessuno e nessuna cosa, voglio soltanto che venga restituita la dignità a mio padre e agli altri ragazzi che da quella collina non ne sono usciti vivi. Sinceramente." Giuseppe Maranzano.


A proposito di S.Patrignano

Ciao,
Io a S.Patrignano ci sono stata ed è anche per questo che preferisco rimanere anonima.
Da anni e anni oramai sto bene, ma non certo grazie al loro aiuto.
Rimasi là quasi un anno e fu un incubo. Lavoravamo e basta, nessun tipo di assistenza psicologica o faramcologica se non per i terminali di aids o i malati di hiv -comunque solo retrovir e affini- i momenti peggiori erano quando venivano le "comitive" da fuori, visitatori di associazioni e cose simili a cui dovevamo mostrarci sorridenti e redenti e loro così "he bravi ragazzi, che bravi i Muccioli che li hanno portati sulla retta via, guarda come lavorano", stavi lì 3 anni senza mai uscire, senza un contatto coi gentiori amici con l'altro sesso, se non per lettera, dopo una prova di ritorno a casa per pochi giorni che per molti era e penso sia ancora solo lo specchio di una maggiore alienazione a cui la segrgazione forzata portava per forza.
Bisognava anche fare regali alla Moratti, che veniva col consorte ogni domenica, o alla moglie di Vincenzo, verso queste figure c'era una reverenza che loro, paternalisti e moralizzatori vergognosi, si tenevano ben stretta.
Lavoravamo 8 se non più ore al giorno, in cambio di 5 sigarette e del pasto cucinato da noi stessi ragazzi. Ne avrei altre da raccontare, ma non volgi essere troppo prolissa e ci terrei molto che queste righe venissero lette.
Sono uscita un paio di anni dopo dal problema dell'eroina grazie a una terapia cognitivo comportamentale e soprattutto grazie alla mia forza di volontà perchè avevo perso tutto. Ma ne sono uscita quando mi sono sentita capita, ascoltata, valorizzata e rispettata come individuo,non certo come mi facevano sentire a "Sanpa", cioè una colpevole che doveva redimersi, un figliol prodigo, una reietta che doveva pagare abbassando la testa e integrandosi in un loro falso modello di società, alienante e irreale.
Non ho nessuna colpa e vado a testa alta, non ho mai chiesto scusa se non forse a me stessa e sono e sarò sempre per la libertà e il rispetto, contro ogni repressione.
Ancora oggi, dopo più di dieci anni, se ripenso al tempo buttato via in quel posto e alle umiliazioni mi viene da piangere.
Grazie per chi mi ha letto...
F.
http://lombardia.indymedia.org/node/33316







