La denominazione di falso ricordo è assai recente, studiata da una ricercatrice americana in particolare e ora diffusa a partire dagli anni duemila sempre di più tra i ricercatori e professionisti del settore medico forense.
La sindrome dei falsi ricordi o la situazione del falso ricordo fa riferimento ad una serie di circostanze ambientali, quindi esterne al soggetto ricordante che si legano a circostanze interne al medesimo, ossia al suo stato psichico e alla personalità di chi ricorda.
Un breve cenno su processo del ricordare:
La memoria di cui parliamo intanto è spesso trattata come un unicum quando tutti noi ricercatori sappiamo che esistono almeno una ventina di processi differenti che si attivano ogni volta che memorizziamo degli input (cioè delle configurazioni di stimoli) a cui diamo un significato.
Chiunque faccia uso di neuroimaging funzionali, può facilmente indicare le aree cerebrali che intervengono nei processi di memorizzazione e quelle che si attivano nei processi di ricordo.
Dobbiamo poi distinguere che esistono tre differenti magazzini di memoria, che fanno uso di differenti processi di storaggio e che implicano anche l'attivazione di aree differenti durante il fenomeno del ricordo.
Inoltre, riguardo al contenuto del materiale memorizzato, esistono ricordi immateriali (sogni, immagini, suoni ecc) e ricordi di tipo materiale, come movimenti, percorsi, attività compiute eccetera.
Ultima distinzione, ma ne esistono almeno altre dieci, esistono sempre riguardo ai contenuti, ricordi positivamente carichi, neutri o negativi dal punto di vista emozionale, vale a dire che esistono ricordi di eventi dolorosi o invece allegri o neutri.
Ora, quando un evento viene memorizzato, se ci pensate, non è quasi mai privo di una valenza affettiva o emozionale, nel senso che per noi, memorizzare e anche ovviamente ricordare è un processo che implica un quid di carica emotiva, specie se l'evento che abbiamo memorizzato lo abbiamo fatto durante un accadimento ad alto impatto emotivo, ad esempio un incidente d'auto, un comportamento violento di altri su altri e ancora differente è la situazione che coinvolge direttamente il soggetto (siamo noi che riceviamo un urlo o un pugno da qualcuno).
Veniamo al ricordo.
Quando cerchiamo di richiamare alla coscienza presente un ricordo di un fatto o evento che ha avuto o si è caricato anche poco dopo di una alta valenza emotigena, siamo in una situazione dove a seconda del tipo di personalità del soggetto, del suo temperamento e delle sue esperienze pregresse, siamo esposti alla possibilità della sindrome del falso ricordo, quanto più tempo trascorre dall'evento al momento del ricordo puntuale e volontario.
Intanto tutti i ricordi, tutti ripeto, subiscono una trasformazione una volta messi in memoria, nel senso che subiscono una distorsione dovuta alla coloritura emozionale e personologica specifica di qualsiasi soggetto. Questo implica che (e ci sono ormai dati certi, con riscontri anche nei ratti, cani ecc), che se chiediamo a dieci persone che hanno assistito ad un evento ad alto impatto, cosa ricordano, la situazione normale è che otteniamo dieci descrizioni scritte che differiscono praticamente tutte, almeno in uno o più particolari importanti e questo bias è proporzionale al tempo trascorso dall'evento. Infatti se chiediamo a dieci testimoni di rispondere a dieci domande con si o no, riguardo a particolari dell'evento, notiamo che le differenze aumentano di molto più trascorre tempo e dopo sei mesi, le differenze tendono ad essere praticamente difformi nel massimo, anche ripetendo dopo 12 o 36 mesi.
Processo ricostruttivo:
Il ricordo non è un processo lineare, o come si dice punto a punto ma è un processo analogico, non totalmente specifico (nel senso che l'evento ricordato include anche elementi di coloritura emotiva e altro materiale), e procede per balzi, non è sequenziale, anche quando ci sono persone che sembrano dotate della capacità simile a quella di una macchina, in realtà il loro processo di ricordo è solo più veloce ma è sempre a sbalzi, analogico e aspecifico.
Ora, è possibile ad esempio con l'ipnosi, far riemergere un ricordo ad alto impatto emotivo e se si, è possibile essere sicuri, ovvero con un bias quasi nullo?
La risposta è questa (non è la mia, ma quella che si è affermata in questi ultimi 25 anni nelle neuroscienze cognitive)
Il ricordo di eventi traumatici del passato, specie lontano, ad esempio di quando avevamo 3-6 anni è possibile, ma l'aderenza con la realtà è certo che sarà praticamente molto bassa.
Premesso che si legge di magie che presuppongono il sovvertimento delle attuali conoscenze scientifiche, quali il ripescaggio di eventi traumatici patiti dalla nascita ai 3-4 anni, che sappiamo essere impossibili da ricordare (non mi addentro sul perché altrimenti si farebbe tardi), ma dobbiamo ritenere che la metodologia psicoanalitica, che fa perno di una metodica sua propria (e non scientifica<) di ripescaggio di traumi infantili, sia del tutto fuorviante e completamente inattendibile.