La Lezione di Saman 


Quando l’onorevole Labriola, socialista di alto staff, girava l’Italia a convincere la gente che la legge Jervolino-Vassalli era giusta, che sanzionare penalmente il principio del drogarsi era conveniente ed appropriato e che era necessario finalmente addivenire ad una riforma della vecchia 685/75, non potevamo immaginare che cosa ci fosse dietro.
Poi apprendemmo che Muccioli andava direttamente da Martelli a suggerire cosa introdurre nella legge.
Oggi ci si rivela che anche il craxiano Cardella, sempre tramite Martelli, manovrava nel palazzo per introdurre nella legge un meccanismo che assicurasse alla sua organizzazione, e a tutte quelle similari, un mare di risorse.
Era stato sempre difficile per noi capire come, attraverso convenzioni appositamente previste nella nuova legge, una grossa fetta della bolletta sanitaria venisse stornata per pagare le rette di organizzazioni di quel genere e di tutte le comunita' alle quali anche la Jervolino aveva voluto assicurare l’accesso ai fondi dello Stato. E cio' nonostante il fatto che tutte quelle strutture negavano allora, come negano oggi, la natura medica della tossicodipendenza, senza peraltro eccepire sulla la natura sanitaria dei fondi da incassare. Cosi' la consistente catena di opere pie, pur presentandosi come volontariato, ha sempre beneficiato di miliardi, quasi sempre senza un riscontro, senza una valutazione del rapporto costi/benefici e senza, diciamocelo oggi con estrema franchezza, avere mai prodotto la benche' minima prova di efficacia, prova che ancora oggi manca a conferma di reiterate volonta' e di connivenze che non ci sono mai state del tutto chiare.
All’epoca dell’omicidio Maranzano nella comunita' di Muccioli vennero alla luce i racconti allucinanti di ciò che avveniva nei reparti "macelleria" e "manutenzione" di San Patrignano. Noi conoscevamo gia' molti di quegli episodi dai rapporti dei reduci, che sono il prodotto principale di tutte le comunita' terapeutiche. Anche dalle comunita' di Cardella ci giungevano rapporti da prendere con le molle. Altrettanto succede da quelle di Don Gelmini, di Don Picchi ed in generale di tutti i cosiddetti "preti coraggio". Spesso ci siamo chiesti se fosse possibile avanzare critiche e dubbi su organizzazioni circondate da un consenso cosi' vasto, sia pure acquisito attraverso messaggi sui media carichi di suggestioni e di immagini salvifiche, ma del tutto privi di ogni fondamento. Non vorremmo fare di ogni erba un fascio, ma il panorama si presenta oggi piu' che mai preoccupante. I nuovi guru della tossicodipendenza, tutti nemici della riduzione del danno e proibizionisti incalliti sono ancora oggi all’attacco e spandono le loro piu' che discutibili opinioni in modo trasversale in un arco di forze che va dalla destra alla sinistra, contando soprattutto sull’estrema disinformazione e sulla reattività emotiva dei più, anche di coloro che sono inseriti nel nostro parlamento e nel governo.
Tutto il settore risulta influenzato da pulsioni tutt’altro che sane, da una dilagante retorica, da interessi che hanno raggiunto una consistenza preoccupante e che ci riportano alla memoria la frase di Macaccaro quando era direttore della rivista "Sapere": "Quello della droga e' un grosso problema, ma ancora piu' grosso e' quello di chi sfrutta questo problema". Ebbene, siamo oggi piu' che mai convinti che, alla luce di evidenze emergenti di un preoccupante panorama di soprusi e di ingiustizie, sia divenuto urgente ridefinire gli ambiti di influenza dei medici, del mondo scientifico, degli operatori pubblici e di quelli del cosiddetto "privato sociale", i quali devono fornire le prove dell’efficacia dei loro interventi e quelle piu' necessarie sul rispetto della liberta', della personalita' e della dignita' degli assistiti in ogni fase della loro permanenza nelle modalità che si definiscono "terapeutiche". Cio' che è triste nell’attuale situazione è il fatto che nessuno sembra preoccuparsi di che cosa veramente hanno subito i residenti della Saman per effetto della svolta imposta in maniera criminale contro il pensiero originario di Rostagno e se, nella crescita abnorme di queste strutture, favorita dal flusso di miliardi pagati a piè di lista da tutte le USL del paese, non si siano costruiti moduli che hanno fatto leva sulla debolezza dei soggetti e delle loro famiglie per diventare repressivi e del tutto distaccati dal rispetto anche minimo delle norme del vivere civile.
Tossicodipendenti provenienti da tutta Italia si sono riuniti a Firenze il 15 Giugno 1996 e a proposito delle comunità terapeutiche dalle quali molti di loro erano reduci, hanno affermato ed inserito in una "carta dei diritti", quanto segue: "In alcune di queste strutture, vengono, spesso, disattesi i fondamentali diritti individuali, quale la libera scelta del trattamento, a volte con delle vere e proprie forme di sequestro di persona (ritiro dei passaporti o di documenti personali e di ogni oggetto proprietà), impedendo i rapporti sociali e la normale vita sessuale e affettiva tra coloro che vi risiedono". La frase, certamente ovattata ed eufemistica, non tiene conto delle buche da scavare e riempire, dei bagni puliti con lo spazzolino dai denti, del primo e del secondo saltato per settimane per chi ha perso la messa, dei cartelli appesi al collo, ed di altre pratiche degradanti tutte imposte alle povere vittime con la scusa della droga, fra le quali, anche quella di costringere i residenti che si masturbano a farlo in un preservativo e a riconsegnare lo sperma all’operatore. Fa tristezza il fatto che quella riunione, forse la prima che dava voce ai protagonisti veri delle storie di tossicodipendenza, di falsa e di vera terapia, è passata quasi sotto silenzio e non ha suscitato che l’attenzione di pochi. Fa tristezza che anche i politici che si definiscono "di sinistra" o soltanto "progressisti" non abbiano una linea che sostenga i temi dell’antiproibizionismo, della disponibilità e libertaà di scelta delle cure, e della protezione di questa categoria debole di ammalati dai soprusi e dalle strumentalizzazioni. E così, le cure per la tossicodipendenza diventano sempre più difficili da ottenere e da seguire.......
La replica di SAMAN di Achille Saletti



DODICI ORE SOTTO TORCHIO GLI ACCUSATORI DI MUCCIOLI

RIMINI - Un processo da rifare: quello ad Alfio Russo per il delitto Maranzano. E due testimoni - Walter Delogu e Franco Capogreco - che parlano, parlano. "Muccioli ci ha ordinato...". La giornata di ieri ha riservato sviluppi importanti nella drammatica vicenda di San Patrignano. Delogu e Capogreco parlano e accusano: l' incendio della casa della veterinaria Cristina Carletti, che aveva avuto dissapori con Muccioli (lei nega), una spedizione punitiva contro una ragazza milanese, Joanna Trancu. "Andammo a Milano, però l' avevamo avvisata: ' Se ci vedi scappa' ". E il reparto punitivo, prima la macelleria di Russo, poi la manutenzione di Capogreco, con le pene codificate. Storie al limite dell' incredibile, ma pare siano scattate alcune conferme incrociate. Se mai risulteranno vere, anche solo come propositi, segni nerissimi per San Patrignano. E diventa sempre più grosso il rischio per Vincenzo Muccioli di finire accusato di qualcosa ben più del grave dell' omicidio colposo e del favoreggiamento per cui lo processano a Rimini, di veder indagata tutta la sua attività. Strade che tornano ad incontrarsi e lui, il capo carismatico, al centro. Nomi di ex di San Patrignano a far da corona tragica. Russo, Delogu, Capogreco: per dieci, dodici anni fedelissimi di Muccioli e ora causa dei suoi guai. Russo torneranno a processarlo per l' omicidio di Roberto Maranzano, massacrato nella comunità, il delitto che ha innescato tutte le indagini su Sanpa. Lo ha deciso la Corte d' assise d' appello di Bologna, proprio mentre cento chilometri verso sud, a Rimini, venivano interrogati Delogu e Capogreco, l' ex autista di Muccioli e l' uomo che diresse il reparto manutenzione, quello più duro. Uno, chiacchierone, giunto dalla sua casa riminese, l' altro, grosso, tarchiato, dalla Roma delle borgate. Due fedelissimi "pentiti" che hanno narrato la loro versione delle commissioni ricevute per anni da Muccioli. Nella riservatezza dell' ufficio di polizia dell' aeroporto di Miramare, semideserto nella bruma autunnale, hanno raccontato di soldi e di incendi di case, di affari e di rappresaglie. Dodici ore di "deposizioni volontarie", poche orecchie a sentire. A Bologna, si diceva, i giudici hanno deciso di cancellare la sentenza che a marzo condannò Russo ad otto anni per omicidio preterintenzionale. Annullato il rito abbreviato, Russo andrà davanti alla Corte d' assise. Il reato contestato sarà omicidio volontario: enormemente più grave. E Russo rischia di trascinarsi dietro anche Muccioli, in una possibile unificazione fra il suo processo e quello riminese al "padre putativo". Ci potrebbero essere anche Enzo Persico e Giuseppe Lupo, ex bracci destri di Russo: ieri la Corte ha annullato l' assoluzione, il pubblico ministero ha chiesto di accusarli di omicidio pluriaggravato dai motivi abietti. Dei processi che potrebbero divenire un processo unico hanno parlato ieri a Bologna per un' ora e mezzo il procuratore generale Pellegrino Jannacone, il numero uno dei magistrati dell' Emilia-Romagna, e Franco Battaglino, il capo della Procura di Rimini, che dice: "Il procuratore generale è persona troppo delicata per cercare di influire o di chiedere notizie su un processo in corso". Battaglino sta comunque ragionando con sempre più determinazione sull' ipotesi di cambiare, giovedì nella requisitoria, il capo d' imputazione di Muccioli in "maltrattamenti seguiti da morte". Reato da Assise. Se lo farà, giovedì il tribunale di Rimini non potrà far altro che dichiarare la propria incompatibilità e rimandare gli atti alla Procura. E a questo punto tutto è possibile: nuovi testimoni, nuove prove. Nulla esclude anche nuovi imputati e magari accuse ancora più dure. Ormai sotto tiro è il modo in cui Muccioli ha organizzato, controlla, gestisce San Patrignano, la sua comunità. Adesso si parla anche di controlli fiscali, mentre i difensori continuano a infuriarsi: "Finiamola con la sfilata dei calunniatori, andiamo a una sentenza che faccia finalmente un po' di chiarezza". Se il processo salta, tutto può essere rinviato anche di un anno. "Non voglio accanto Vincenzo nel processo. - piangeva ieri in aula a Bologna Russo - Non lo merita. E' colpa mia se gli succede questo, lui è una persona dolce, amabile, l' unico che ha fatto qualcosa per i tossici". Agli arresti domiciliari, il suo terrore era di tornare in carcere, "Sarei morto", ma i giudici lo hanno salvato almeno da questo.
di PAOLA CASCELLA e ANNA TONELLI


_____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________    LA VICENDA GIUDIZIARIA 



 8 marzo 1993: per la morte di un giovane tossicodipendente palermitano, Roberto Maranzano, il cui corpo era stato trovato nel maggio del 1989 nei pressi di Napoli, vengono eseguiti sette ordini di custodia cautelare nei confronti di ospiti della comunità di San Patrignano gestita da Vincenzo Muccioli. Gli arrestati sono Alfio Russo, 38 anni; Giuseppe Lupo, 32 anni; Ezio Persico, 42; Stefano Grulli, 32; Alessandro Fiorini, 29; Fabio Mazzetto, 30 e Mariano Grillo, 29. I provvedimenti, che ipotizzano il reato di concorso in omicidio preterintenzionale aggravato, vengono emessi dal gip di Rimini, Vincenzo Andreucci, su richiesta del pm Franco Battaglino. Andreucci è lo stesso magistrato che negli anni 80 istruì un processo contro Muccioli e 12 suoi collaboratori per sequestro di persona e maltrattamenti (il cosiddetto “processo delle catene”). 

Il tribunale di Rimini arrivò ad una sentenza di condanna il 16 febbraio 1985, la corte d'’Appello rovesciò la sentenza il 28 novembre e la quinta sezione della Cassazione chiuse il caso il 29 marzo 1990, confermando l’assoluzione dall’accusa di sequestro di persona perché Muccioli e gli altri operatori avevano “agito in stato di necessità putativa e non per consenso dei tossicodipendenti” e da quella di maltrattamenti perché non punibili “per eccesso colposo in stato di necessità putativa”. Nel corso di una conferenza stampa, il fondatore di San Patrignano, Vincenzo Muccioli, dice di non sapere nulla di quanto accaduto. 

9 marzo 1993: un ottavo componente del gruppo che lavorava nella macelleria di San Patrignano finisce in carcere. E' Franco Griffardi, 30 anni, che si presenta spontaneamente ai giudici. Viene scarcerato Fabio Mazzetto. 