Questa metodica in Usa ha portato a decine, migliaia direi di processi per presunti ricordi di traumi infantili o violenze e abusi sessuali patiti dalle vittime, ricordati con tale metodologia psicoanalitica a distanza di venti, e anche ricordo un caso, 43 anni dopo il presunto evento. con richieste di danni per milioni di dollari.
Oggi, fortunatamente, abbiamo anche visto in questi ultimo 15 anni, sempre più batostati dai giudici i presunti abusati infantili, quando il ricordo dell'abuso era avvenuto con il famigerato metodo psicoanalitico o con pratiche di ipnosi regressiva, in quanto oggi sappiamo che tali ricordi sono inevitabilmente trasformati dal tempo, che implica un lavoro del cervello per integrarli e mantenerli in magazzino, al pari di ogni altro ricordo.
QUi sotto possiamo vedere la testimonianza del tutto in buona fede, crediamo e data con la certezza di un fatto acquisito, prima non ricordavo ma adesso ho raggiunto il ricordo, ho ricostruito quel momento (a distanza di molto tempo) e ho avuto il ricordo.
Parlando con altri professori e ricercatori, ci siamo messi le mani nei capelli, non per la testimonianza che vedrete, bensì per il fatto che ad essa, si possa annettere in giudizio un valore di dichiarazione importante e pesante sul caso in esame.
Ripeto, di queste situazioni ne abbiamo viste molte, e spesso erano dovute ad una situazione di falsi ricordi per i seguenti motivi:
La persona era chiamata a interrogatorio da parte delle autorità inquirenti, spesso con uso di pressioni, prospettazioni di conseguenze e sequele penali in caso di non ricordo;
la persona era sottoposta a tale situazione in ambiente tipicamente costrittivo, limitante la libertà e con dispiego di molto tempo, a volte anche dieci ore senza pause, senza l'assistenza di una persona amica o di un avvocato;
il ricordo assume o aveva un alto impatto emozionale per la persona;
il ricordo accade a distanza di settimane o mesi dall'evento;
Se poi la persona si trova in un circuito in cui inquirenti prima, poi anche famigliari e amici, spingono la persona a ricordare, a sforzarsi eccetera, siamo sulla pista del falso ricordo con molta probabilità.
Infatti se le domande sono suggestive, del tipo, ci pensi bene, vuole prendere un attimo di tempo?
Ma io non ricordo, oppure ma io non ho visto nessuno:
N0, ci pensi bene, guardi che se poi lei non ricorda potrebbe essere incriminata per intralcio alla giustizia e simili. Anche i famigliari possono fare una pressione del tutto inconsapevole, sulla persona, spingendola, incitandola a ricordare e simili.
Falso ricordo è tutto quello che appare al soggetto certo, mentre in realtà è solo plausibile, coerente e analogicamente possibile, al punto da prenderlo per avvenuto e ricordato con precisione.
Falso ricordo è diverso dalla situazione o fenomeno chiamato Deja vu, in quanto questo fenomeno ricorre in situazioni di rève eveillé, di lieve obnubilazione dello stato di coscienza, dovuta a mancanza di sonno, uso di sostanze (ad esempio benzodiazepine), e tutto quanto può attenuare lievemente il rapporto tra consapevolezza, coscienza di sé e ambiente (alcol, stress, ecc).
Poi dobbiamo distinguere anche i sogni ad occhi aperti, e la confusione tra materiale onirico e situazioni reali, sempre dovuti a fenomeni di stress, malattie, disturbi o stati transitori, fenomeni onirici vari. Ci sono persone che per un disturbo di personalità si presentano alla polizia per confessare di essere loro gli autori di un crimine che manco sanno dove è stato commesso, solo per fare un esempio. Questi soggetti spesso hanno un disturbo che altera il rapporto tra realtà e sua rappresentazione mentale, ad esempio nei casi gravi, psicosi, ma più spesso si tratta di aspetti ossessivo e sub deliranti, in cui la coartazione è molto elevata, magari precipitata da stress ambientali o interni ulteriori.
Quindi, per concludere, non possiamo scientificamente annettere alcuna veridicità al ricordo rielaborato ed estratto come uno strizzare di spugna, della persona che vedrete nel video, perché hanno concorso al fatto un lungo interrogatorio di mesi prima, un lungo trascorso di tempo tra il fatto e il raggiungimento del ricordo, la volontà continua e costante della persona di voler ricordare, anche per l'importanza annessa al ricordo, l'alto contenuto emotivo del medesimo, trattandosi di un fatto assai drammatico. Se poi ci si mettesse di mezzo anche qualche temibilissimo metodo psicoanalitico, allora ... Ripeto, non si tratta di discutere della persona che ricorda ma della possibilità scientifica di poter far affidamento tra quanto accaduto e quanto riprodotto, chiaro? Buona visione, Dal 30' minuto.
Qui, dal 27 minuto Prof Strata.