12 marzo 1993: il fondatore della comunità di San Patrignano, Vincenzo Muccioli, si presenta spontaneamente a Rimini al procuratore Franco Battaglino, al quale confessa che sapeva del delitto di Roberto Maranzano. Muccioli dice al magistrato di aver taciuto perché questo era l’accordo preso con i suoi ragazzi. Muccioli, commentando con i giornalisti l’episodio della morte di Maranzano e degli arresti, aveva detto: “E’ stato un uragano a ciel sereno. A me sembra un sogno. Mi sembra assurdo il fatto in sé, mi sembra impossibile che sia accaduto. Tutti i ragazzi appartenevano al reparto macelleria, che si trova accanto alle cucine. E' impossibile che una loro assenza prolungata non sia stata notata. E poi in tutto questo tempo nessuno che abbia parlato, che sia venuto a dirlo a me. Mi sembra assurdo che un intero gruppo non abbia mai detto niente. 

Alcuni sono andati anche a casa. No, tutto questo sa di fantascienza”. Il procuratore Battaglino aveva già sentito Muccioli due giorni prima, per circa 25 minuti, come “persona informata sui fatti”. In quel colloquio, Muccioli aveva sostenuto di aver appreso il fatto dalla stampa. 

17 marzo 1993: non più omicidio preterintenzionale, ma omicidio volontario aggravato dalle sevizie: è questa la nuova imputazione notificata ad Alfio Russo, l’ex capo del reparto macelleria di San Patrignano, considerato dagli inquirenti il maggiore indiziato dell’omicidio di Roberto Maranzano. Secondo gli inquirenti l’accusa contro Russo è stata aggravata perché Maranzano è stato letteralmente massacrato. 

Dalla dinamica della seconda fase del pestaggio, dai racconti degli altri, dalle condizioni in cui era ridotto il cadavere (l’osso del collo spezzato e sei vertebre rotte) e da altri elementi, il procuratore si è convinto che la morte del giovane non sia stata un “incidente”, ma che sia stata voluta. 

22 marzo 1993: Muccioli si difende dall’accusa di favoreggiamento, nega di aver coperto gli assassini di Roberto Maranzano e di aver depistato le indagini. Intanto l’accusa di omicidio volontario, già contestata a Russo, viene estesa a Persico e Lupo. “Stando le cose come stanno - afferma l’avv.Virga, difensore del fondatore di San Patrignano - Muccioli difficilmente può essere rinviato a giudizio”. Virga ricostruisce i passaggi della vicenda, così come Muccioli li ha esposti al magistrato. 

Il 5 maggio 1989 Muccioli è a letto con la polmonite. Viene informato che Maranzano è fuggito, per telefono dal centralino, avvertito a sua volta “da qualcuno del reparto macelleria, ma non da Russo”. 

Muccioli smentisce quindi che Russo sia andato a casa sua. Ancora tramite il centralino, sempre secondo la ricostruzione di Muccioli, il leader di San Patrignano dà l’autorizzazione alle ricerche di Maranzano, ma non sa quali suoi compagni del reparto lo andranno a cercare e se con l’auto o con altri mezzi. Il 9 viene scoperto il cadavere e in quegli stessi giorni, quando Muccioli viene a sapere che la “fuga” è finita con la morte, va nel reparto macelleria e riunisce gli ospiti “per ridurre l’impatto emotivo della notizia”. 4 giugno 1993: Russo, Lupo e Persico vengono sottoposti a confronto in sede di incidente probatorio. 

Il procuratore Battaglino afferma il confronto “non ha dato risultati. Tutti e tre sono rimasti sulle loro posizioni”. 20 ottobre 1993: Alfio Russo era seminfermo di mente all’epoca del pestaggio a pugni e calci in seguito al quale morì Roberto Maranzano. E' quanto accerta il perito d’ufficio, lo psichiatra e psicanalista di Rimini Angelo Battistini, al quale il Gip aveva affidato una perizia sull’ex tossicodipendente. 24 novembre 1993: E' stata una compressione prolungata e comunque non un “solo colpo” a spezzare il collo a Roberto Maranzano. 

E' quanto afferma il supplemento di perizia anatomo-patologica disposto dal Gip Vincenzo Andreucci. 9 dicembre 1993: Il procuratore di Rimini Franco Battaglino chiede il rinvio a giudizio di Vincenzo Muccioli per favoreggiamento e concorso in occultamento di cadavere in relazione all’omicidio di Roberto Maranzano. Il fondatore di S.Patrignano avrebbe concorso nell'occultamento del cadavere (reato amnistiato) con Alfio Russo, Giuseppe Lupo ed Enzo Persico, i tre ex ospiti della comunità per i quali viene chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato dalle sevizie, dalla crudeltà e da motivi abbietti. Il fatto che Battaglino contesti a Muccioli anche questo reato significa che, evidentemente, non crede alla versione fornita dal leader della più grande comunità europea per tossicodipendenti, che ha raccontato di aver saputo della morte di Maranzano soltanto alcuni mesi dopo il pestaggio. 

A Russo viene riconosciuta l’attenuante del vizio parziale di mente, mentre a Lupo e Persico quella prevista dall’art. 116 del codice penale, per aver partecipato a un reato diverso (omicidio volontario) da quello voluto. Russo è accusato anche di minacce nei confronti di Laura Carpinelli e Franco Grizzardi, ai quali voleva impedire di raccontare agli investigatori ciò che sapevano. Laura aveva parlato pubblicamente di metodi violenti usati a San Patrignano nel corso di una trasmissione televisiva; Grizzardi è uno dei cinque ragazzi accusati di aver procurato gravi lesioni a Maranzano durante la prima fase del pestaggio. Oltre a Grizzardi la richiesta di rinvio a giudizio per lesioni riguarda Mariano Grillo, Fabio Mazzetto, Alessandro Fiorini, e Stefano Grulli. 

19 gennaio 1994: nuova accusa a Vincenzo Muccioli: durante l’udienza preliminare, il procuratore Franco Battaglino gli contesta anche il reato di omicidio colposo per aver dato vita a un reparto “punitivo” come la macelleria, tollerando che lì venissero commessi “atti di violenza fisica e morale” e mettendoci a capo Alfio Russo, un uomo con profonde turbe psicologiche. La sorella di Maranzano, Rita, esce dall’aula dell’udienza preliminare, strappando davanti a tutti l’assegno di 50 milioni che la comunità le ha consegnato a titolo di risarcimento. San Patrignano ha versato altri 150 milioni alla moglie di Maranzano. 

5 marzo 1994: le posizioni processuali dei quattro principali imputati si dividono. Mentre Muccioli viene rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo, con rito abbreviato Alfio Russo viene riconosciuto responsabile dell’omicidio preterintenzionale aggravato ed è condannato a otto anni di reclusione, due dei quali condonati. Ezio Persico e Giuseppe Lupo vengono invece assolti dall’accusa di concorso nell’omicidio perché i due agirono in stato di necessità, cioè sotto coartazione del Russo stesso. Assolti anche tutti gli altri imputati minori. 

6 aprile 1994: “Non è neppure ipotizzabile che Vincenzo Muccioli ignorasse lo stile di vita interno al reparto macelleria porcilaia e il modo di operare di Russo. Proclamare la propria ignoranza o inconsapevolezza costituirebbe un’ammissione di macroscopica incapacità a gestire una comunità umana, non solo terapeutica, priva di qualsiasi termine di paragone nel nostro Paese”: è questo, secondo il Gip di Rimini Vincenzo Andreucci, il punto principale sul quale si fonda l’accusa di omicidio colposo nei confronti del leader della comunità per il recupero dei tossicodipendenti. Lo scrive nella motivazione dell’ordinanza con la quale il giudice decide di mandare sotto processo Vincenzo Muccioli per la morte di Roberto Maranzano.

 7 novembre 1994: la Corte d’Appello di Bologna annulla la sentenza del Gup di Rimini Vincenzo Andreucci che il 5 marzo 1994 aveva, con rito abbreviato, condannato Alfio Russo a otto anni di carcere (due condonati) per l’omicidio di Roberto Maranzano. 

La decisione è motivata dal fatto che era inapplicabile, come disposto dalla Corte di Cassazione dopo una pronuncia della Corte costituzionale, il rito abbreviato, e la conseguente riduzione di un terzo della pena, perché l’originaria accusa nei loro confronti, omicidio volontario pluriaggravato, prevede astrattamente la pena dell’ergastolo, non suscettibile di riduzioni. Per effetto della sentenza, la posizione di Russo, assieme a quella dei coimputati Ezio Persico e Giuseppe Lupo tornerà allo stesso giudice perché si pronunci sulla richiesta di rinvio a giudizio già formulata dal Pm. Ma soprattutto Alfio Russo non tornerà in carcere: i giudici hanno infatti ritenuto che la buona condotta e la precedente incensuratezza giustifichino la permanenza di Russo agli arresti domiciliari che gli furono concessi.

 I giudici stabiliscono inoltre che per Stefano Grulli, Fabio Mazzetto, Franco Grizzardi e Mariano Grillo il reato applicabile è quello delle lesioni personali volontarie semplici, estinto per amnistia, per cui viene dichiarato il “non doversi procedere”. 

14 novembre 1994: altri racconti di sequestri, pestaggi, persone tenute rinchiuse contro la loro volontà: Marco Ghezzo, 12 anni passati a San Patrignano, rende una deposizione spontanea davanti al pm di Rimini Paolo Gengarelli, nell’ambito dell’inchiesta parallela al processo a Vincenzo Muccioli. Sergio Pierini, ex sindaco Pds di Coriano, ancora impegnato nella comunità, parla anche di Fioralba Petrucci, una giovane morta suicida nella comunità di Civitacquana (Pescara), satellite di San Patrignano, il 25 giugno 1992. Pierini riferisce di aver visto la giovane, dopo che era stata prelevata dalla propria abitazione, tornare in comunità con le mani legate e gli occhi gonfi. Poco dopo si suicidò. Antonia Baslini, figlia del “padre del divorzio” Antonio, ricorda quando fu costretta a rimanere rinchiusa un mese e mezzo nella piccionaia di San Patrignano: “quando esci dopo 46 giorni così chi ti tira fuori, può essere Kappler oppure Himmler, lo abbracci e lo vedi come un salvatore”. San Patrignano - afferma la giovane - è un regime assoluto, gestisce totalmente la tua vita; il discorso terapeutico è basato sulla violenza. 

Gli inquirenti ascoltano anche Adriano Cacciatore, una volta tra i collaboratori di Muccioli: “Ho mia moglie e i miei figli che vivono ancora a San Patrignano - dice - e ultimamente ho difficoltà a comunicare con loro. Vincenzo controlla tutto e non ci consente di parlarci”. Gli inquirenti sentono poi Sebastiano Gendel, fratello di Natalia Berla, anche lei morta suicida nell’89 a San Patrignano, e Joanna Trancu, la ragazza che sarebbe stata obiettivo di una spedizione punitiva ordinata da Muccioli. In totale gli investigatori incidono sette cassette di testimonianze, di cui tre con i fatti riferiti da Ghezzo.

 15 novembre 1994: la procura di Rimini apre un nuovo fascicolo nel quale si ipotizzano i reati di maltrattamenti e sequestro di persona dopo le dichiarazioni rese da Marco Ghezzo. Nel registro degli indagati figura già il nome di Vincenzo Muccioli. 

15 novembre 1994: il Tribunale di Rimini condanna Vincenzo Muccioli a otto mesi di carcere, pena condonata, per il reato di favoreggiamento. La sentenza lo assolve “per non aver commesso il fatto” dall’accusa di omicidio colposo, che era alternativa a quella per la quale scatta la condanna. 

Il processo a Vincenzo Muccioli è stato un susseguirsi di udienze movimentate. La cronistoria parte il 17 ottobre con l’unica udienza tranquilla di tutto il processo, quella di apertura. Muccioli in aula spiega ai cronisti di essere sereno: “Finalmente il processo si fa nell’aula giusta”. Il 19 la seconda udienza, con il racconto della morte di Maranzano fatto in aula da Luciano Lorandi, il ragazzo trentino che per primo confessò quanto avvenuto nella porcilaia della macelleria di San Patrignano il 5 maggio 1989. Nella parte pomeridiana dell’udienza, c’è l’arresto di un teste reticente, Umberto Vitale, poi rilasciato alcuni giorni dopo. Il 26 ottobre entra nel processo una cassetta con laconversazione tra Muccioli e il suo allora autista, Walter Delogu. Sono tre testi a parlare della registrazione. Delogu viene rintracciato e portato in aula, ma nega di aver mai parlato dell’esistenza di quella cassetta. Il giorno dopo viene arrestato e comincia a collaborare. Contemporaneamente l’avvocato milanese, a cui l’autista aveva consegnato la cassetta, mette la registrazione a disposizione della Procura. 

Il Tribunale fissa l’audizione in aula dell’incisione per il 2 novembre. Nei giorni che separano dalla successiva udienza, intanto, viene arrestato Franz Vismara, braccio destro di Muccioli, che avrebbe fatto pressioni su Delogu affinché gli consegnasse la cassetta e ne negasse l’esistenza. Vismara viene poi rilasciato dopo alcuni giorni di carcere. Il 2 novembre l’ascolto della cassetta in cui Muccioli dice, parlando di uno dei ragazzi della macelleria testimone dell’omicidio: “bisognerebbe fargli un’overdose” e altre frasi simili. L’udienza del 3 novembre è quella dell’autodifesa di Muccioli, che spiega di aver detto quelle cose per provocare Delogu, per vedere dove voleva arrivare. “Sono anche stato ricattato da Delogu - spiega - al quale ho dato 150 milioni. Non lo denunciai anche per evitare traumi e destabilizzazioni ai 2.500 ragazzi della comunità”. Nel frattempo, parallelamente al processo, gli inquirenti riminesi ascoltano una serie di testi spontanei che raccontano di violenze nella comunità, di presunti raid punitivi, di un presunto finanziamento illecito al PSI, di “squadrette punitive”, di suicidi che destano sospetti. Questo induce il Pm, l’8 novembre, a chiedere il cambio d’imputazione per Muccioli: da omicidio colposo a maltrattamenti seguiti dalla morte della vittima, reato di competenza della Corte d’Assise, che prevede una pena dai 12 ai 20 anni.

 Il Pm chiede anche che il Tribunale rimetta gli atti alla Procura per la successiva trasmissione alla Corte d’Assise. Il Collegio giudicante, però, respinge la richiesta. L’indomani, alla fine della requisitoria, il pm Franco Battaglino richiede che il Tribunale nella sentenza dichiari la propria incompetenza e gli trasmetta gli atti. Solo in “estremo subordine” chiede la condanna a tre anni di Muccioli per omicidio colposo e, in ancora ulteriore subordine, a un anno per favoreggiamento (l’omicidio colposo esclude il favoreggiamento e viceversa). Intanto proseguono sino alla vigilia della sentenza le deposizioni spontanee di ex ospiti della comunità, dai cui racconti emergono nuove accuse. 

18 novembre 1994: il nome di Vincenzo Muccioli figura tra quello degli indagati per l’inchiesta aperta dalla magistratura di Pescara sulla morte di Fioralba Petrucci, la giovane tossicodipendente ospite della comunità di Civitaquana (Pescara), satellite di San Patrignano, che morì il 25 giugno 1992 dopo essersi gettata dalla finestra di un bagno della stessa comunità. Con Muccioli, sul registro degli indagati vengono iscritti anche i nomi delle quattro persone che avrebbero preso la ragazza nella sua abitazione per ricondurla, contro la sua volontà, alla Comunità di Civitaquana: Franco Di Teodoro, Roberto Ciarma, Michele Salvi e Dino Di Francesco. Le ipotesi di reato formulate dal sostituto procuratore di Pescara, Anna Maria Abate, che conduce l’inchiesta, sono quelle di sequestro di persona e violenza privata, nonché dell’ipotesi prevista dall’art. 586 del codice penale “morte o lesioni come conseguenza di altro delitto”. 

23 novembre 1994: Vincenzo Muccioli compare nel registro degli indagati della procura di Reggio Emilia per l’episodio dell’incendio nella villa di una veterinaria, Cristina Gramoli, che all’epoca lavorava nella comunità di San Patrignano, compiuto nell’ottobre del 1987 a Correggio. Assieme al fondatore della comunità compaiono nel registro i nomi di Walter Delogu e di Franchino Capogreco, che sarebbero stati gli autori materiali dell’incendio. Era stato lo stesso Delogu, l’ex autista di Muccioli, a raccontare agli inquirenti, durante un interrogatorio al commissariato di Rimini il 5 novembre scorso, di essere stato incaricato, assieme a Capogreco, di bruciare la casa, all’epoca disabitata, per conto di Muccioli. Le fiamme in realtà fecero danni limitati. 27 gennaio 1995: i purosangue acquistati da San Patrignano finiscono nel mirino della procura di Rimini che ha ipotizza nei confronti della Comunità di Vincenzo Muccioli il reato di falso in bilancio. 

Continua nel frattempo negli uffici del Tribunale di Rimini la sfilata dei testimoni interrogati in relazione agli altri filoni d’indagine aperti dalla magistratura per i reati di sequestro di persona, maltrattamenti e violazione dei diritti politici. Da dicembre sarebbero state ascoltate più di cento persone e altrettante dovranno essere interrogate. Il sostituto procuratore di Rimini, Paolo Gengarelli, ascolta fra gli altri la nipote di Indro Montanelli, ospite a San Patrignano dal 1988 al 1990, per poi tornare in comunità qualche tempo dopo come dipendente. Susanna Moizzi, 40 anni, è stata a lungo al centralino di San Patrignano e avrebbe confermato l’esistenza di reparti punitivi. 3 aprile 1995: un esposto contro il giudice dell’udienza preliminare di Rimini, Vincenzo Andreucci, viene presentato alla procura di Firenze da Vincenzo Muccioli. 

Al centro dell’esposto un’intervista ad Andreucci pubblicata nel novembre scorso sul settimanale cattolico di Rimini Il Ponte, in cui il giudice diceva tra l’altro: “Se le autorità competenti avessero preso sul serio le questioni poste dal 'caso delle catene' forse Roberto Maranzano non sarebbe stato ucciso. Fu posta per legge l’esclusione del ricorso a mezzi violenti per le comunità ammesse all’erogazione dei contributi pubblici, ma quella norma nessuno si è curato di farla rispettare”. Secondo Muccioli l’intervista dimostrerebbe preconcetti da parte di Andreucci che come Gup ha firmato il rinvio a giudizio del fondatore di San Patrignano nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Maranzano mentre, come giudice istruttore, si é occupato del cosidetto processo “delle catene”. 11 aprile 1995: la comunità di San Patrignano dovrà pagare al comune di Coriano le sanzioni amministrative per le richieste di concessioni edilizie in sanatoria presentata alla vigilia dell’entrata in vigore del decreto legge 551/94 sul condono edilizio. Trentotto domande per circa 40mila metri quadrati di opere: un contenzioso di tre miliardi e 600 milioni che ora la comunità di Vincenzo Muccioli dovrà versare nelle casse di Coriano. Lo stabilisce il ministero di Grazia e Giustizia. 

11 aprile 1995: viene riesumata nel cimitero di Loreto Aprutino (Pescara), su disposizione della procura pescarese, la salma di Fioralba Petrucci, la giovane tossicodipendente morta nel giugno 1992 mentre era ospite della comunità di Civitaquana (Pescara), satellite di San Patrignano. La riesumazione, per accertare le reali cause della morte, viene disposta dal sostituto procuratore Anna Maria Abate nell’ambito dell’inchiesta scaturita dalle dichiarazioni rese nel novembre scorso al Tribunale di Rimini da un collaboratore di Vincenzo Muccioli, Roberto Assirenti, in merito alla morte della giovane, archiviata nel 1993 come suicidio.

Nei giorni scorsi la Procura di Pescara aveva emesso un’informazione di garanzia nei confronti di Muccioli nella quale si ipotizzavano il concorso in sequestro di persona, morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, perquisizione e ispezione personali arbitrarie. Secondo quanto emerso, Fioralba, il 24 giugno 1992, fu raggiunta nell’abitazione della madre, a Loreto Aprutino, da quattro giovani (Roberto Ciarma, Dino Di Francesco, Franco Di Teodoro e Michele Salvi, indagati per gli stessi reati ipotizzati per Muccioli) e ricondotta contro la sua volontà nella comunità di Civitaquana, dove si uccise gettandosi da una finestra mezz'ora dopo il suo ritorno. 9 maggio 1995: il Tribunale della Libertà di Rimini revocato gli arresti domiciliari ad Alfio Russo. I magistrati, col parere favorevole del pm Franco Battaglino, ritengono che non sussistano più le esigenze di custodia cautelare. Russo deve ancora essere processato per omicidio volontario pluriaggravato. 3 luglio 1995: la perizia autoptica sul corpo di Fioralba Petrucci conferma che la giovane tossicodipendente si uccise lanciandosi, nel giugno 1992, da una finestra della comunità di Civitaquana (Pescara). I risultati escludono segni di violenza esterna sul corpo della giovane 15 luglio 1995: il pm di pescara Anna Maria Abate chiede l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Fioralba Petrucci nella quale erano indagati Vincenzo Muccioli e quattro suoi collaboratori. 29 agosto 1995: Carlo Taormina, uno dei legali di Vincenzo Muccioli, presenta in procura a Firenze un esposto contro il procuratore di Rimini, Franco Battaglino. L’esposto contro Battaglino si affianca ad un’iniziativa giudiziaria nei confronti di Andreucci per accertare “una conduzione del processo Maranzano in funzione del perseguimento di finalità estranee all’accertamento della verità”.

19 settembre 1995: Vincenzo Muccioli muore, stroncato da un male incurabile. 30 ottobre 1997: nel processo bis per l’omicidio Maranzano, Russo viene condannato a 14 anni di reclusione, Lupo a sette, nel frattempo Persico è deceduto. 5 ottobre 1999: a Bologna, nel processo d’Appello, accettando il patteggiamento con l’imputazione per omicidio volontario, Alfio Russo viene condannato a dieci anni di reclusione e Lupo a sei anni e tre mesi. 13 maggio 2000: la Corte di Cassazione rende definitiva la condanna a dieci anni di reclusione (di cui due condonati) per Alfio Russo che viene arrestato.
Russo deve infatti scontare una pena residua di sei anni. Ma lo stesso giorno Russo torna in libertà, dal momento che la magistratura di sorveglianza di Bologna sospende l’esecuzione della pena dopo il deposito dell’istanza di grazia da parte dei suoi difensori. Irreperibile è invece Giuseppe Lupo, condannato definitivamente a sei anni e tre mesi (due condonati). 14 maggio 2000: Giuseppe Lupo si costituisce e viene arrestato. 24 maggio 2000: Anche Giuseppe Lupo viene scarcerato. 

Il magistrato di sorveglianza di Bologna ritiene fondata la richiesta di scarcerazione avanzata dal suo lehgale che si basa sul fatto che Giuseppe Lupo, 39 anni, residente a Rimini dove ha aperto un’attività artigiana, “a distanza di tanti anni è completamente un’altra persona”.

Domanda: Perché la Comunità di San Patrignano non è stata chiusa?
R. Perché sono intervenuti interessi di tipo politico e in parte, ma solo in parte, anche di tipo pratico, nel senso che dove li mandiamo tutti gli ospiti? Comunque erano presenti ampi motivi per ritenere di doversi chiudere una tale attività. E lo stesso sarebbe valso per la Comunità Saman o per la Mondo x del famigerato fratello di Don Gelmini, il notorious Eligio (Gelmini). Ma il Partito Socialista di allora, Craxi, Martelli, De Michelis, erano ancora potentissimi e lo sono rimasti dopo Manipulite, dal momento che sono tutti passati sotto l'ala del Berlusconi. Ma forse anche dalle parti del vecchio Pci e poi del PDS c'erano notevoli interessi di tipo cooperativistico.
Ancora oggi, ci sono persone che mi dicono in Chat che vogliono che queste persone siano chiamate a rispondere delle loro scelte e malefatte. Naturalmente per me la questione è solo di tipo scientifico e non di tipo sociale, politico e culturale: se le Mega Comunità Terapeutiche dimostrano di funzionare, ben vengano, anche se non credo sia possibile e utile simili mega strutture sociali.

E se funzionano, va bene anche sostenerle e fornire fondi pubblici. Ma per fare questo occorrono dati sicuri, valutati da persone scientificamente indipendenti, in modo da separare valutazioni scientifiche da quelle di altro tipo. E qui sta il punto: non mi fido di nessuno quando si parla di dati scientifici e oggettivi, a meno che non sia stato parte della macchina che li ha raccolti e studiati. Ma naturalmente si tratta di miei aspetti ossessivi e paranoidei...
Comunque ricordo che in Usa, una Comunità come la San Patrignano potrebbe benissimo esistere (sempre che non accadano eventi come quelli narrati): una sola condizione, NON costare un Dollaro per i cittadini. Personalmente, la penso diversamente dagli americani: ripeto, se ho la dimostrazione che tutto funziona, per me va benissimo anche dare contributi pubblici.
Certo, a vedere come funziona la macchina pubblica, i consorzi pubblici, le cooperative di lavoro pubbliche eccetera, chi può pensare che queste associazioni e allo stesso tempo comunità, funzionino? Ma questo è un pregiudizio, lo ripeto, che però sarà esistente fino a che non si consente di far chiarezza sui risultati e costi di tali mega comunità-

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